Importante riconoscimento internazionale per il regista Damiano Michieletto (nella foto) che è stato scelto quale “miglior regista” della scorsa stagione per l'Idomeneo mozartiano andato in scena nel novembre 2013 al Theater an der Wien. Michieletto ha ricevuto lo "Schikaneder d'Oro" – una scultura firmata da Sabine Kappitz e Wilhelm Willisch - nel corso di una serata di gala che ha avuto luogo ieri, lunedì 8 giugno, nella sala del Ronacher Theater a Vienna e sarà trasmessa domenica 14 giugno dal canale televisivo ORF III (ore 19:25).
La giuria del premio era composta quest'anno da 25 membri fra i quali il direttore d'orchestra Rudolf Bibl, i cantanti Kurt Rydl, Michael Schade, Peter Seiffert e Rolando Villazon, manager culturali come Hans-Joachim Frey e Peter Heilker, registi come Rudolf Frey e Dominique Mentha.
I vincitori per le 14 categorie del Premio, fra cui – insieme a quella per il miglior regista – quelle per i migliori cantanti protagonisti e non, spettacolo dell'anno, direzione musicale, balletto, festival, e un premio alla carriera che è andato al tenore Neil Schicoff, sono scelti su una triade derivata dalle candidature presentate dai teatri statali e federali delle città austriache. Ogni teatro ha diritto a presentare una candidatura per ciascuna categoria. La terna delle nomination quale miglior regista comprendeva, oltre Michieletto, Johannes Erath pr il Lohengrin all'Opera di Graz e Tobias Kratzer per la Csárdásfürstin allo Stadttheater di Klagenfurth.
Il premio è sponsorizzato dalla Famiglia Gaston und Kathrin Glock Schoeller Münzhandel.
Il premio a Damiano Michieletto è un ulteriore riconoscimento che viene dal mondo cultuale austriaco nel quale il regista italiano è molto apprezzato. Oltre a quest'ultimo Idomeneo al Theater and der Wien, Michieletto ha presentato in Austria alcune delle sue più celebri regie, come ad esempio La bohéme, Falstaff e La Cenerentola al Festival di Salisburgo e il Trittico allo stesso Theater and der Wien, dove tornerà nel febbraio 2016 per un nuovo allestimento di Otello di Gioachino Rossini.
Idomeneo era diretto da René Jacobs, alla testa della Freiburger Barockorchester e dell'Arnold Schoenberg Choir e vantava fra gli interpreti Richard Croft nel ruolo del titolo, Gaëlle Arquez in quello di Idamante, Sophie Karthäuser nei panni di Ilia, Marlis Petersen in quelli di Elettra e Julien Behr come Arbace. Le scene erano di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti. La lettura registica era basata sul rapporto padre-figlio e il passaggio verso la maturità, un passaggio di fatica e dolore, un passaggio che ogni figlio deve compiere: “uccidere” il proprio padre. Il sacrificio a cui Idamante è sottoposto nell'opera coincide con il suo riscatto, la fine della fanciullezza e l’inizio di una nuova vita. E nei dieci minuti finali, diventa padre a sua volta, mentre Idomeneo esce definitivamente di scena. La circolarità della vita era ricreata sul palcoscenico che, ricoperto di terra, accoglieva i cadaveri ma diveniva anche luogo di nuova vita; il soggetto, salvaguardato l'approccio epico, risultava così sfrondato da riferimenti mitologici e rapportato a una umanità nella quale ognuno può riconoscersi.
In allegato anche una foto del regista Damiano Michieletto e dello spettacolo Idomeneo al Theater an der Wien del 2013.
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