Il
primo dei concerti da camera delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico si terrà stasera alle 19 e ruota
attorno al senso di mistero e alla tensione spirituale che aleggiano in molta
musica, fino a diventare il fil rouge
della serata che, presentando un panorama musicale molto vario, nei generi,
nelle epoche e nelle sonorità, si annuncia di intensa suggestione.
Sonig
Tchakerian invita ancora una volta Mario Brunello a suonare insieme (nella foto), portando
in Olimpico un suo progetto che include, in diversi accostamenti, il violino e il
violoncello, le voci del Coro del Friuli Venezia Giulia, il soprano Karina
Oganjan, la celesta di Ferdinando Mussutto, e le percussioni di Pietro Pompei e
Flavio Tanzi (blow up percussion), con la direzione di Paolo Paroni.
Il
concerto si apre con “Akhmatova Songs”, per soprano e violoncello, di John
Tavener, opera del 1993. Le liriche scelte dal compositore riflettono l’amore
della poetessa russa per grandi poeti quali Dante, per il quale nutriva una
vera venerazione, Pushkin, Lermontov e Pasternak. Poi arriva la Musa ad
ispirare i suoi versi e infine la Morte, e la tensione della donna verso
un’altra vita nell’Aldilà. Versi essenziali, che nascono dalla tradizione
classica, sono espressi dalla sola voce del soprano e dal violoncello.
Il
Cantico di Frate Sole di San Francesco dà lo spunto alla composizione per
violoncello, coro da camera, percussioni e celesta di Sofia A. Gubajdulina, prolifica autrice di musica
strumentale e sacra, che ama utilizzare singolari ensemble per creare sonorità
inusuali e affascinanti.
Irrinunciabile,
per Sonig Tchakerian, il riferimento alla tradizione armena, cui sente profondamente di appartenere, e che l’artista desidera
portare all’attenzione del pubblico, eseguendo assieme alla cantante, anch’essa
di origine armena, due composizioni di Padre Komitas. Religioso e musicista che
visse drammaticamente la deportazione del 1915, Komitas raccolse gli antichi popolari
in mesi di silenzio trascorsi tra i pastori del Caucaso, rendendoli in una
versione per violino e soprano. Si tratta di brevi e intense composizioni che
evocano il senso del divino, riflesso nella natura, la ricerca di Dio e
dell’amore.
Il mistero è intenso in tutta la musica di J.
S. Bach, e lo studio della musicologa tedesca Helga Thoene evidenzia la presenza di "codici"
subliminali in tutta la sua produzione, portando in
superficie un complesso intreccio di rimandi e citazioni che si cela, come in
un enigma cifrato, tra le righe della Ciaccona dalla Partita in re
minore BWV 1004. In un arrangiamento per violino solo e coro si scopriranno 8
corali nascosti nella partitura. Composizioni che lo stesso Bach utilizzò anche
in altre pagine di musica liturgica, oggi famosissime ed eseguite anche come
brani a sé stanti: “Christ lag in Todesbanden”, “Vom Himmel hoch, da komm ich
her”, “Vater unser im Himmelreich”, “Befiehl du deine Wege”, “Jesu Meine
Freude”, “Jesu, deine Passion will ich jetzt bedenken”, “In meines Herzens
Grunde”, “Nun lob, mein Seel, den Herren”.
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