giovedì 26 maggio 2016
Una Tosca neoclassica e violenta "piace" al pubblico barese del Petruzzelli.
La musica di Puccini è ricca di citazioni melodiche e drammatiche. "Tosca è l'opera che ci vuole per me!", sostiene baldanzoso Puccini. E' così diventa un autentico capolavoro, grazie allo splendido testo di Sardou, messo ottimamente in prosa da Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, il compositore toscano relizza la sua prima opera di successo. Qui a Bari rappresentata per l'ennesima volta: come si sa Tosca funziona sempre, e vende parecchio. Già ieri i palchi erano stracolmi di gente, e la folla di persone si assiepava in platea e negli ordini secondari. Quindi una scommessa vinta, quella di Biscardi, con il terrore di un crac finanziario all'orizzonte. E non è poco. dal punto di vista interpretativo e musicalmente le cose sono andate in modo alterno: l'Orchestra e il Coro del Petruzzelli ben diretti da Giampaolo Bisanti e Franco Sebastiani, con il supporto del Coro di Voci Bianche Vox Juvenes, diretti da Emanuela Aymone, altrettanto bene. Bisanti ha curato una interpretazione dell'opera sufficientemente curata in ogni particolare con una puntuale attenzione al canto ed al respiro pucciniano. Esemplare la conduzione da questo punto di vista.
Il cast vocale invece aveva frecce un po' pallide e sbiancate al suo arco. Il giovane tenore Dario Di Vietri, un "prodotto" barese, aveva di eccellente solo dei poderosi acuti, ma poi si disperdeva in alcune intonazioni poco opportune. La Floria Tosca della Branchini è migliorata: meno eccessi nel registro medio-acuto, è più eleganza nei teneri e docili momenti dell'Aria più nobile dell'opera ( "vissi d'arte"). Lo Scarpia di Sebastian Catana non ha grande personalità nella gestualità, si limita a fare con la sua voce (scarsa la dizione) i compiti a casa. Bene, come sempre, Domenico Colaianni nel ruolo del sagrestano, un personaggio che si configura perfettamente nel suo stile comico. Buoni tutti gli altri comprimari. La regia, le scene, le luci e i costumi, tutti firmati dal regista Giovanni Agostinucci (all inclusive?) non sono sempre stati opportuni ed efficaci, ed hanno lasciato più di una perplessità nello spettatore. La scena del grande Duetto di Tosca con Scarpia è parsa poco funzionale, per esempio. senza elementi principali, come la scrivania di Scarpia, due sedie (almeno) le suppellettili necessarie, ma spoglie di tutto o quasi...una stanza spartana e buia. Insomma, una delle regie meno memorabili degli ultimi anni. Lo spettacolo dell'Arena di Verona e del Teatro Delle Muse di Ancona, resterà con due cast tutti i giorni fino al 1° giugno. Domenica 29 è "sold out", per le altre serate ci sono ancora posti. Il pubblico ha garantito, alla fine un convincente successo. Contento lui...
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