La divulgazione della musica di qualità, la ricerca di talenti vocali e un’attenzione privilegiata al contesto sociale e territoriale in cui opera, mediante significative iniziative a favore delle persone più emarginate e sfortunate.
Queste solo alcune delle lodevoli ragioni che hanno spinto in questi ultimi cinque anni l’associazione socio-culturale bitontina “La Macina” a promuovere il Bitonto Opera Festival. Ieri sera, l’inaugurazione della quinta edizione del festival era dedicata al celebre operista lucchese Giacomo Puccini nel 150° anniversario della nascita.
Una ricorrenza così eclatante che in giro per l’Italia e nel mondo intero in questi mesi si susseguono e talora accavallano kermesse, rassegne e naturalmente festivals per dargli il giusto risalto. Come se la buon'anima di Puccini ( nel 2001 fu lo stesso per il centenario della morte di Verdi) ne avesse davvero bisogno.
Quanto a visibilità globale, infatti, il celebratissimo compositore toscano non avrebbe certo nulla da invidiare a giganti dell’Arte dei Suoni del calibro di Beethoven e Mozart. In ogni caso la particolarità dell’omaggio pucciniano del Bitonto Opera Festival consisteva in una serie di arie e scene tratte da tre riconosciuti capolavori come Bohème, Tosca e Madama Butterfly. Sul palco, all’interno del chiostro del Sacro Cuore dall’acustica pregevole, un coro ben preparato e mirabilmente diretto da Emanuela Aymone, un pianista di eccellente musicalità come Piero Cassano e tre voci, quelle del soprano giapponese Tomoni Ishigami, del baritono Gianfranco Cappelluti e del tenore francese Frédéric Diquero alle prese con un “viaggio” intrigante ed emozionante. A chi conosce a menadito le arie e i duetti delle tre suddette opere immortali, sarà mancato, per goderne appieno, il poderoso e smagliante tessuto orchestrale disegnato ad arte da Puccini, ma anche così, con pochi mezzi, buona professionalità e tre voci giovani ma di tutto rispetto, le cose sono andate egregiamente e il folto pubblico presente ha applaudito, anche a scena aperta. Senza dimenticare che le risorse finanziarie di quest’anno, a detta degli stessi organizzatori bitontini, complice l’inatteso dietrofront della nuova giunta comunale, si sono ridotte al lumicino e senza il sostegno dell’assessore regionale al Mediterraneo Silvia Godelli il festival non si sarebbe potuto svolgere.
D’altro canto, l’esplosione di analoghe iniziative festivaliere dedicate contemporaneamente alla lirica in terra di Bari ed in Puglia inviterebbe anche ad una seria riflessione sul tema.
Ha cioè ancora senso, di fronte all’oggettiva penuria di contributi pubblici e privati, moltiplicare rassegne, festival e sagre culturalmusicali a distanza di pochi chilometri le une dalle altre, piuttosto che creare nel segno anche di una maggiore qualità oggettiva una sinergica rete virtuosa tra comuni limitrofi ed enti organizzatori?
E’ davvero così utopistico immaginare in futuro un virtuoso SISTEMA MUSICA PUGLIESE, sull'esempio di ciò che accade, per esempio, a Torino ed in Piemonte?
In Lombardia e in Emilia Romagna esistono da alcuni decenni circuiti teatrali e musicali in cui una stessa produzione gira per teatri e sale da concerto anche per mesi con la logica conseguenza di ammortizzare sensibilmente i costi, dare lavoro a numerosi artisti e al contempo far gustare al maggior numero possibile di spettatori spettacoli di buon livello.
Da noi per quanto tempo ancora continuerà invece a prevalere soprattutto la dispendiosa e campanilistica logica della manifestazione musicale da applaudire al massimo un paio di volte e poi “bruciare” nelle successive quarantott’ore?
Queste solo alcune delle lodevoli ragioni che hanno spinto in questi ultimi cinque anni l’associazione socio-culturale bitontina “La Macina” a promuovere il Bitonto Opera Festival. Ieri sera, l’inaugurazione della quinta edizione del festival era dedicata al celebre operista lucchese Giacomo Puccini nel 150° anniversario della nascita.
Una ricorrenza così eclatante che in giro per l’Italia e nel mondo intero in questi mesi si susseguono e talora accavallano kermesse, rassegne e naturalmente festivals per dargli il giusto risalto. Come se la buon'anima di Puccini ( nel 2001 fu lo stesso per il centenario della morte di Verdi) ne avesse davvero bisogno.
Quanto a visibilità globale, infatti, il celebratissimo compositore toscano non avrebbe certo nulla da invidiare a giganti dell’Arte dei Suoni del calibro di Beethoven e Mozart. In ogni caso la particolarità dell’omaggio pucciniano del Bitonto Opera Festival consisteva in una serie di arie e scene tratte da tre riconosciuti capolavori come Bohème, Tosca e Madama Butterfly. Sul palco, all’interno del chiostro del Sacro Cuore dall’acustica pregevole, un coro ben preparato e mirabilmente diretto da Emanuela Aymone, un pianista di eccellente musicalità come Piero Cassano e tre voci, quelle del soprano giapponese Tomoni Ishigami, del baritono Gianfranco Cappelluti e del tenore francese Frédéric Diquero alle prese con un “viaggio” intrigante ed emozionante. A chi conosce a menadito le arie e i duetti delle tre suddette opere immortali, sarà mancato, per goderne appieno, il poderoso e smagliante tessuto orchestrale disegnato ad arte da Puccini, ma anche così, con pochi mezzi, buona professionalità e tre voci giovani ma di tutto rispetto, le cose sono andate egregiamente e il folto pubblico presente ha applaudito, anche a scena aperta. Senza dimenticare che le risorse finanziarie di quest’anno, a detta degli stessi organizzatori bitontini, complice l’inatteso dietrofront della nuova giunta comunale, si sono ridotte al lumicino e senza il sostegno dell’assessore regionale al Mediterraneo Silvia Godelli il festival non si sarebbe potuto svolgere.
D’altro canto, l’esplosione di analoghe iniziative festivaliere dedicate contemporaneamente alla lirica in terra di Bari ed in Puglia inviterebbe anche ad una seria riflessione sul tema.
Ha cioè ancora senso, di fronte all’oggettiva penuria di contributi pubblici e privati, moltiplicare rassegne, festival e sagre culturalmusicali a distanza di pochi chilometri le une dalle altre, piuttosto che creare nel segno anche di una maggiore qualità oggettiva una sinergica rete virtuosa tra comuni limitrofi ed enti organizzatori?
E’ davvero così utopistico immaginare in futuro un virtuoso SISTEMA MUSICA PUGLIESE, sull'esempio di ciò che accade, per esempio, a Torino ed in Piemonte?
In Lombardia e in Emilia Romagna esistono da alcuni decenni circuiti teatrali e musicali in cui una stessa produzione gira per teatri e sale da concerto anche per mesi con la logica conseguenza di ammortizzare sensibilmente i costi, dare lavoro a numerosi artisti e al contempo far gustare al maggior numero possibile di spettatori spettacoli di buon livello.
Da noi per quanto tempo ancora continuerà invece a prevalere soprattutto la dispendiosa e campanilistica logica della manifestazione musicale da applaudire al massimo un paio di volte e poi “bruciare” nelle successive quarantott’ore?
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