Nel IV
centenario della morte di Carlo Gesualdo da Venosa, il Festival della Valle
d’Itria mette in scena il dramma musicale in due parti e quattordici scene per
orchestra, solisti e coro. Venerdì 19 luglio, nell’atrio del Palazzo Ducale,
alle ore 21.00, sarà rappresentata per la prima volta in forma scenica e prima
italiana, l’opera scritta da Francesco D’Avalos.
Una performance multimediale. Una video installazione. Musica, canto, video art, danza, prendono corpo da un possente nucleo centrale, metafora dell’anima e della coscienza. Uno spettacolo che usa la musica come punto di riferimento essenziale e si pone l’obiettivo di portare in scena una ricerca visuale e corporea su stati d’animo forti, dalla malinconia alla depressione, dalla paura alla disperazione, passando per le varie facce della follia, nel tentativo di rievocare, così, l’anima tormentata del protagonista, il genio musicale del Cinquecento: Carlo Gesualdo da Venosa. Lo spettacolo concentra ogni sua energia attorno ad un monolite, la scenografia di Justin Arienti, nucleo drammatico pulsante dal quale sgorgano le videoproiezioni di Matthias Schnabel. D’Avalos ha scritto un’opera nella quale i personaggi principali non cantano le parole di un libretto, ma esprimono sentimenti ed emozioni quasi primordiali, la musica riconfermandosi protagonista assoluta del lavoro, trasformandosi nella fisicità stessa dei personaggi e rendendosi essa stessa interprete, personaggio. Questa visione ad un tempo astratta e fisicamente concreta, incontra la cifra stilistica di Lagousakos, completamente estranea ad un racconto didascalico, ad una rappresentazione che non sia simbolica e astratta, e al tempo stesso limpidamente concreta. Sulla scena, tre danzatori, Gloria Dorliguzzo, Marco Rigamonti e Riccardo Calia, daranno corpo ai tre protagonisti del dramma originale, che rievoca i tragici fatti della vita di Gesualdo. Il coro del Teatro Petruzzelli, due solisti, il gruppo di madrigalisti dell'Accademia del Belcanto "Rodolfo Celletti", preparati da Antonio Greco, completano il quadro dei performers, sostenuti dall'Orchestra Internazionale d'Italia e da un ensemble di strumenti antichi. Alla guida della complessa operazione teatrale e musicale ci sarà il giovane israeliano Daniel Cohen, assistente e allievo di Daniel Barenboim, che torna a Martina Franca dopo il concerto sinfonico di chiusura della scorsa edizione del Festival.
Una performance multimediale. Una video installazione. Musica, canto, video art, danza, prendono corpo da un possente nucleo centrale, metafora dell’anima e della coscienza. Uno spettacolo che usa la musica come punto di riferimento essenziale e si pone l’obiettivo di portare in scena una ricerca visuale e corporea su stati d’animo forti, dalla malinconia alla depressione, dalla paura alla disperazione, passando per le varie facce della follia, nel tentativo di rievocare, così, l’anima tormentata del protagonista, il genio musicale del Cinquecento: Carlo Gesualdo da Venosa. Lo spettacolo concentra ogni sua energia attorno ad un monolite, la scenografia di Justin Arienti, nucleo drammatico pulsante dal quale sgorgano le videoproiezioni di Matthias Schnabel. D’Avalos ha scritto un’opera nella quale i personaggi principali non cantano le parole di un libretto, ma esprimono sentimenti ed emozioni quasi primordiali, la musica riconfermandosi protagonista assoluta del lavoro, trasformandosi nella fisicità stessa dei personaggi e rendendosi essa stessa interprete, personaggio. Questa visione ad un tempo astratta e fisicamente concreta, incontra la cifra stilistica di Lagousakos, completamente estranea ad un racconto didascalico, ad una rappresentazione che non sia simbolica e astratta, e al tempo stesso limpidamente concreta. Sulla scena, tre danzatori, Gloria Dorliguzzo, Marco Rigamonti e Riccardo Calia, daranno corpo ai tre protagonisti del dramma originale, che rievoca i tragici fatti della vita di Gesualdo. Il coro del Teatro Petruzzelli, due solisti, il gruppo di madrigalisti dell'Accademia del Belcanto "Rodolfo Celletti", preparati da Antonio Greco, completano il quadro dei performers, sostenuti dall'Orchestra Internazionale d'Italia e da un ensemble di strumenti antichi. Alla guida della complessa operazione teatrale e musicale ci sarà il giovane israeliano Daniel Cohen, assistente e allievo di Daniel Barenboim, che torna a Martina Franca dopo il concerto sinfonico di chiusura della scorsa edizione del Festival.
Ispirato ad un
caso di cronaca nera realmente avvenuto
a Napoli, in una notte del 1590: l’assassinio della nobile e bella Maria
d’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa, duca d’Andria e conte di Ruvo, per
ordine o per mano del marito di lei, Carlo Gesualdo, principe di Venosa, uno
tra i madrigalisti più noti della storia.
Il matrimonio tra Maria e Carlo,
cugini di primo grado, era stato celebrato solo quattro anni prima. Carlo era innamorato e geloso della sua bellissima sposa;
quanto a lei, per i primi tempi svolse in modo inappuntabile il suo
ruolo di madre e di moglie, seguendo
Carlo nei continui spostamenti tra il
palazzo di Napoli e i castelli di Venosa e di Gesualdo e resistendo alle avances dei suoi numerosi corteggiatori. Tutto procedette
normalmente fino al giorno in cui Maria
incontrò Fabrizio Carafa: la passione
travolse i due giovani. Mentre tutti sapevano, il marito preparò accuratamente
la vendetta. Una mattina avvertì Maria
che si sarebbe assentato da casa per un paio di giorni per andare a caccia.
Quella notte stessa, tornato a palazzo,
vi trovò i due amanti che vennero
barbaramente uccisi e martoriati. L’istruttoria del processo durò meno di un
giorno ed il caso fu sbrigativamente archiviato. Per non incorrere nella
vendetta delle famiglie d’Avalos e Carafa, il principe lasciò Napoli e si
rifugiò nel castello di Gesualdo dove, per rendere più confortevole un
soggiorno che si preannunciava lungo, attrezzò una sala di musica ed una
stamperia, con strumentisti, cantori e tipografi alle sue dirette dipendenze,
e fece della sua corte uno dei centri
musicali più rinomati e splendidi del tardo Rinascimento italiano. Nel dramma
di Francesco d’Avalos (discendente della famiglia di Maria), l’intera vicenda
viene rievocata dal principe di Venosa, in punto di morte, come in una sorta di
lungo flash-back.
Soprano: Liana Ghazaryan
Contralto: Sara Nastos
Danzatori
Carlo: Marco Rigamonti
Maria: Gloria Dorliguzzo
Fabrizio: Riccardo Calia
Maestro concertatore e direttore d’orchestra: Daniel Cohen
Regia e coreografia: Nikos Lagousakos
Assistente alla regia: Dimitra Kritikidi
Scene e costumi: Justin Arienti
Video artist: Matthias Schnabel
Gruppo Madrigalistico dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”
Filomena Diodati, Amy Corkery, Candida Guida, Francesco Castoro, Joonas Asikainen
Preparatore gruppo madrigalistico Antonio Greco
Orchestra Internazionale d'Italia
Coro del Teatro Petruzzelli di Bari
Maestro del Coro Franco Sebastiani
In collaborazione con l'Accademia del Belcanto "Rodolfo Celletti"
Contralto: Sara Nastos
Danzatori
Carlo: Marco Rigamonti
Maria: Gloria Dorliguzzo
Fabrizio: Riccardo Calia
Maestro concertatore e direttore d’orchestra: Daniel Cohen
Regia e coreografia: Nikos Lagousakos
Assistente alla regia: Dimitra Kritikidi
Scene e costumi: Justin Arienti
Video artist: Matthias Schnabel
Gruppo Madrigalistico dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”
Filomena Diodati, Amy Corkery, Candida Guida, Francesco Castoro, Joonas Asikainen
Preparatore gruppo madrigalistico Antonio Greco
Orchestra Internazionale d'Italia
Coro del Teatro Petruzzelli di Bari
Maestro del Coro Franco Sebastiani
In collaborazione con l'Accademia del Belcanto "Rodolfo Celletti"
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