venerdì 30 maggio 2014

"Note di un viaggio entusiasmante a Ferrara con l'Orchestra Giovanile del Conservatorio di Foggia" di Antonio Caroccia


"In una giornata dal colore e dal sapore estivo, un piccolo gruppo di ragazzi si avvia verso l’autobus che li condurrà verso un viaggio fantastico. I loro occhi brillano di emozione, di paure, di angosce. Sentono il peso di essere i rappresentanti di una generazione “sfortunata” ma, la loro forza, la voglia di poter dimostrare attraverso la musica di essere per una sera protagonisti, va ben oltre le difficoltà quotidiane.
 Si sa, la situazione della diffusione musicale in Italia è tutt’altro che florida. Del resto, è difficile (a meno che non si tratti dei Wiener o dei Berliner Philarmoniker) trasformare una serata concertistica in evento speciale, quindi la vita di Istituzioni che si occupano di diffondere la cultura musicale di base è veramente dura. Paragonata a quella di un qualsiasi Paese civile, la situazione italiana appare drammatica, soprattutto perché, per i giovani che studiano nei conservatori risulta difficile persino pensare a un posto di lavoro fisso, in una delle tante orchestre presenti sul territorio nazionale. 



Eppure, c’è qualcuno che opera controtendenza, tentando di offrire ai giovani musicisti e al nostro futuro musicale una speranza. Alla mancanza di spazi, di opportunità ci ha pensato il Conservatorio “Umberto Giordano”, che per una sera è stata protagonista assoluta in quel di Ferrara; città piccola, ma attivissima in campo culturale. 
Ebbene sì, per la manifestazione “I Conservatori si incontrano”, l’Orchestra Sinfonica Giovanile del Conservatorio ha avuto l’onore di esibirsi al Palazzo dei Diamanti, in un programma tutt’altro che semplice… attenti, dunque, ai giovani: suonano mille volte meglio di una volta. 
Possiedono professionalità, preparazione, ma soprattutto tanta voglia di suonare insieme. Uno sforzo encomiabile messo in campo dalla direzione del “Giordano” e dal maestro Francesco Di Lernia, che negli ultimi anni ha dimostrato di guardare ben al di là dei confini locali, dando la possibilità alle nuove generazioni di musicisti di potersi mettere in gioco. 
La “piccola” orchestra del “Giordano” è stata accompagnata in quel di Ferrara dal Presidente Alessandro Romanelli, che ha colto fin da subito le potenzialità artistiche dell’Istituto dauno, dimostrando attaccamento e grande entusiasmo per i giovani musicisti. Piccole orchestre crescono. 
Piccole? Si far per dire, perché se suonano come la l’Orchestra Sinfonica Giovanile del “Giordano”, tutto si può dire tranne che siano inesperte, verdi e tenerelle. I ragazzi di questa formazione sfoderano grinta e bravura, da far tremare le gambe ai loro più anziani colleghi. Il concerto affidato alle esperte mani di Rocco Cianciotta prevedeva brani di grande respiro musicale. La “Petite Suite” di Claude Debussy, nell’orchestrazione di Henry Busser; una pagina impressionista dai colori e dalle sfumature luminose: un colore orchestrale che mescola i chiaroscuri dei legni, la dolcezza degli archi e la forza degli ottoni a sostenere il peso armonico, ove la leggera mano del direttore d’orchestra ha trasmesso all’orchestra sicurezza e profondità sonora, in grado di far emergere tutta l’anima impressionista del compositore francese. La “Jazz suite” n. 2 di Dmitri Shostakovich, ove è possibile trovare sicuramente del jazz, ma anche della musica per il cinema muto e, se vogliamo, perfino stile un po’ cabaret dei balletti russi. Il valzer n. 2, poi, eseguito mirabilmente dalla giovanissima orchestra, difficilmente esce dalle orecchie di chi ascolta: la sua apparente semplicità ha un effetto incantatorio e ossessivo.
 Nel mezzo del programma, il grande affresco sinfonico dell’ultima sinfonia londinese n. 104 in re maggiore di Franz Joseph Haydn. Una sinfonia piena di colori e di impasti strumentali, sfarzosi e scintillanti. Così come è stata e si è dimostrata l’orchestra Sinfonica Giovanile del “Giordano”. 
Alla fine bis, ovazioni e soprattutto quel viaggio di ritorno, quel sogno che speriamo possa trasformarsi presto in realtà. Bisogna ammetterlo: la musica, in mano ai giovani, lascia oggi ben sperare."

Antonio Caroccia 

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