lunedì 11 giugno 2012
La Fondazione Petruzzelli presenta il Béjart Ballet Lausanne in “Le Presbytère… !” (Ballet for Life)
La Fondazione Petruzzelli propone il secondo appuntamento del cartellone 2012 nel segno della grande danza con “Le Presbytère… !” di Maurice Béjart.
Lo spettacolo del Béjart Ballet Lausanne è in programma al Teatro Petruzzelli di Bari martedì 19, mercoledì 20 e giovedì 21 giugno alle 20.30.
Ad impreziosire le coreografie del grande artista francese le musiche dei Queen e di Wolfgang Amadeus Mozart ed i costumi creati da Gianni Versace.
A curare il disegno luci Clément Cayrol, il montaggio video Germaine Cohen e la realizzazione delle luci Dominique Roman. Lo spettacolo di teatro danza debuttò al Théâtre National de Chaillot (Parigi) nel 1997 con la partecipazione straordinaria di Elton John e dei Queen. Biglietti in vendita al Botteghino del Teatro Petruzzelli e su www.bookingshow.com. Informazioni: 080.975.28.40.
Ecco di seguito, alcune considerazioni del grande Maestro francese, scomparso come noto, nel 2007:
“Le presbytère n’a rien perdu de son charme, ni le jardin de son éclat”
Questo balletto è legato a molti sentimenti che mi appartengono in questo momento. Lo considero un balletto allegro e pieno di gioia, né sinistro né disfattista. Se non dico che è un balletto sulla morte, il pubblico non se ne accorgerà nemmeno. Ispiratomi da Jorge Donn e da Freddie Mercury, non sarà un balletto sull’aids, ma su persone morte in giovane età. Non voglio dire che sono morti troppo presto, perché non sono sicuro che le cose arrivino troppo presto o troppo tardi, in genere arrivano quando devono arrivare. Accanto ad alcuni brani dei Queen metterò qualche pezzo di Mozart per pianoforte, oppure dei brani strumentali, ma nessuna voce perché già tutti i brani dei Queen sono cantati. Anche Mozart è morto in giovane età, a 35 anni, dieci anni prima degli altri due: Freddie e Donn sono morti a 45 anni.
Ecco io lavoro su tutto questo, cerco di approfondire alcune cose, a volte procedo a tentoni, allora riguardo le videocassette dei Queen, ascolto sistematicamente tutti i loro dischi, paragono le diverse registrazioni di ogni brano e ho in realtà un debole per le registrazioni live. Quando registrano in studio sono più lenti, meno trasportati dal pubblico.
Poiché desideravo un titolo che non evocasse nulla, rileggendo Gaston Leroux ho scelto quella che ne Le Mystère de la chambre jaune è la parola d’ordine del detective Rouletabille: “Le presbytère n’a rien perdu de son charme, ni le jardin de son eclat”. Mi è stato poi riferito che questa frase era stata ripresa dai surrealisti e che circolava già “clandestinamente” a quei tempi. E’ in effetti una frase che non significa nulla ma che è affascinante, poeticamente molto bella e musicale.
Desidero che i costumi siano bianchi, completamente bianchi. Ho voluto che li creasse Gianni Versace. Con il bianco si possono inventare delle forme stravaganti, pur mantenendo sempre un certo rigore. Uno dei regali che questa nuova creazione mi fa è l’occasione di lavorare con Gianni. Sono passati alcuni anni dall’ultima volta che abbiamo collaborato. Io amo molto lavorare con lui perché il suo entusiasmo e il suo fervore sono contagiosi. Oltre cento boutique in tutto il mondo portano il nome di Gianni Versace, ma non è questo che mi interessa, e mi chiedo se è questo che interessa a lui. Dal momento in cui iniziamo a lavorare insieme, lui ha le angosce e le manie tipiche di un debuttante, proprio come me. E’ il segreto della nostra amicizia» Maurice Béjart (estratto del volume “La vie de qui?” – Ed. Flammarion, 1996).
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