In
occasione della Festa della Musica,
manifestazione promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che
si celebra oggi (mercoledì 21 giugno) in tutta Italia la Fondazione Petruzzelli
apre alla cittadinanza le porte di Palazzo
San Michele, dalle 18.00 alle 21.00
con una serie di visite con accompagnamento musicale, realizzate in
collaborazione con la delegazione Fai di
Bari.
La
sede dove sono ubicati gli uffici amministrativi della Fondazione si trova in
Strada San Benedetto 15, 70122, alle porte della Città antica di Bari.
L’intervento di restauro di palazzo San
Michele (nella foto) ad opera della Direzione Regionale per i Beni Culturali, rientra nel
novero degli interventi di liberazione delle aggiunte; si è trattato, in prima
istanza, di rimuovere le numerose superfetazioni novecentesche che avevano
annullato i valori figurativi della fase settecentesca realizzata dall’architetto
Giuseppe Sforza e obliterato l’antico legame del sito con la sua storia
medievale.
Durante l’esecuzione dei lavori sono emerse
strutture murarie indagate attraverso il metodo della stratigrafia muraria che
ha guidato le scelte architettoniche approntate. Le lacune che ne sono derivate
sono state analizzate e valutate unitariamente insieme a quelle indotte dalle
demolizioni e rimaneggiamenti eseguiti in occasione degli interventi di
adeguamento funzionale legati alla destinazione d’uso di uffici della Direzione
territoriale del Genio militare, detentore del bene fino agli anni Ottanta del
Novecento.
Il fine perseguito è stato quello di
restituire una gerarchia di valori mettendo in evidenza il progetto
settecentesco avviato nella sola ala nord del convento dei Celestini e mai
portato a termine dallo Sforza, legandolo e consentendone un dialogo con le
preesistenze medievali che emergono a raccontare una complessa vicenda
costruttiva ancora da chiarire e approfondire.
In parallelo è stato ampio respiro ai resti
dell’antico portico benedettino di epoca medievale scoperto dallo studioso
Pantaleo nel 1908, attraverso la demolizione del volume soprastante così da
esaltare l’unica quadrifora che permane dell’antico cenobio restaurata dallo
stesso Pantaleo.
Viene così a definirsi un percorso medievale
che si interseca con la “facies” dello Sforza consentendo così di leggere il
catino absidale e lacerti murari di un’antica chiesa non definita che è oggetto
di studi e indagini per colmare le lacune nelle datazioni di strutture murarie
di Bari antica.
Inoltre, è stata liberata l’area dove si
ritiene fosse il chiostro benedettino che dagli anni Settanta era occupata da
grossi speroni in calcestruzzo armato, realizzati per contrastare un fuori
piombo di circa 19 cm a quota cornicione esterno. Approfondite analisi
diagnostiche attuate durante i lavori hanno condotto dapprima alla decisione di
ridurre i carichi agenti sulla struttura - rinunciando così all’ultimo piano
che risaliva al 1954 - e aumentando le condizioni di vincolo alla rotazione
della facciata settecentesca per mezzo di incatenamenti.
Di fatto si è restituita dignità ad un
prospetto di grande modernità che vede l’abbandono di canoni barocchi e rococò
a vantaggio di linee pulite e asciutte che rendono il progetto perfettamente
allineato alla più nota architettura settecentesca in ambiente romano.
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