Il suo recital tenuto nel giugno del 2001 ha gremito la celeberrima Carnegie Hall di New York di circa 3000 spettatori, suscitando notevoli consensi. Dai tempi (memorabili) di Maria Callas che per un recital non c’era un tale entusiasmo. Stiamo parlando di Ingrid Fuzjko Hemming (nella foto), la ottantaseienne pianista e pittrice, nata a Berlino da madre giapponese e padre svedese di origini russe, che si è esibita ieri sera al Kursaal Santalucia insieme all’orchestra da camera della Società dei Concerti di Bari diretta da Fabio Mastrangelo. In programma lo stupendo Concerto n.1 in mi minore per pianoforte ed orchestra op. 11 di Fryderik Chopin e quel gioiello musicale di inestimabile valore che è la Sinfonia n.4 in la maggiore “Italiana” di Felix Mendelssohn-Bartholdy. Nonostante il numero di opus più basso, il primo concerto per pianoforte e orchestra di Chopin, come giustamente sottolineato nella guida all’ascolto di Francesco Scoditti, “vide la luce solo dopo il Secondo concerto per pianoforte. Fu concepito esplicitamente per un virtuosismo ricco di brillantezza ed insieme pieno di fervore melodico.” Concerto che fu infatti dedicato ad un pianista di straordinarie doti tecniche quale fu Friedrich Kalkbrenner. La lettura offerta dalla Fuzjko Hemming, che ha tra l’altro trascorsi importanti con Maderna, Karajan e Bernstein, è stata improntata da un’elegante lirismo quasi sempre reso con un tocco cristallino. La Hemming accarezza i tasti del pianoforte con delicata naturalezza, evita accuratamente “zampate” virtuosistiche tanto in voga oggi e cerca con Mastrangelo e la giovane orchestra della Società dei Concerti un’intesa nel segno della pura poesia e del trasporto romantico. Se questa visione calza a pennello con la sublime “Romanza” del secondo movimento, dove la cantabilità del pianoforte si immerge con sinuosa dolcezza nel tessuto di un’orchestra dalle sonorità crepuscolari, si resta un po’ meno ammirati quando nel primo e terzo movimento ci sono i momenti in cui bisognerebbe accelerare la corsa e non frenarla. Da eccellente musicalissimo direttore (e pianista egli stesso) Fabio Mastrangelo ha colto qualche momento di difficoltà agogica della Hemming e ha rallentato a dovere i “suoi” ragazzi. A ottantasei anni e con una parziale sordità che da anni l’affligge è, d’altro canto, già un miracolo sentirla suonare in questo modo davvero incredibile. Una giovane e brillante pianista barese presente al concerto mi ha confidato che metterebbe la firma “per arrivare all’età della signora Fuzjko Hemming e suonare così”. Applausi a non finire e un paio di bis di ottima fattura (la Campanella lisztiana e ancora uno studio e un notturno di Chopin) hanno coronato la bella performance di Ingrid. Da rimarcare nella seconda parte del concerto la buona prova dell’orchestra barese nella Quarta sinfonia di Mendelssohn-Bartholdy, guidata da Mastrangelo con esuberante compattezza sonora e appassionata adesione stilistica. Le intense frequentazioni a San Pietroburgo dell’amico Fabio con il grande Yuri Temirkanov cominciano a dare i frutti sperati. Sarebbe ora che a un maestro di valide qualità e di così contagioso temperamento si offrisse l’opportunità (anche in Italia) di occuparsi stabilmente di un’orchestra con la “O” maiuscola. Successo calorosissimo.
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