giovedì 21 novembre 2013
Il grande Falstaff di Daniele Rustioni. Un successo trionfale per tutto il cast
Da questo Falstaff, che chiude la stagione lirica 2013, ci aspettavamo una grande regia, quella del Maestro Ronconi, uno dei massimi registi al mondo, ed invece, a sorpresa, è venuta fuori la direzione esemplare, tagliente, vibrante, duttile, leggerissima, quasi rossiniana, del giovane direttore musicale dell'ente lirico barese: Daniele Rustioni.
L'ultima opera di Verdi, si sa, è di difficile classificazione. Non è un'opera buffa nel senso di comica, e non è nemmeno un'opera seria, un dramma a tutto tondo. Potremmo definirla, contraddittoriamente, un "dramma giocoso", come il Don Giovanni di Mozart a cui parodisticamente molto somiglia.
Ronconi asciuga il suo lavoro all'esssenziale, pochi elementi scenografici, tre teloni tirati alla men peggio, una poltrona, un letto, una sedia, un mobile "vintage". Un'opera "da camera", che mette in evidenza solo i personaggi in una scena spoglia e senza tempo. Ogni tanto sfila una vasca, un macchinario dei primi del Novecento con su i protagonisti, tutti vestiti con gusto borghese Anni Trenta (a parte Falstaff, un trasandato ubriacone con i pantaloni aperti e incapaci di contenerne la pancia).
Insomma, non è molto chiaro dove Ronconi vada a parare, e certo questa regia barese è assolutamente poco definitiva e sorprendente, rispetto a quelle di Salisburgo e Firenze.
Certo quel che è chiaro è il tentativo di asciugare e rendere essenziale la scena, per focalizzare il tutto sui personaggi, ma da lui ci saremmo aspettati qualche effetto particolare o colpi di scena sorprendenti. Invece, nulla di tutto questo.
A parlare è senza dubbio la musica di Verdi, mai come in quest'occasione vibrante e fascinosa, grazie alla direzione di Rustioni ed alla prova superlativa dell'orchestra, smagliante, nervosa e precisa nei momenti sinfonici, come in quelli più cameristici. Rustioni è straordinario per la sua generosa musicalità e capacità di seguire i cantanti. Un cast esemplare che ha garantito, in definitiva, il successo pieno della serata.
Nel ruolo eponimo, eccelleva la voce del baritono Roberto De Candia, che mancava a Bari da svariati anni (suo il Dandini della divertente Cenerentola rossiniana di Livermore al Piccinni, credo nel 2004). Bravi anche gli altri artisti: da Artur Rucinski (un Ford sicuro e squillante) a Domenico Colaianni e Massimiliano Chiarolla (rispettivamente Pistola e Bardolfo: bravissimi!); le comari di Windsor erano nell'ordine: Serena Farnocchia (una spregiudicata Alice Ford), Monica Bacelli (un' appassionata Meg Page), Rosa Feola (una fresca Nannetta), Barbara Di Castri (una cinica Mrs Quickly), il Fenton elegante e lineare di Leonardo Cortellazzi, mentre Raul Gimenez vestiva, da par suo, i panni sclerotici del Dr. Caius. Ottimo il Coro preparato da Franco Sebastiani, che non finisce mai di sorprendere. Si replica il 22, 24, 26 e 28 novembre.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Per la verità Roberto de Candia era già stato al Petruzzelli, sempre nel ruolo di Dandini, anno 2010, regia di Daniele Abbado.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaGrazie :)
RispondiEliminaDi niente, e speriamo bene per il futuro del Petruzzelli.
RispondiEliminaCenerentola del 2010 fu diretta da Evelino Pido'......e fu registrto il DVD.Bartolo Mercadante
RispondiEliminaGrazie mille Bartolo. Non ho mai visto il DVD...La regia era di Daniele Abbado.
RispondiElimina