"Forse pochi sono i lettori del “Il Corriere Nazionale” che sanno
chi è stato Luigi Pestalozza (nella foto) un intellettuale e storico della musica, milanese, recentemente scomparso
alla età di 89 anni, il quale ha legato tutta la sua vita professionale alla
Musica d’arte, alla ‘musica colta’, come lui diceva, dopo aver coniato
questo termine (opposto alla ‘musica extracolta’) che ha fatto epoca, e
per almeno 50 anni suonati! Pestalozza è stato veramente partigiano in
Valtellina e dopo la fine della guerra, da giornalista e da esperto, si è
occupato di Musica a 360° occupando incarichi importanti nelle istituzioni (è
stato prof. di ruolo di musicologia alla Accademia di Brera) e nei partiti e/o
fondazioni. Ha pubblicato numerosi saggi, libri, articoli e ha fondato una sua
rivista “Musica/Realtà” fondata nel 1980 e giunta al suo trentasettesimo anno,
con ben 110 numeri mai interrotti, record assoluto nella editoria
specialistica. Una figura di spicco dunque per la cultura italiana che qui
vogliamo ricordare anche per il suo specifico impegno verso e a favore del Sud,
per il suo riscatto culturale ‘anche’ della e nella musica… come io scrivo qui
di seguito. A partire dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso, Luigi,
insieme a pochi altri musicisti-intellettuali che operavano nel settore
musicale (Nono, Carpitella, Leydi, Berio, Bussotti, Manzoni, Baroni, d’Amico),
si chiedeva perché nel Meridione ancora vigesse un sistema fortemente
deficitario in capo alla distribuzione/produzione di poche associazioni
musicali, orchestre sinfoniche, teatri lirici, gruppi musicali ‘colti e
extracolti‘ (per dirla con una sua espressione che ha fatto epoca…), a
paragone invece delle più fortunate e evolute regioni del nord Italia. E’
dunque possibile sintetizzare lungo questa linea il programma del suo impegno
come quando, a maggio del 1977, accettò l’invito di concludere con un suo
intervento i lavori a Bari di un convegno dal titolo significativo “Per la
riforma delle attività musicali in Puglia”. La spinta progettuale che venne
fuori dalla stessa sua presenza fisica con i temi di una analisi che criticava
“lo sviluppo della vita musicale italiana che ha seguito la logica perfetta
dello sviluppo capitalistico-borghese nel nostro Paese, privilegiando il Nord,
in parte il Centro e sacrificando evidentemente il Sud”; insieme ai suoi
inviti a non trascurare il processo di necessario ‘riscatto musicale’ nella
città adriatica ma anche ad Avellino, Reggio Calabria, Cosenza, Matera,
Rionero, Potenza, si andò via via maturando sino a fatti che voglio qui
richiamare, proprio perché essi presero slancio dalla analisi da noi sviluppata
in seguito, tanto nella musica popolare quanto in quella colta. Non a caso, da
quel movimento di operatori musicali, giovani e preparati, sempre più
consapevoli delle sfide in campo riformistico identificate nelle ‘lezioni’ di
Pestalozza derivarono non pochi atti concreti, capaci di corroborare sul
territorio pugliese il rilancio di tutta la musica di qualità. E furono ad
esempio quegli gli anni della attività di ricerca sulla musica popolare attuata
dal Canzoniere grecanico salentino di Rina Durante e dai Cantori di
Carpino; del gruppo barese Antica e Nuova Musica di Rino Marrone con
fervide attività di decentramento ma anche di continue proposte di musiche del
‘900; della nuova Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari diretta da
Gabriele Ferro che conquistò il riconoscimento statale di ICO proprio nel 1977.
Non senza
per questo tacere della ri-nascita, alla fine del 1979, del teatro di
tradizione ‘Petruzzelli’ finalmente gestito in maniera semipubblica e con
giovanile entusiasmo. A tale proposito si pensi al dato incontrovertibile del
decennio d’oro lirico-sinfonico-ballettistico 1980-1990 che il massimo teatro
lirico pugliese inaugurò con La carriera di un libertino di Stravisnky-
titolo inaudito per Bari come per tante altri teatri lirici italiani e con
tutta una serie di iniziative atte a formare un pubblico nuovo, trasversale,
secondo la sua lezione, grazie a rassegne di respiro internazionale
‘TeatroDanza’, ‘FestivalCastello’, ‘Azzurro’, ‘Nell’intima dimora’. Furono
anche quelli gli anni in cui, grazie alle dirette referenze se non proprio alle
pressioni di Luigi Pestalozza, passarono da Bari, Lecce, Benevento e Matera
nomi prestigiosi di compositori e di storici della musica che si misurarono con
quel processo innovativo, ne diventarono ‘mallevadori’ consapevoli ed
entusiasti per tanto (nostro) entusiasmo conoscitivo. Come prima accennato,
furono momenti di crescita collettiva in cui, nella sede della Biblioteca
Provinciale ‘De Gemmis’ di Bari, noi accogliemmo quei musicisti con in testa
Luigi Nono che conducemmo ‘in pellegrinaggio’ nella vicina Basilicata cara a
Carlo Levi, a Matera, per fargli visitare i Sassi che, a quel tempo, erano
ancora poco turisticamente identificabili con i segni, intatti ma vergognosi,
della civiltà contadina lucana vissuta in maniera quasi subumana. Infine
Pestalozza non trascurò mai l’approccio conoscitivo con temi che gli proponemmo
a seguito del convegno internazionale Futurismo e Futurismi voluto nel
2007 dal CRAV della Università di Bari (Centro Ricerche Avanguardie), laddove
egli intervenne con una acuta relazione Suono macchina musica che
conserviamo come ultimo, personale lascito di questo sincero amico del Sud."
Pierfranco
Moliterni
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