«Suona con la brillantezza di un vincitore, ma anche con quell’espressività matura che non deve per forza attrarre l’attenzione su di sé». Così “The Guardian” definisce il pianista Lukas Geniušas (nella foto), protagonista del recital di domenica 12 marzo 2017 presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, alle ore 16.30 per la serie Didomenica dell’Unione Musicale.
Classe 1990, Geniušas è nato a Mosca da una famiglia di musicisti, che lo ha instradato a soli cinque anni alla carriera pianistica, rivelandosi fin da subito come un vero e proprio prodigio: «Non c’è dubbio che la persona che mi ha maggiormente influenzato sia stata mia nonna Vera Gornostaeva, un’eccellente insegnante di pianoforte», sostiene in una recente intervista rilasciata in esclusiva per Unione Musicale (http://www.unionemusicale.it/intervista-esclusiva-a-lukas-geniusas/), ma non da meno deve essere stata l’influenza esercitata dal padre Petras, noto pianista lituano.
Notevoli i riconoscimenti ricevuti, quali il primo premio al Concorso Gina Bachauer di Salt Lake City nel 2010, la medaglia d’argento al XVI Concorso Fryderyk Chopin di Varsavia e, nel 2015, la medaglia d’argento al XV Concorso Čajkovskij di Mosca. Oggi Lukas Geniušas è un pianista in notevole ascesa, che vanta collaborazioni con molte delle più importanti orchestre del mondo, regolarmente invitato nei maggiori festival e nelle più prestigiose sale da concerto; il suo repertorio è molto vasto e si dedica con grande passione alla scoperta di opere contemporanee o raramente eseguite.
Per il suo primo concerto all’Unione Musicale, che fa parte di una tournée concertistica in Europa nei mesi di febbraio e marzo, Geniušas ha pensato a un programma molto articolato che prevede in apertura ilFaschingsschwank aus Wien op. 25 di Schumann (Carnevale di Vienna, o meglio, Scherzo di Carnevale da Vienna), scritto appunto nel periodo del carnevale viennese, in cui il compositore tentò di fondere la forma frammentaria dei suoi cicli pianistici con la forma a più ampio respiro della sonata. Il risultato fu questo affresco colorato e pieno di vita in cinque movimenti che Schumann cominciò nel 1839 durante il soggiorno viennese e terminò nello stesso anno, dopo il suo ritorno a Lipsia.
Segue una selezione dai numerosi Pezzi lirici di Edvard Grieg, una lunga serie di quadretti pianistici che accompagnarono una parte consistente della vita del musicista, da quando aveva ventiquattro anni fino alla soglia dei sessanta, tanto da raggiungere il numero di sessantasei pezzi pubblicati in dieci volumi dal 1867 al 1902.
La seconda parte del concerto è tutta dedicata a Chopin con l’esecuzione Fantasia in fa minore op. 49, brano composto nel 1841 che rileva una forte complessità della struttura con quattro temi in pieno contrasto tra loro e varie parentesi di bravura, come i raccordi arpeggiati o sincopati.
Per concludere la seconda serie degli Studi, l’op. 25 (1837) che, esattamente come la prima, vede scorrere dodici componimenti legati tra loro da un unico flusso di coscienza o pensiero pianistico. Ogni studio è basato su un’idea tematica o figurazione musicale e su una sola difficoltà tecnica che viene esposta inizialmente nella tonalità principale per poi essere trasportata in altre tonalità e infine ripresa nella tonalità d’impianto. Impossibile considerarli soltanto alla stregua di studio o di esercizio quotidiano, si tratta piuttosto di un esercizio spirituale, di altissimo contenuto poetico e di qualità emotiva travestita da didattica.
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