Sabato scorso, dopo aver disertato per alcune settimane le sale da concerto, sono tornato ad ascoltare Musica. L’occasione era di quelle imperdibili. A Barletta (poco più di cinquanta chilometri a nord di Bari), infatti, si teneva il recital di un’autentica leggenda vivente del pianoforte: Aldo Ciccolini.
Non era certo la prima volta che mi recavo a sentire il sommo pianista ormai ottantatreenne. Era capitato a Bari in occasione dei concerti del Collegium Musicum e dell’Orchestra della Provincia, dove il Maestro napoletano, quale prestigioso solista ospite, interpretava da par suo alcuni notissimi concerti per pianoforte e orchestra. Ma era la prima volta che ascoltavo un suo recital in completa solitudine.
Il programma bellissimo – una sorta di divina schubertiade – faceva poi il resto.
A questo punto, prima di addentrarmi sugli esiti straordinari di una serata memorabile, va ringraziata la benemerita Associazione degli Amici della Musica “Mauro Giuliani” di Barletta, guidata dal presidente l’architetto Francesco Caporale e dal direttore artistico, il maestro Pasquale Iannone (Nella foto sopra è proprio con Ciccolini) per aver organizzato questo importante concerto, nell’ambito del festival pianistico che in questi giorni si sta svolgendo nella città pugliese.
Nella Chiesa di San Giacomo, Ciccolini ha offerto - va detto, a titolo completamente gratuito - questo concerto all’associazione barlettana di cui, di recente, è diventato presidente onorario.
Il programma - interamente dedicato a Franz Schubert - comprendeva i Momenti Musicali D.780, i Quattro Improvvisi op. 90 e l’ ultima Sonata, quella in si bemolle maggiore D. 960: geniale ed estremo testamento musicale del compositore viennese.
Il concerto è iniziato tardi (alle 22.00 circa), preceduto da un’appassionata guida all’ascolto dell’avvocato Aldo Lotito e dall’introduzione del presidente Caporale.
Sin dalle prime battute, ho trovato Ciccolini in splendida forma. Per questo pianista gli anni non sembrano passare mai. E’ davvero un miracolo della natura!!! Con quale nostalgica eleganza di tocco e sopraffina sensibilità egli abbia sciorinato i momenti musicali e poi il resto del programma non è francamente possibile descrivere appieno.
Non era certo la prima volta che mi recavo a sentire il sommo pianista ormai ottantatreenne. Era capitato a Bari in occasione dei concerti del Collegium Musicum e dell’Orchestra della Provincia, dove il Maestro napoletano, quale prestigioso solista ospite, interpretava da par suo alcuni notissimi concerti per pianoforte e orchestra. Ma era la prima volta che ascoltavo un suo recital in completa solitudine.
Il programma bellissimo – una sorta di divina schubertiade – faceva poi il resto.
A questo punto, prima di addentrarmi sugli esiti straordinari di una serata memorabile, va ringraziata la benemerita Associazione degli Amici della Musica “Mauro Giuliani” di Barletta, guidata dal presidente l’architetto Francesco Caporale e dal direttore artistico, il maestro Pasquale Iannone (Nella foto sopra è proprio con Ciccolini) per aver organizzato questo importante concerto, nell’ambito del festival pianistico che in questi giorni si sta svolgendo nella città pugliese.
Nella Chiesa di San Giacomo, Ciccolini ha offerto - va detto, a titolo completamente gratuito - questo concerto all’associazione barlettana di cui, di recente, è diventato presidente onorario.
Il programma - interamente dedicato a Franz Schubert - comprendeva i Momenti Musicali D.780, i Quattro Improvvisi op. 90 e l’ ultima Sonata, quella in si bemolle maggiore D. 960: geniale ed estremo testamento musicale del compositore viennese.
Il concerto è iniziato tardi (alle 22.00 circa), preceduto da un’appassionata guida all’ascolto dell’avvocato Aldo Lotito e dall’introduzione del presidente Caporale.
Sin dalle prime battute, ho trovato Ciccolini in splendida forma. Per questo pianista gli anni non sembrano passare mai. E’ davvero un miracolo della natura!!! Con quale nostalgica eleganza di tocco e sopraffina sensibilità egli abbia sciorinato i momenti musicali e poi il resto del programma non è francamente possibile descrivere appieno.
E’ proprio vero che in certi casi, gli aggettivi non bastano mai…
Vi posso però garantire che il folto pubblico (purtroppo non foltissimo, come c’era invece da aspettarsi) presente a San Giacomo era assorto in un silenzio colmo di significato e concentrazione. Le dita di Ciccolini si libravano con meravigliosa naturalezza sulla tastiera del pianoforte, guidate più dal cuore ispirato del Maestro, che da una (peraltro) impareggiabile tecnica.
Il momento più intimamente poetico del concerto è stato a mio parere quello del sublime "Andante" della Sonata D. 960. Ricordo di averlo ascoltato per la prima volta nel visionario film horror di Tony Scott “Miriam si sveglia a mezzanotte”. E’ una pagina di struggente malinconia, in cui si avverte tutta la sofferenza e la solitudine del compositore ormai vicino alla morte. In questo capolavoro appaiono, quasi come fantasmi, quelli che Schubert stesso considerava i suoi due modelli irraggiungibili: Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven.
Vi posso però garantire che il folto pubblico (purtroppo non foltissimo, come c’era invece da aspettarsi) presente a San Giacomo era assorto in un silenzio colmo di significato e concentrazione. Le dita di Ciccolini si libravano con meravigliosa naturalezza sulla tastiera del pianoforte, guidate più dal cuore ispirato del Maestro, che da una (peraltro) impareggiabile tecnica.
Il momento più intimamente poetico del concerto è stato a mio parere quello del sublime "Andante" della Sonata D. 960. Ricordo di averlo ascoltato per la prima volta nel visionario film horror di Tony Scott “Miriam si sveglia a mezzanotte”. E’ una pagina di struggente malinconia, in cui si avverte tutta la sofferenza e la solitudine del compositore ormai vicino alla morte. In questo capolavoro appaiono, quasi come fantasmi, quelli che Schubert stesso considerava i suoi due modelli irraggiungibili: Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven.
Eppure dopo le laceranti note del tempo lento, Schubert ha la forza di risalire la china emotiva con uno scherzo e un allegro conclusivo almeno di apparente, ottimistica luminosità. La stessa che Beethoven seppe infondere nei suoi ultimi immensi quartetti per archi. Standing ovation meritatissima per Ciccolini, che ha regalato a mezzanotte inoltrata anche due splendidi fuori programma (un Notturno di Chopin e la Danza del Fuoco dall’“Amor Brujo” di Manuel de Falla) al pubblico entusiasta e ancora visibilmente emozionato per questo irripetibile incontro ravvicinato.
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