"Nikolaus Harnoncourt (nella foto) ci ha lasciato in questa fredda domenica di fine inverno. Per me è stato, insieme ai miei insigni Maestri diretti, un imprescindibile punto di riferimento nel delicatissimo campo dell’interpretazione della musica barocca, alla cui riscoperta storica ha contribuito massimamente sul duplice versante esecutivo e musicologico. Le sue interpretazioni della musica orchestrale e vocale di Johann Sebastian Bach costituiscono tuttora, e lo saranno per sempre, un luminoso esempio da cui muovere senza peraltro potersene discostare più di tanto… Ma la sua grandezza è stata tale che da un bel po’ di anni andava scandagliando in lungo e in largo anche le pagine più significative del repertorio post-barocco, trasfigurandole in una maniera del tutto personale e atipica, come spinto da una sorta di missione tendente alla rivelazione del senso estetico più autentico di tutto quello che di più sublime l’uomo ha saputo produrre in campo musicale nell’arco di vari secoli nell’età moderna e contemporanea. Nelle sue mani, guidate da una mente geniale e per di più sorretta da un enorme bagaglio culturale, il linguaggio musicale da trasmettere in quel momento diveniva qualcosa di nuovo e diverso fino all’illuminazione. Così poteva accadere che di un autore, fino a quel momento poco o per nulla amato, finivi per invaghirtene soltanto dopo aver ascoltato la lettura che Harnoncourt ci aveva consegnato dopo averne come sviscerato la più intima essenza. Ci mancherà, certamente (e tanto…), pur nella consapevolezza della sua immortalità consacrata dalle sue innumerevoli registrazioni, dai suoi libri, dal suo esempio perennemente coerente di Uomo e di Artista."
Domenico Morgante
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