lunedì 11 giugno 2012
Uno scintillante programma ciaikovskiano dal 14 giugno con l'eccellente Orchestra "Verdi" di Milano
Il Maestro Zhang Xian (nella foto), direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, è al suo quattordicesimo appuntamento stagionale con la Verdi, all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo di largo Mahler, giovedì 14 (ore 20.30), venerdì 15 (ore 20.00) e domenica 17 (ore 16.00) giugno 2012 (info e prenotazioni: 02.83389401/2/3, www.laverdi.org), per un “tutto Čajkovskij” che sfodera un programma scintillante per un concerto davvero indimenticabile.
Accanto all’esecuzione della Sinfonia n. 5 - che conclude così l’esecuzione integrale della produzione sinfonica cajkovskijana da parte dell’Orchestra Verdi, spalmata tra la stagione corrente e quella passata – ascolteremo infatti anche il Concerto per violino e orchestra in Re maggiore del compositore russo, universalmente noto – tra l’altro - per essere il brano portante della colonna sonora del film Le concert (Il concerto, 2009), del regista romeno-francese Radu Mihaileanu. E lo ascolteremo nella interpretazione di Sergej Dogadin, freschissimo vincitore dell’ultima edizione del Premio Čajkovskij (2011), uno dei più prestigiosi concorsi per musicisti classici al mondo, che esordisce con l’ensemble di largo Mahler.
Con questa direzione, il conductor Zhang Xian dà l’appuntamento al pubblico milanese al concerto inaugurale della XX stagione de laVerdi, il prossimo 9 settembre, al Teatro alla Scala.
Il Concerto in Re maggiore op. 35 per violino e orchestra fu inizialmente giudicato ineseguibile dal solista cui Čajkovskij l’aveva dedicato, il violinista Leopold Auer. Terminato nel 1878, il concerto dovette in effetti attendere tre anni prima di essere eseguito a Vienna da Adolf Brodsky, sotto la direzione di Hans Richter (4 dicembre 1881). Il virtuosismo è posto senza dubbio in primo piano, come nel Concerto n. 1 per pianoforte, specialmente nei due movimenti veloci, ed è tale da renderlo, tecnicamente, uno dei più impegnativi di tutta la letteratura concertistica dell’Ottocento. Il primo tempo, Allegro moderato, presenta una struttura sonatistica assai libera, tipicamente cajkovskijana, che alterna momenti di enfatica magniloquenza a distensioni di languida e commossa cantabilità. La breve Canzonetta centrale ha un carattere liricamente raccolto e osserva una forma semplicissima: una introduzione, una prima parte, una seconda, la ripresa della prima parte, la conclusione con gli elementi dell’introduzione. L’Allegro vivacissimo finale, di un virtuosismo a tratti straripante e di un incalzante dinamismo ritmico, assume anche andamenti popolareschi.
Il concerto, scritto rapidamente a Clarens, in Svizzera, risente del clima di serenità d’animo che ne accompagnò la composizione, essendo ormai passata per il musicista la terribile esperienza matrimoniale. A consigliarlo sulla tecnica dello strumento solista fu il giovane violinista Kotek, allora suo ospite.
Scritta in breve tempo tra il maggio e l’ottobre 1888, la Quinta Sinfonia fu eseguita per la prima volta a San Pietroburgo il 5 novembre di quell’anno, diretta dallo stesso Čajkovskij, riportando un modesto successo. Il compositore, confrontandola con la Quarta, la giudicò, almeno inizialmente, in senso piuttosto negativo; solo in seguito, dopo ripetute esecuzioni, modificò il proprio giudizio, conservando peraltro un’opinione non molto elevata del finale. Una sorta di tema conduttore lega tutti e quattro i movimenti della composizione: il tema, esposto inizialmente dal clarinetto nel registro basso al principio dell’Andante introduttivo, vuole esprimere, secondo l’autore, “una completa rassegnazione di fronte al destino”. L’Allegro con anima che segue sviluppa con drammaticità elementi di motivi già presentati in modo apparentemente neutro: il malinconico primo tema, con i suoi ritmi puntati, e il secondo tema, dall’andamento di danza. L’Andante cantabile, in re maggiore, è di forma tripartita, e si apre con un’accorata melodia del corno; la sezione centrale, come spesso in Čajkovskij, è ricca di slancio, con una espressiva melodia affidata agli archi; prima della ripetizione della prima parte compare, enfatizzato, il tema del destino dell’inizio della sinfonia, che poi torna anche in conclusione. Il terzo movimento, Allegro moderato, è un valzer d’una tristezza pacata tipicamente cajkovskijana. L’introduzione al Finale si apre con lo stesso tema del destino, che compare però, questa volta, in tonalità maggiore, assumendo un carattere di tranquilla rassegnazione. L’Allegro vivace presenta un primo tema in accordi, molto enfatico, e un secondo tema di carattere marziale. Terminato lo sviluppo, una lunga coda in mi maggiore, nella quale il motivo d’apertura del primo movimento torna nuovamente, conduce la sinfonia a una grandiosa conclusione.
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