sabato 4 maggio 2013

Daniele Silvestri ovvero il no global della musica


Come dice sempre l'invitto - musicalmente - Maestro, nonché Feudatario, Re, padrone o Direttore del blog, l'ascolto aiuta l'arricchimento e l'acculturamento musicale.
Noi, che siam modesti pigiatori di tasti e niente di più, peraltro sbertucciati in continuazione dai prodi divulgatori della musica alta e nobile, quella classica, non possiamo che abbeverarci alle fonticelle putride od alle pozzanghere grigiastre da film western che la pessima e volgare musica "popolare" ci propina.

 L'obbligo di essere ecumenici e vasti suona potente come un corno wagneriano dentro l' Orecchio destro che, assordato, contravviene, di buon grado e quasi volentieri, ad alcuni suoi proponimenti e giuramenti, che qui ripeto velocemente: anzitutto, mi ero ripromesso di parlare raramente di musica italiana, per difetto quasi assoluto di informazione e competenza, dovute entrambe alla mia storia personale, lontana dallo stivale e dal Belpaese; in secondo luogo, di mala voglia, parlo e scrivo di personaggi "impegnati", causa il facile intrico dell' equivoco e il mio più totale, solo in quest' àmbito, disimpegno, che va di pari passo col mio divertimento nello scrivere.
Ma Daniele Silvestri sfugge a questi "paletti" quasi fosse Tomba- lo sciatore-. Dapprima, perché è una persona intelligente, che io ho avuto modo di seguire anche live qualche volta e ne ho sempre colto, pur  in uno sciamare di gagliardetti e stendardi "internazionalisti"- e chi vuol capire mi capisca o mi ha già capito- un talento "trasversale", dovuto al suo stile sempre godibile, ritmico, complesso e sempre molto ironico, anche se dotato di un amarezza dritta, nuda, che ti va dritta e che ti colpisce come una durlindana, ma lo fa sempre con una facilità di stesura testuale e musicale che è davvero sorprendente e che meriterebbe grandissimi palchi.
Il suo è vero studio, nel senso di fatica proposta e propalata con una apparente facilità, che l'ascoltatore recepisce come una bibita ghiacciata. Questo ne favorisce una straordinaria ed inciuciante comprensibilità a tutti, sin dal suo benedetto esordio sanremese: quel "Salirò", che è ancora un inno all'ottimismo sarcastico e ridanciano, vuoi trattenuto, vuoi sguaiato nel godere delle mosse del "manichino" Fabio Ferri che ha determinato lo "sdoganamento" immediato del suo sound.
Altre perle sono Kunta Kinte e la apprezzabile Y10 bordeaux, che vi rifilo in chiusura e che, ascoltata dal sottoscritto gracchiata da un network radio nazionale dall' improbabile segnale, mi ha, niente popò di meno che, suggerito questa pagina breve.




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