lunedì 29 luglio 2013
Il 39° Festival della Valle d'Itria tra luci e ombre
Siamo stati a Martina Franca per trascorrere due serate in pieno relax al Festival della Valle d'Itria. Martina raggiunge i momenti migliori in questi giorni, quando le strade brulicano di turisti stranieri (e non) e si possono ammirare nelle viuzze e nei vicoli splendidi della città barocca tanti momenti di magica poesia.
La magia era anche nella prima delle due serate a cui ho assistito. Una"Serata Wagner", molto attesa, diretta da Fabio Luisi: sinfonie dal Rienzi, dall'Olandese volante, dai Maestri cantori e dal Lohengrin, oltre all'atto primo della Valchiria, interpretato vocalmente da Jan Storey (un usurato Siegmund), Ausyrine Stundyte (una sorprendente Sieglinde) e Gianluca Buratto (un discreto Hunding) . Esecuzioni eccellenti, con l'Orchestra Internazionale d'Italia in ottima forma, attenta a seguire le indicazioni di un Maestro sempre più autorevole e sicuro di sè. Da molti anni Luisi mancava da Martina Franca, dove diresse una Serva padrona e un concerto con La Creazione di Haydn, che ebbi la fortuna di ascoltare. Nel frattempo, ne è passata di acqua sotto i ponti. Il maestro Luisi è diventato una autentica star della bacchetta; oggi dirige come Principal Conductor addirittura il Metropolitan di New York, oltre ad essere di casa a Dresda ed all'Opera di Zurigo.
Una carriera scintillante la sua, che alla fine del concerto è stato premiata da Angelo Foletto con l'Abbiati 2012, consegnato solitamente a Bergamo dall'associazione nazionale critici musicali.
Ieri seconda serata, con la Giovanna d'Arco, omaggio verdiano assolutamente inadeguato alla grandezza del compositore. L'opera è notoriamente bruttina, si sa, regna il classico zum pa pa e andrebbe affrontata con piglio eroico (alla Muti per intenderci), ma qui Riccardo Frizza, che pur riconosciamo quale ottimo specialista di Rossini, non ci pare proprio abbia colto appieno il senso dell'opera verdiana. Tempi lenti, pochissimi accenti, si mira più a cercare coesione con i cantanti ed il coro (l'esemplare della Fondazione Petruzzelli, ottimamente preparao da Franco Sebastiani), che a cercare una teatralità maggiormente corposa.
Sul fronte dei cantanti, annunciati con suon di trombe in conferenza stampa, ci pare che Jessica Pratt, pur ottima belcantista di coloratura, non abbia reso al meglio nel ruolo eponimo, mentre il tenore Jean-François Borras, come Carlo VII, dopo un incipit decisamente incoraggiante, si è un po' perso per strada. Superba, invece, la prova del baritono Julian Kim, con ovazioni a non finire per lui. Ci piacerebbe sentirlo in Simon Boccanegra o in Macbeth, tanto è gradevole la sua vocalità, incastonata da un timbro bello e da una dizione perfetta.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento