mercoledì 16 luglio 2008

Alla Scala di Milano in azione i nostalgici di Abbado e Muti




La notizia è di qualche giorno fa, ma può esservi sfuggita. Ve la riporto, desumendola da un articolo apparso sul Corriere della Sera di domenica scorsa. Al Teatro alla Scala durante l’intervallo della Bohème pucciniana più tormentata degli ultimi anni (causa sciopero delle maestranze del teatro milanese che ne hanno bloccato per giorni la “Prima” prevista per il 7 luglio), è calata da un palco di quart’ordine una pioggia di volantini. Il disorientamento è aumentato appena letto il contenuto dei foglietti: “Ridateci i nostri grandi direttori. Muti e Abbado dirigono le più grandi orchestre del mondo. E la Scala? Cosa fa per averli? Nulla! Vergogna! Pace e armonia qui mancheranno finchè Abbado e Muti non torneranno. Al lavoro! Svegliatevi!”. Destinatari dei volantini naturalmente il Sindaco di Milano Letizia Moratti, il Consiglio di amministrazione della Scala, il Sovrintendente Stéphane Lissner, l’orchestra e il coro. Tutti invitati, tra l’altro, ad “andare a scuola di musica” se non consapevoli del valore dei due direttori capaci di dare prestigio alla città.
Chi può non essere d’accordo con gli “orfani” di Claudio Abbado e Riccardo Muti?
D’altro canto, mi sembra anche che chi ha lanciato questi volantini ignori colpevolmente i recenti ed insistenti tentativi dello stesso Lissner per riavere dopo molti anni d’assenza almeno Abbado alla direzione di un’opera o di un concerto. Quest’ultimo però ha escluso nella maniera più categorica di rimettere piede in una città ormai “inquinata e senza più amore per la cultura”. Per quanto riguarda Muti, costoro hanno già dimenticato forse che il maestro napoletano di nascita e molfettese d’adozione, è stato appena tre anni or sono artisticamente (e non solo) “linciato” e costretto dunque a dimettersi dall’Orchestra del Teatro alla Scala? Come è possibile solo immaginare che egli abbia la pur minima intenzione di rimettere piede nel teatro oggi, purtroppo solo sulla carta, più importante del mondo? Per la cronaca la Bohème scaligera era diretta dal giovane talento venezuelano Gustavo Dudamel (nella foto), forse ancora acerbo per dirigere un Puccini "alla Kleiber" o "alla Chailly", ma pur sempre già molto apprezzato nel repertorio sinfonico (anche) a livello internazionale, oltre che "sponsorizzato" dallo stesso Abbado.
Ho letto le recensioni, in verità sensibilmente discordanti, di Angelo Foletto (apparsa su Repubblica lunedì scorso) e di Enrico Girardi (sul Corriere di ieri). Non posso darvi le mie impressioni, perché la suddetta Bohème non l’ho nemmeno ascoltata per radio. D'altro canto, è giusto che finalmente si dia spazio ai giovani di talento anche alla Scala. I grandi Maestri, come Abbado e Muti sarebbero necessari al teatro milanese come a qualunque teatro di prestigio, ma meriterebbero maggior rispetto.

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