mercoledì 15 maggio 2013

Si è chiusa in bellezza la XIV stagione dell'Accademia dei Cameristi con un arrivederci all'anno prossimo



Si è chiusa lunedì sera in Vallisa a Bari, con l'ennesimo splendido concerto, la XIV stagione dell'Accademia dei Cameristi. Nonostante le solite mille difficoltà legate alla scarsità di risorse, anche quest'anno il livello dei giovani musicisti coinvolti, spesso accompagnati da personaggi indiscussi dell'arte musicale e del loro strumento (il violinista Giulio Rovighi, il violista Bruno Giuranna e la pianista Laura De Fusco, per citarne solo tre), è stato decisamente elevato.

 Per l'ultimo concerto, fortunatamente anche l'affluenza di pubblico più corposa del solito, soprattutto grazie alla presenza di un compositore noto sia in campo nazionale che internazionale come Luca Lombardi. Romano, classe 1945, la personalità artistica di Lomabrdi si è formata tra la capitale, Firenze e Vienna. In Germania poi è stato in contatto con Stockhausen, Zimmermann, Pousseur ed altri, avvicinandosi, oltre che alla musica seriale ed elettronica, anche all'immenso patrimonio musicale tedesco.
Il suo Trio per violino, violoncello e pianoforte - "Addii" - (1995) risale ad un momento particolare della sua produzione creativa, come lui stesso ha ricordato parlandone con appassionata lucidità prima del concerto; una composizione quella proposta lunedì scorso al pubblico, nata quale intensa riflessione sul dolore seguito alla perdita della madre, e dove è evidente l'influenza stilistica di compositori assai amati come Shostakovich (a cui ha persino dedicato un'opera lirica) e Penderecki.
La tecnica compositiva qui utilizzata predilige triadi, relazioni intervallari e combinazioni accordali disposte con sapiente bravura. Una composizione indubbiamente anche di raro impatto emotivo, scevra peraltro da rigorosi riferimenti dodecafonici o post-weberniani.
La lettura che ne hanno offerto Mariarosaria D'Aprile (violino), Nicola Fiorino (violoncello) e Maurizio Zaccaria (pianoforte) è stata vissuta con ammirevole coinvolgimento espressivo, oltre a rivelare con rara intelligenza musicale i momenti topici dell'opera di Lombardi (in particolare, il primo ed il tellurico quarto movimento), dove il dolore per l'assenza si fa più vivo, rabbioso e lacerante.
Nella seconda parte, abbiamo ascoltato l'opera prima dell'austriaco, naturalizzato statunitense, Erich W. Korngold: il suo Trio in re maggiore per violino, violoncello e pianoforte op. 1. Una composizione che fu assai apprezzata da Richard Strauss, che ne intravide i segni premonitori di una personalità prorompente - come sottolinea la musicologa Detty Bozzi, impagabile autrice di tutte le note di sala dei concerti dei Cameristi.
In verità, a noi pare che qui l'ebreo Korngold sia ancora nella fase giustamente sperimentale, ancora lontano dalla sapienza di eccellente compositore e orchestratore di stupende opere come Die tote Stadt (La città morta, 1920), una sorprendente Sinfonia in fa diesis maggiore (1954) e di celebri colonne sonore hollywoodiane che gli valsero ben due Oscar, quando fuggì dall'Europa per rifugiarsi negli Stati Uniti a seguito dell'avvento persecutorio del nazismo.
Il trio è dunque l'opera di un dotatissimo musicista tredicenne, allievo di Zemlinsky, dove sono però già evidenti passaggi melodici ed espressivi, di un certo interesse. La struttura armonica del pezzo non aiuta molto, eppure i tre valenti musicisti impegnati (D'Aprile, Fiorino e Zaccaria) hanno reso giustizia a questo lavoro pressoché dimenticato, con una lettura pregevole. Il pubblico presente ha visibilmente apprezzato il programma proposto e si spera che l'anno prossimo venga ai concerti sempre così numeroso. I Cameristi se lo meritano.

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