giovedì 14 giugno 2012
Baye Fall presenta Immigration, il suo nuovo lavoro
Il primo disco da solista del rapper senegalese firmato Undiciottavi Records. «Questo disco è molto importante per me. Il mio vuole essere un messaggio forte contro il razzismo. “Immigration” intende sottolineare la condizione di vittima del continente africano nei confronti del sistema economico occidentale. Qui raccolgo tutte le speranze e la voce unanime dei miei fratelli africani: Africa we want you to go. Vogliamo che tu vada avanti.» Idrissa Sarr in arte Baye Fall.Si chiama “Immigration” la nuova produzione firmata Undiciottavi Records, etichetta salentina che continua a esplorare le coordinate del meticciato sonoro, che sogna una musica priva di frontiere, un mondo senza dogane e un’umanità senza discriminazioni. Dietro l’abile regia del trombettista Cesare Dell’Anna, compositore e direttore artistico del progetto, si muove un organico di ben dodici musicisti provenienti da background musicali diversi che qui condividono il senso di un progetto ai limiti di ogni definizione e classificazione. Produttore artistico e arrangiatore del disco, Cesare Dell’Anna riesce a valorizzare la voce duttile e melodica di Baye Fall, in alcuni brani contrapposta al graffiante rap del cantante Jam_P dei Mentaly Doof, grazie ad un’architettura musicale in cui ciascuno dei musicisti coinvolti trova il giusto spazio per esprimere il suo carattere attraverso le corde di chitarre e bassi; le pelli tirate delle percussioni; il fiato ottonato di sassofono e trombone, e i tasti bianchi e neri di pianoforte e fisarmonica. "Soldato senz'armi” che giunto in Italia porta avanti pacificamente la sua lotta quotidiana per i diritti degli immigrati contro i pregiudizi razziali. “Immigration” è un lavoro che, al di là del valore musicale e artistico, è la testimonianza di “forme altre” di accoglienza, rappresentate nel particolare processo di integrazione e valorizzazione di un musicista straniero all'interno della terra che lo accoglie. Dall’afrobeat in stile Fela Kuti ai ritmi irregolari della tradizione balkan, le scritture musicali passano per gli accenti del reggae, per le manipolazioni del dub, e si contaminano della più moderna sperimentazione elettronica, fondendo la musicalità della parola con il respiro del rap. “Immigration” è un disco senza frontiere, che si arricchisce di correnti musicali diverse, veicolando testi dal forte contenuto sociale. I brani, tutti composti da Idrissa Sarr, sono figli delle lingue che l’artista stesso ha imparato in fasi diverse della sua vita: il wolof (idioma autoctono senegalese), il francese, l’inglese e l’italiano. L’album è una lettera aperta scritta in tredici capitoli-tracce, indirizzata agli immigrati che hanno abbandonato le loro terre d’origine per seguire il sogno europeo, nell’illusione di riscattare la propria condizione esistenziale. Ma si rivolge anche ai paesi che ospitano i migranti nel nome di un’accoglienza non sempre in linea con i più elementari diritti umani. Baye Fall racconta così il desiderio di liberazione dalla schiavitù mentale (Bamba), la condizione di illegalità e la voglia di tornare in Africa (Daw), le rinunce necessarie per mandare soldi a casa e non deludere le aspettative della famiglia (Don’t smoke cigarettes), il sogno di riabbracciare la terra promessa (Africa). Toglie la patina dorata dall’idea del viaggio della speranza in Europa (Kibaar), utilizzando la musica come veicolo libero di un messaggio d’amore universale (Music is my life), denunciando con rabbia il sistema (Fire) senza dimenticare mai il sorriso e la gentilezza di un saluto (Hello). Il disco raggiunge momenti di altissimo lirismo nella title track Immigration, dedicata a tutti gli stranieri lontani dalle famiglie. Baye Fall racconta così “Immigration”: «Ogni brano del disco parla d’immigrazione, di quella cultura che spinge i figli dell'Africa ad emigrare dalle zone rurali in cerca di fortuna, a causa dell'illusione di ricchezza trasmessa dai media, lasciando a volte il proprio lavoro per rischiare la vita in un viaggio lungo e pericoloso. Arrivano in un Paese straniero e vivono spesso di stenti pur di non deludere le aspettative di chi è rimasto a casa in attesa di ricevere i pochi risparmi racimolati. I testi denunciano ogni forma di razzismo, di oppressione e di sfruttamento dei popoli, il lavoro nero, le leggi della non-accoglienza".
Questo cd è promosso con il sostegno di Puglia Sounds- P.O. FESR Puglia 2007/2013, asse IV;
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