martedì 8 novembre 2011
Scintillante Rachmaninoff con Benedetto Lupo e la smagliante Orchestra della Fondazione Petruzzelli
Conosco Benedetto Lupo da molti anni e ne ho dunque seguito il brillante percorso. Il quarantottenne pianista barese ha da tempo raggiunto la piena maturità artistica e i suoi impegni in Italia e soprattutto all'estero nell'ultimo periodo si sono meritatamente moltiplicati. Averlo ospite di un concerto al Petruzzelli, impegnato peraltro in una sfida virtuosistica con una pagina di rara difficoltà tecnica, pur nella sua brevità, come la Rapsodia su un tema di Paganini di Rachmaninoff, è il segno dello straordinario livello interpretativo da lui conseguito.
Ieri sera, in apertura del concerto diretto da Boris Brott, alla guida dell'Orchestra del Politeama barese (ancora una volta apparsa in smagliante forma), abbiamo potuto apprezzare di Benedetto il perfetto controllo della tastiera, l'eleganza sopraffina del tocco, lo scintillante virtuosismo anche nei passaggi più ardui, risolti sempre con ragguardevole abilità ed invidiabile pulizia.
Un pianista che suona solitamente al cospetto di orchestre di assoluto valore come la Gewandhaus di Lipsia, la Chicago Symphony e la London Philarmonic, non può non impressionare chiunque. E così è stato anche ieri. Mi piacerebbe ascoltarlo presto nel Secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Brahms; Lupo lo sa bene, perchè appena ventenni (abbiamo la stessa età), discutevamo di quel sublime capolavoro all'interno dell'Auditorium "Nino Rota". Già da allora pensavo che quello fosse il concerto pianistico perfetto per lui, per la sua solidissima tecnica coniugata con una sensibilità così romantica. A parte un paio di veniali passaggi, l'affiatamento tra orchestra e solista nella rapsodia di Rachmaninoff è stato ottimo.
Il numeroso pubblico presente ieri in teatro ha risposto con autentiche ovazioni alla splendida lettura offerta, e Lupo non si è fatto pregare più di tanto concedendo un bis e ripetendo la variazione più lirica e nota della Rapsodia insieme all'orchestra. A seguire, abbiamo potuto gustare il raro "Concert Romanesc" di Ligeti, pagina di sorprendente vitalità e freschezza ritmica, soprattutto nell'ultimo movimento dove si è messo in luce il violino magico di Paçalin Pavaci, impagabile spalla dell'Orchestra del Petruzzelli. Nella seconda parte, interamente dedicata alla Quarta sinfonia di Brahms, eccellente la prova dell'orchestra barese in tutte le sue sezioni, mentre è mancato nella direzione di Brott, a mio parere, un pizzico di mordente ed energia in più per rendere memorabile la sua lettura. Gran finale con una danza ungherese, sempre del compositore amburghese, a suggellare l'ennesimo ottima prova della compagine barese, divenuta a pieno titolo ed in pochissimo tempo una realtà significativa ed imprescindibile del nostro territorio.
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Seguo attentamente il suo blog e finalmente, in quanto fuori sede per studio, ho potuto essere anch'io al concerto di cui parla al Petruzzelli.
RispondiEliminaDevo essere sincero: l'orchestra (e in particolare gli archi) mi ha sorpreso per amalgama e intonazione ma mi ha deluso per volume e intensità di suono in alcuni frangenti.
Sebbene il suono fosse appropriato per esaltare le splendide doti di Lupo, per Ligeti e soprattutto per Brahms vedevo un'orchestra "col freno a mano", quasi che non volesse rischiare di dare di più.
Splendida Annalisa Pisanu in Brahms!!
Sicuramente Brott in alcuni frangenti non ha esaltato i pregi e in Ligeti l'orchestra non sembrava sicurissima.
Tuttavia devo dire che nel complesso la prestazione è stata molto positiva.
Certe volte si rischia di pretendere tutto e subito ma è giusto dare del tempo a questa compagine e soprattutto a Bari che finalmente ha ritrovato un contenitore culturale di rara bellezza.