Ha
preso il via ieri sera, con un convincente successo, il Festival pianistico "Città di Corato". La
location, come dicono gli inglesi, non era quella ideale per un concerto di
musica classica ma la riapertura dello storico teatro comunale della ridente
città posta alle pendici dell'Alta Murgia (non oltre dicembre, pare abbia
assicurato il sindaco), colmerà l'imbarazzante lacuna di almeno qualche decennio nella
geografia culturale di Corato.
Due
preziosi concerti per pianoforte e orchestra, l'uno di Mozart (quello in la
maggiore K.414) l'altro di Chopin (il Secondo, capolavoro di sublime, raffinata
eleganza nella romanticissima tonalità di Fa minore) nelle riduzioni per
pianoforte e quartetto d'archi (tanto di moda nella Vienna dell'Hausmusik), hanno offerto l'occasione per apprezzare le
eccellenti qualità tecniche ed espressive del pianista Filippo Balducci, il suo tocco aristocratico e naturalissimo nel superare le intrinseche difficoltà di
entrambi i concerti.
Non
era agevole trovare i giusti equilibri sonori all'interno di una chiesa come
Santa Maria Maggiore, dove l'eccessivo riverbero l'ha fatta spesso da padrone. E a pagarne le conseguenze, talvolta, è stato proprio il Talos, composto peraltro da
solidi maestri del calibro di Pietro Catucci, Rita Iacobelli (Violini), Flavio
Maddonni (viola) e Gaetano Simone (violoncello); in
particolare, durante il concerto chopiniano, dove il Quartetto d'archi è risultato "schiacciato" dall'ottimo strumento suonato da Balducci, un apparentemente docile gran coda
Yamaha giunto da Lecce, capace di sonorità potenti e talora sorprendenti nei
momenti più salienti dell'esecuzione del capolavoro.
Il
dato più importante da registrare nella serata di ieri rinviene comunque dall'incoraggiante presenza di pubblico (la chiesa era praticamente stipata di persone). E per un festival musicale che voglia ripartire, dopo anni di silenzio, è ciò
che conta prima di tutto. Ripartire con entusiasmo e con coraggio.
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