La Bohème è stata definita l'opera essenziale di
Puccini ed è fra i titoli più noti del Maestro di Lucca, oltre che conosciuta
in tutto il mondo del teatro lirico internazionale. Grandi interpreti hanno reso celebre le
melodie che cantano l'amore di Rodolfo e di Mimì, e registi illustri (si pensi a Zeffirelli, e non solo) si sono
misurati con la messinscena della Parigi del secolo scorso, piena di luci e
speranze di vivere, ma anche ricca, purtroppo, di povertà e miseria.
La sua importanza, peraltro, non risiede soltanto
nei contenuti musicali drammatici, ma anche nel suo ruolo di opera-svolta della
cultura italiana ed europea, testimonianza cosciente della grande mutazione di
valori degli ultimi anni del secolo scorso. Bohème è infatti la prima opera con
la quale il melodramma italiano abbandona la strada tracciata da Verdi,
consumandone un definitivo distacco dal teatro lirico di derivazione romantica.
L'opera pucciniana ascoltata, ieri sera nel teatro
Traetta di Bitonto, nell'ambito della X edzione del Traetta Opera Festival,
costituisce un passo avanti alla ricerca dell'interpretazione più autentica
del capolavoro. Vuoi per la scelta "quasi obbligata" di sistemare in
scena solo un pianoforte, un coro di bambini (splendidamente preaparato da Emanuela Aymone) ed un coro di adulti ( qui c'era la sapienza invece di Giuseppe Maiorano), ma anche per
l'utilizzo nei tre giorni di esecuzione (il 2, il 3 ed il 4 maggio) di un cast
vocale composto (quasi esclusivamente) di giovani cantanti giapponesi, che fino
a pochi mesi prima conoscevano la Bohème solo di fama, e mai si sognavano di
cantarla.
Il concertatore e fautore di tutta questa bella e incredibile storia è il bravo maestro Vito Clemente, direttore artistico del Festival da diversi
anni, ed ideatore di questo stretto rapporto con il paese nipponico. "Vado
spesso in Giappone a dirigere" ci ha detto alla fine dell'applaudito
spettacolo. "Per una volta, mi è stato detto di portare dei giovani cantanti qui a
Bitonto, e cementare rapporti anche con il turismo e la cultura delle due nazioni". Ed ecco negli ultimi
anni comparire un concorso vocale "ad hoc" ed altre iniziative di sorprendente ed efficace valenza culturale. Bitonto è così diventata in un paio d'anni una sorta di "colonia
nipponica" vera e propria.
Vedendo la Bohème allestita ieri sera musicalmente, con il solo
pianoforte dell'eroico Piero Cassano, diretto con enfasi e trasporto
straordinari da Clemente stesso, ci siamo resi conto come un'opera, se pure di
grande importanza come Bohème possa essere messa sù con pochi denari e tanta
passione. I cantanti, non li nomineremo, ma sono stati tutti bravi e poi, si sa, il giapponese è lingua ostica. Così come il
regista Luigi Travaglio, giovane e combattivo artista, che ha realizzato con
pochi, necessari mezzi l'ambiente giusto per dare almeno l'idea di una Parigi
magica e reliastica. L'emozione la fa da padrone, nelle quasi tre ore di
spettacolo. E siamo felici di aver provato dopo anni di Bohème quel "groppo
alla gola" e quella teatralità genuina e sincera, che evidentemente solo un
opera al pianoforte, può regalarti. Successo di pubblico notevole e meritato. Il 2 giugno la Messa da Requiem di Mozart, nella meravigliosa Cattedrale bitontina, è appuntamento assolutamente da non perdere.
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