dA qualcuno potrà sembrare strano, ma è stata eseguita per la prima volta solo ieri sera a Bari la Settima Sinfonia di Anton Bruckner (1884). E' successo al Petruzzelli con l'Orchestra del Teatro, una bella realtà sempre più in crescita e che non finisce mai di stupire ad ogni occasione utile. A dirigerla ieri c'era un "Kappellmeister" elegante e di grande esperienza come l'austriaco Ralf Weikert, già protagonista la scorsa stagione di un'ottima "Salome" di Richard Strauss.
E Strauss era tra i compositori in programma con i suoi sublimi Quattro ultimi Lieder, pagine di rara bellezza, una sorta di perlacea, tarda sinfonia con voce (eccellente quella del soprano Alexandra Coku) che costituisce la summa testamentaria dell'attività creativa del celebre compositore tedesco. Ad aprire il programma della serata la raffinata ouverture tratta dalle musiche di scena per Rosamunda di Franz Schubert. Esecuzioni tutte rigorose, precise, fedelissime quelle di Weikert, che ha saputo regalare in tre giorni di prove un imprinting autenticamente tedesco ad un'orchestra mediterranea, latina come quella barese.
Se si vuole però cercare il pelo nell'uovo in una "Settima" riletta con cura certosina e abilità indiscutibili, è proprio una certa carenza di trasporto nei cosiddetti momenti di "climax" in cui far salire gradualmente la temperatura sonora della sinfonia e di conseguenza la densità delle arcate mistiche degli infiniti "crescendo" bruckneriani.
Pubblico un po' indisciplinato: applaude tra un lied e l'altro di Strauss come se si trattasse di un recital d'arie d'opera italiane. Lo fa anche tra il primo ed il secondo movimento della sinfonia bruckneriana; poi finalmente si placa, non si sa se avvinto dalla bellezza dei temi del Maestro di Ansfelden o perchè ha già guadagnato l'uscita.
Nell'Orchestra del Petruzzelli mi piace sottolineare, per una volta la prova di alcuni singoli strumentisti: dalla impagabile "spalla", Paçalin Pavaci ad Annalisa Pisanu (primo flauto), da Francesco Manfredi (primo clarinetto) a Martina Repetto (primo corno) e alle quattro tube wagneriane (Francesco Lillo, Damiano Fiore, Giuseppe Smaldino e Dario Lo Re): emozionanti protagonisti del fulcro centrale della "Settima" con il lungo, celebre "Adagio" in omaggio alla scomparsa di Richard Wagner.
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