lunedì 30 maggio 2016
La fiera delle banalità di Giovanni Allevi per la Camerata a Bari.
A quattro anni dal Disco di Platino Alien e dopo l'esperienza sinfonica dell'album Sunrise, contenente il concerto per violino e orchestra in fa minore, Giovanni Allevi torna al pianoforte solo con il suo ultimo progetto dal titolo che è una vera e propria affermazione d'amore nei confronti dell'esistenza: love, un viaggio nell'anima, per tornare ad amare il mondo. Un mondo classico-contemporaneo che ha fatto storcere il naso ai puristi del mondo Classico, dei Mozart, dei Bach, dei Beethoven proprio perchè Allevi dice di appartenere a quel mondo, ma in effetti lo prende un po' in giro. Ed il suo pubblico si bea estasiato di esso, trattando l'Artista come un Mito dalla cui labbra pendere, senza nulla eccepire, nulla ridire. Quando egli si paragona a Mozart e Beethoven dissacra il Sacro, impersonifica il mito autentico, disperdendone l'Aura. E questo non va bene. Anche, noi senza convertirci, si badi bene, ci siamo avvicinati all'Artista degli artisti del nostro tempo post-moderno, senza trovarne nemmeno un pizzico di emozione, ma una serie di elementari giri di do, sol, mi, ritmiche convenzionali, dispersioni malinconiche e lunari di assoluta banalità. Non una nota ha un che di "rivoluzionario", ma la sua musica è scontata, ovvia, esacerbante e noiosa.
In questo suo ultimo cd "Love", che contiene 13 tracce, tredici pagine in un diario musicale autentico, che racconta "l'amore; nelle sue forme molteplici Allevi riduce tutto ad una fiera delle banalità, senza emozionare, ma regalando semplicemente forme elementari ed essenziali, in stile einaudiano, con semplici scorribande melodiche ed isole felici neochopinine che donano un certo qual fascino alla sua musica, ma niente di più.
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