giovedì 19 aprile 2012

"Piccolo diario romano" di Giulio Loiacono


"Perso nella capitale della Crisi(o...Nella Crisi?), mi ritrovai con un biglietto in mano. Destinazione Piccolo Eliseo per vedere una pièce dal titolo abbastanza esemplificativo: "Intrattenimento violento" di e con Eleonora Danco, una giovane autrice ed interprete, che, francamente, non conoscevo e che, poi, si è rivelata una bella rossa di talento, anche se troppo, per i miei gusti di "foresto", virante verso il modello coatto romano; in ogni caso, il suo grande mentore e sponsor, presente, non a caso, lì in sala, è il Michele Placido, tra le altre cose, regista all'Eliseo (quello grande), in contemporanea, del " Così è (se vi pare)" di Pirandello. Placido, chiamato, a fine serata, sul palco, come è d'uopo in questi casi, ha concionato la (piccola) folla presente lamentandosi, a giusta ragione, della scarsissima considerazione che riceve l'arte, in "un paese agli sgoccioli - come egli ha efficacemente sottolineato -".
La Danco, apparsa forse emozionata e perciò incerta, data la presenza di "un bel mondo" riunito attorno a lei, da Maria Amelia Monti a Mariangela D'Abbraccio e a tanti altri che non starò qui ad elencare, ha sciorinato questa rapida recita in cui il disadattamento è il filo conduttore. Si va, infatti, dalla coattona, esclusa per definizione, delle periferie, alla ragazza semplice, un po' ruspante e mezza burinaccia, alle prese con genitori e parenti che la opprimono, ma da cui dipende, in tutto e per tutto, tanto da non concepire (ma solo sognare) una vita diversa ed indipendente, e ciò la spaventa a morte.
La galleria dei personaggi si chiude con una riuscitissima interpretazione di una ritardata che non capisce (perché glielo hanno detto al centro di recupero che frequenta) il vero motivo per cui Gesù fosse stato crocifisso. La madre, una efficacissima Lunetta Savino, anche se il mio giudizio è forse velato dalla conterraneità, la "batte" in continuazione cercando, invece, di farla partecipe di una realtà ovvia ed ordinaria; le squaderna a tutta una serie di informazioni, semplici quanto non troppo distanti dal vero, accompagnandole, però, da sonori smadonnamenti romaneschi e da sgridate, che sanno di sfogo per la sua condizione di madre disadattata con figlia "poraccia".
Bravissima la Danco quando, mulinando su se stessa, seminuda, nella penombra del palcoscenico, ansiosamente svela il disagio parallelo del pischelletto maschio.
La terza "moschettiera" della serata, Valentina Lodovini, è la squinzia di questi anni, la facile che dà vita ad una sequela di caratteri monocorde, che va dalla "sgallettata" vista e rivista a Uomini e Donne e Amici, fissata col proprio irresistibile corpo, provando passi di danze improbabili che le procureranno, secondo la sua mente debole, il passaporto per il successo; ovvero la "periferica", eternamente "fulminata", alle prese con un ragazzo che, se la Roma vince, per la felicità, arde dalla voglia di sodomizzarla per festeggiare, e lei, che non vorrebbe perderlo, non sa che fare: accontentarlo, ovvero tenere al suo residuo dignitario, pensando e comprendendo che l'amore non è sempre (o solo?) accontentare l'altro per timore che scappi e che ci lasci soli al mondo.
Un'ultima notazione di merito per la Savino: una autentica maschera barese, che entra in scena travestita da enorme chiattona color ramarro, con zampe da rospo, a rappresentare la sempliciotta pugliese, tutta grugniti dialettali e "madonn' madonn'", che hanno fatto scompisciare lo scrivente, il quale guatava, con rassegnazione mista a divertimento, questa mascherona, vittima della televisione e del suo linguaggio turbinosamente ed inutilmente folle.
Scorato dalla dimensione veritiera, anche se poco profonda, dello spettacolo, ritraversando una Via Nazionale tetra come non mai, ho imboccato la via del ritorno, confessando al tassista che mi accompagnava, più tragico di me, la mia delusione per questa Roma quasi miserabilmente inconcepibile per me e ricavandone consensi amari e sferzanti come stilettate al curaro. E se lo dice anche Placido...."

GIULIO LOIACONO
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