martedì 2 ottobre 2012

La pianista Samantha Simone suona e convince (il pianoforte assai meno) a Palazzo Lanfranchi a Matera



Andare a Matera per un concerto pianistico con musiche di Bach e Schumann è sempre un piacere quando a suonare è una cara amica che ti fa la stessa domanda da anni: "Alessa' quando vieni ad ascoltarmi?"
Non potevo più dire di no. Samantha Simone, nata a Laterza, in provincia di Taranto, ha studiato pianoforte con maestri importanti (tra gli altri spiccano i nomi di Alexander Hintchev, Elisso Virsaladsze, Sergio Perticaroli e Paola Bruni) e si è diplomata al Conservatorio di Pesaro nel 2002, vincendo in seguito numerosi concorsi e premi nazionali ed internazionali. Attualmente frequenta il II anno del Biennio presso il Conservatorio "Duni" di Matera. 

Questo nel suo modo di suonare si nota eccome!  Naturalezza espressiva, tocco da prima della classe, tecnica solida, musicalità coinvolgente ed appassionata. Insomma, una pianista ideale per il repertorio romantico, ed in particolare per quello tedesco. Ed infatti, non a caso, nel concerto che ha proposto nello stupendo Palazzo Lanfranchi, attuale sede del Museo Nazionale dell'Arte Medievale e Contemporanea di Matera, c'erano, oltre al brano bachiano di apertura (il godibile "Concerto Italiano" BWV 971),  risolto discretamente, le "Davidsbundlertanze" op.6 di Robert Schumann, una raccolta, tra l'altro di notevole difficoltà, sia tecnica che espressiva in cui il motto, ricavato da un embrione tematico poi sviluppato e variato in ben 18 "frammenti", fa chiaramente riferimento a Clara Wieck, "immortale amata" e poi sposa (non sempre felice, a dire il vero) del nevrotico compositore.
Il problema di Samantha, l'altra sera, era però quello di dover suonare un lavoro del genere su un pianoforte inadeguato e mediocre, oltre che dalla meccanica approssimativa. Ed in tal caso l'impresa è parsa sin dall'inizio improba; quando si affrontano  pagine così complesse, richiedenti un maniacale attenzione da tutti i punti di vista, non in ultimo le agogiche e le dinamiche calibratissime di cui  fa incetta Schumann nei suoi spartiti pianistici, si rischia a piè sospinto di far brutte figure. Rimandiamo pertanto ad una migliore occasione la valutazione a 360° gradi della Simone come pianista, congratulandoci però con lei, sin d'ora, per il coraggio e la concentrazione che l'hanno animata, nell'oggettiva considerazione delle pessime condizioni dello strumento. Suggeriamo, d'altro canto, al Museo predetto di acquistare, o almeno di dotarsi, di uno strumento quanto meno dignitoso per le prossime occasioni.
Senza dimenticare, oltretutto, che il concerto previsto alle 19.00 è iniziato con oltre un'ora di ritardo...e questo proprio non va bene, nè per la concentrazione dell'artista che deve esibirsi, nè per il pubblico che ha avuto anche troppa pazienza prima di goderselo. Successo comunque assai caloroso.

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