lunedì 6 marzo 2017

Martedì 7 marzo per l'Unione Musicale di Torino recital della pianista inglese Mishka Rushdie Momen al Teatro Vittoria.


La serie concertistica Young porta per la prima volta nel cartellone dell’Unione Musicale la pianista inglese Mishka Rushdie Momen (nella foto), che sarà al Teatro Vittoria di Torino martedì 7 marzo 2017 alle ore 20. 
Di origini iraniane ma nata a Londra, classe 1992, Mishka Rushdie Momen è stata lanciata da András Schiff che, attraverso il progetto Building Bridges, da alcuni anni si pone l’obiettivo di promuovere e far conoscere giovani pianisti al di fuori del sistema dei concorsi internazionali, presentandoli al pubblico ma anche agli operatori del settore, così da avviare al meglio la loro carriera. La Momen è stata invitata dal grande pianista ungherese sia a partecipare alle sue lezioni estive al Festival Menuhin di Gstaad e sia a esibirsi in recital a New York, Zurigo, Berlino, Francoforte e Anversa. Schiff ha sicuramente intravisto un talento dalle grandi potenzialità comunicative, con ampi margini per un’ulteriore maturazione, come ha recentemente affermato a proposito di un’esecuzione mozartiana della Momen: «Ha suonato la Sonata in la minore in un modo che è davvero molto raro sentire: è una musicista molto originale, intelligente e sensibile».
Mishka Rushdie Momen ha studiato alla londinese Guildhall School of Music and Drama perfezionandosi poi con Alfred Brendel e Richard Goode e ha tenuto recital alla Barbican Hall di Londra, alla Bridgewater Hall di Manchester, a Leeds e in importanti sale londinesi come la Queen Elisabeth Hall, la Royal Festival Hall e la Wigmore Hall. Di tutto rispetto il suo palmares, che include recenti vittorie e premi ai Concorsi Pianistici Internazionali di Dublino (2015), Colonia e Dudley (2014). 
Per il suo debutto torinese, Mishka Rushdie Momen ha scelto un programma particolarmente impegnativo che si apre con la Fantasia K. 475 di Mozart, pubblicata insieme alla Sonata K. 457 nel 1785 - cioè un anno dopo l’ultimo deludente viaggio a Salisburgo del compositore - in cui si avvicendano in modo libero cinque episodi con alternanza di passaggi contemplativi e drammatici.
Seguono le poetiche Waldszenen di Schumann, scritte nel 1849, ultimo ciclo pianistico del compositore e omaggio a uno dei luoghi più cari all’immaginario romantico tedesco: la foresta.
Dopo la celebre Ballata n. 2 di Chopin, il programma si conclude con la Sonata op. 101 di Beethoven che, scritta nel 1816, ricorda la fisionomia delle “sonate-fantasie” del primo periodo e presenta una relazione ciclica tra i quattro movimenti; il peso del brano è tutto spostato nel finale, costruito in Forma Sonata, ma il cui sviluppo è caratterizzato da una complessa scrittura fugata.

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