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I grandi tenori sono da sempre l’elemento più seducente del genere operistico, nonché una delle sue risorse più rare. Da anni non si sentiva una voce di timbro argentino, fraseggio delicato e proiezione efficace come quella di Francesco Meli (nella foto), oggi punto di riferimento per il repertorio tenorile, soprattutto verdiano, in tutto il mondo. Alla Scala, dove ha debuttato in Dialogues des Carmélites diretto da Riccardo Muti, è stato la prima scelta per spettacoli come Giovanna d’Arco, I due Foscari, Don Carlo e La traviata, ma anche in important i concerti diretti da Riccardo Chailly quali il Requiem di Verdi e il recente omaggio a Toscanini.
Lunedì 3 aprile sarà dunque un’occasione rara e preziosa per essere a tu per tu con uno degli ultimi rappresentanti della gloriosa scuola tenorile italiana, un artista di rango che per l’occasione ha scelto un programma vario e generoso. La prima parte è dedicata alla grande poesia, con i Sonetti su testi di Petrarca e Michelangelo, musicati rispettivamente da Liszt e Britten, con al termine una perla in prima assoluta di Luigi Maio. La seconda parte del concerto esplora la bellezza del timbro tenorile nel canto spianato con Respighi, Puccini, Tosti, Cilea e in conclusione addirittura Wagner, con la celebre aria di commiato di Lohengrin in versione ritmica italiana.
Al pianoforte lo accompagna Michele Gamba, direttore d’orchestra salito all’onore delle cronache per l’esordio last minute (appaluditissimo) alla Scala ne I due Foscari l’anno scorso, un successo che lo ha portato a salire sul podio anche per Le nozze di Figaro e Il ratto dal serraglio per i bambini.
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