C'erano persino le scolaresche ieri al Petruzzelli per il
concerto diretto dal maestro (più operistico che sinfonico) Corrado Rovaris. Una serata particolare, diremmo "antologica", con
l'esecuzione di quattro lavori abbastanza disparati tra loro e senza quel filo rosso che
univa intelligentemente il programma del precedente concerto.
Le Danze Rumene infatti cos'hanno da
spartire con le "Variazioni su un Tema di Haydn" di Brahms? Così come le stimolanti quattro versioni originali della "Ritirata Notturna di
Madrid" di Boccherini sovrapposte e trascritte (forse il pezzo meglio eseguito) cos'hanno da condividere con un
classicissimo come l'Incompiuta schubertiana? Assolutamente nulla. Ecco, la
riflessione che facevamo ieri, mentre si spegnevano le luci in sala.
Le esecuzioni, peraltro, son state tutte complessivamente di
buon livello: orchestrazione ordinata e disciplinata, leggerezza e ritmo nelle
Danze Rumene di Bartok e raffinato gusto nelle stupende Variazioni brahmsiane. Potremmo dire che
si è trattato di un esercizio dimostrativo su come possa suonar bene un'orchestra di discreto livello, come la nostra.
L'Ottava di Schubert è uno dei capolavori più enigmatici della
storia della musica. Morto l'autore, per quasi quarant'anni nessuno ne seppe
nulla, finchè un suo vecchio amico, Anselm Huttenbrenner, rivelò l'esistenza
del manoscritto da lui stesso nascosto per molto tempo.
L'opera scorre garbatamente
classica tra le mani di Rovaris; mai un accento troppo drammatico, un "Forte"
eccessivo. Tutto è assai misurato e tranquillo. Una lettura quasi anestetica, dove in
rilievo abbiamo apprezzato l'oboe, il flauto ed il clarinetto, nei loro assoli. Un po' meno meno gli archi. Applausi cordiali e timide richieste di bis, non soddisfatte
dal maestro. Un programma lungo quanto un compact disc, a fronte di un bel pubblico che chiedeva altra Musica, meritava un po' più di attenzione e rispetto.
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