Si tinge di nuovi toni e
prospettive il programma concertistico del Centro di Musica Antica Pietà dei
Turchini per il 2013-2014, e non conosce battute d’arresto l’entusiasmo nel
proseguire la mission di riscoperta e
valorizzazione del patrimonio napoletano nelle
sue connessioni con quello europeo.
Grazie a collaborazioni consolidatesi nel tempo con organizzazioni, festival e centri culturali di respiro internazionale, il Centro si propone di promuovere gruppi ed artisti emergenti e di accoglierne altri di più acclarato prestigio, alternando, come ha sempre fatto, nuove produzioni alla proposta al pubblico di gruppi e programmi di successo.
Il cartellone prenderà il via ufficialmente il 19
ottobre con un appuntamento che si apre al teatro e i suoi contrappunti di
parole, gesti, luci: The Silver Swan
con l’Ensemble rinascimentale Daedalus diretto
da Roberto Festa e Monica Mauch soprano, la scenografia e le
luci di Toni Casalonga è un percorso nella musica elisabettiana
del XVI secolo, un percorso che parla l'inglese della lyra viol e di quella
malinconia che pare turbare le anime degli artisti britannici del periodo, ma è
soprattutto un omaggio al teatro del divino Shakespeare, un monologo
sull’amore, il sentimento che ha ispirato le pagine più dense della nostra
musica. Canta prima l'uomo che scopre l'amore, il piacere della seduzione,
l'estasi dell'istante, la leggerezza dell'emozione. Il nostro eroe si rende poi
conto che l'amore è un sentimento complesso che rima a volte con la sofferenza.
Segue la fase del disincanto, tappa necessaria per ritrovare la retta via e
risorgere verso una "nova vita", un’esistenza nel segno della
saggezza.
Si tratta di un percorso ispirato
alla tradizione dell'antichità, simile a quello dell'Orlando Furioso o di Dante
nella sua "Divina Comedia. The Silver Swan è la storia di un uomo che
traversa l’ombra per giungere alla luce. E di luci ed ombre si è occupato Toni
Casalonga, direttore di Festivoce (Pigna) e scenografo. Luci ed ombre per
accompagnare il pubblico verso la favola e il sogno. Luci ed ombre per evocare
ardore e fragilità, gioia e dolore, consonanze e dissonanze, acuto e grave. Lo
spettacolo sarà accolto dalla Chiesa Anglicana di Napoli e riceve la collaborazione e il patrocinio del
Consolato britannico a Napoli.
Il programma di concerti rivolge uno sguardo privilegiato al mondo giovanile, realtà da sempre in primo
piano nei progetti culturali e formativi della Pietà de’ Turchini, promotrice e
organizzatrice di progetti volti alla crescita
ed all'educazione al gusto e alla scoperta di pagine inedite. Per il Centro è
un Valore ascoltare una musica e
capirne lo spirito, è un Valore
soprattutto contribuire a sostenere una generazione che in futuro possa dire
grazie a chi l’ha preceduta per avergli tramandato una memoria storica, sociale
e culturale, è un Valore trasmettere
a chi viene invitato a viverla un’immagine positiva di Napoli. In questa prospettiva si inquadra il progetto
molto impegnativo dedicato alla ripresa in edizione critica a cura di Gaetano
Pitarresi del capolavoro Porpora-Metastasio Orti Esperidi 23 e 24 novembre nelle due sedi di Gallerie d’Italia
Palazzo Zevallos Stigliano e Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes. Dopo Farinelli
dell’Erminia di Scarlatti proposta nel 2011,
e Faustina Bordoni nel 2012, sarà Marianna Benti Bulgarelli, detta la Romanina
a fare da protagonista grazie alla voce sublime della soprano Maria Grazia Schiavo che canterà nel
ruolo di Venere. A dirigere la partitura di Porpora e a preparare l’ensemble
giovanile della Pietà de’ Turchini ci
sarà Stefano Demicheli, dal
2012 direttore in residenza al centro della Pietà de’ Turchini, con alcune prime parti del suo ensemble Dolce & Tempesta insieme alle voci
selezionate dall’Accademia di Arte
lirica di Osimo, con la quale il centro ha sottoscritto una convenzione
pluriennale. Sarà un’occasione preziosa per mettere in evidenza la
straordinaria ricchezza espressiva degli anni 20 del secolo “luminoso”, quando
intorno ad una star come la Benti Bulgarelli fioriva a Napoli, un entourage che
avrebbe cambiato le sorti della scena musicale e teatrale con riflessi in tutta
Europa. Intorno a quella che fu una musa indiscussa chiamata la “Romanina”,
concentrarono le loro idee figure che determinarono una rivoluzione
drammaturgico-musicale ed artistica epocale: il giovane Metastasio scrisse per lei i suoi primi grandi libretti e le prime
produzioni destinate al circuito privato della capitale vicereale, avvalendosi
di compositori tutti proiettati verso un linguaggio musicale che avrebbe
unificato un’Europa allargata i cui confini si estendevano da Lisbona e San
Pietroburgo. Porpora è certamente uno dei nomi che segnò questa scena e gli
Orti Esperidi su testo di Metastasio, sarà un evento idealmente riconducibile
ad un cerimoniale cortigiano che porterà il centro alla ribalta internazionale grazie anche
ad un accordo con la piattaforma web u-sophia.com, con la quale la
Fondazione Pietà de’ Turchini ha aperto un centro d’arte permanente online per
la trasmissione in live streaming e l’archiviazione in memoria permanente di
tutte le sue manifestazioni.
L’esecuzione degli Orti Esperidi si lega alla organizzazione di un convegno internazionale sulle grandi
attrici cantanti dal ‘500 al ‘700 in collaborazione con l’Università degli
Studi di Firenze e con il coinvolgimento di un comitato scientifico costituito da Siro Ferrone, Francesco
Cotticelli, Rosy Candiani, Paologiovanni Maione, Mariafederica Castaldo,
Gaetano Pietarresi . Quale seguito di questo progetto il 17 gennaio sarà la
vincitrice della scorsa edizione del Concorso di Canto Giuseppina Bridelli a cantare nel ruolo della Benti Bulgarelli in
un recital con l’ensemble Concerto de’
Cavalieri diretto da Marcello Di
Lisa su autori come Sarro, Scarlatti, Vinci.
Quale contributo alle
celebrazioni per il IV centenario della morte di Gesualdo da Venosa, il centro
ha chiamato una formazione al suo debutto a Napoli che trova accoglienza nei
maggiori festival di musica antica europei, l’Ensemble Odhecaton diretto da Paolo
Da Col con il programma Tenebrae previsto
il 6 dicembre che accosterà ai responsori del sabato santo di Gesualdo autori
come Sciarrino, Scipione Stella.
Sulla scia del successo dello
scorso anno, si onorerà il 27 gennaio la Giornata
della Memoria con l’esecuzione del Don
Giovanni di Mozart nella trascrizione del 1788 (un anno dopo il debutto) di
Johann Nepomuk Wendt (1745-1801)
secondo oboe dell'Orchestra del Teatro di Corte a Vienna, affidata
all’esecuzione del Quartetto Gagliano.
La sua splendida versione per quartetto del Don Giovanni, realizzata nel 1788,
testimonia la sua capacità di affidare ai quattro archi parti di solista, di
comprimario e nel contempo di accompagnamento orchestrale, con una democrazia
sonora e sensibilità timbrica, rara in un periodo in cui il quartetto d'archi
era ancora sostanzialmente un primo violino accompagnato da tre comprimari. Tra
febbraio ed aprile saranno introdotti per la prima volta al pubblico del Centro
artisti come Stefano Bagliano, Andrea
Coen nella esecuzione di un programma bachiano, Evangelina Mascardi e Lincoln Almada con un progetto intorno
all’arpa gesuita e alla tradizione musicale delle missioni spagnole in sud America, qualche talento emergente come Rossoporpora, specializzato nel
repertorio rinascimentale e distintosi quale gruppo migliore nell’ultima
edizione dello Showcase del REMA a Marsiglia. E ancora Francesco Gesualdi, straordinario virtuoso della fisarmonica,
strumento la cui versatilità è ancora da valorizzare per la musica colta, che
proporrà nel suo programma dal titolo “AntiContemporaneo” anche un inedito
Gesualdiano insieme ad autori del Novecento. Un’altra pagina della nostra
gloriosa storia musicale sarà Lo Stabat
Mater di Logroscino affidato alle cure del direttore Stefano Demicheli e alle prime parti dell’ensemble Dolce &
Tempesta per contribuire alla seconda
edizione della Gionata Europea della Musica Antica promossa dal REMA (Rete
Europea della Musica Antica), con la collaborazione della European Broadcasting
Union e di Radio 3. Altro appuntamento di grande impatto emozionale sarà quello
fissato l’8 marzo per la Festa della donna con La Reverdie, intitolato I
Dodici Giardini Cantico di Santa Caterina
da Bologna (1413-1463) in un ideale accostamento a Santa Caterina da
Siena che da il nome all’ex monastero di clausura dove trova la sua sede
operativa la Pietà de’ Turchini.
Clarissa, fondatrice del monastero del Corpus Domini di Bologna, è la
prima donna nella storia europea di cui si conservano gli autografi di un gran
numero di opere lettere, diversi scritti spirituali, laude. Nel monastero di
Bologna si conservano anche i suoi dipinti e una violeta da lei suonata: il più antico esemplare di strumento ad
arco attualmente noto.
Delle laude di Caterina non è
rimasta scritta la musica, ma dalle sue opere sappiamo che il canto delle laude
è per lei uno stile di vita, di preghiera, di catechesi, così come anche la sua
arte figurativa può essere definita un “pregare con le immagini”. Il canto
scandiva la vita del convento come quella dei campi, delle botteghe, delle
strade. Tuttavia per Caterina e le sue consorelle la consapevolezza riguardo
alla musica quale dono di Dio a sollievo dell’anima e del corpo si traduce in
canti che prolungano, dilatano, amplificano il tempo di preghiera, in modo che
la preghiera avvolga ogni momento dell’esistenza. Una testimonianza suggestiva,
e insieme uno dei pochi documenti sul canto polifonico delle laude nel convento
femminile.
Lorenzo Ghielmi con la Divina Armonia accosterà autori di scuola
napoletana come Avitrano a Corelli e Vivaldi, mentre Emanuele Cardi eccellenza organistica della Campania alla guida
dell’Ensemble giovanile proporrà ad aprile “...lo
stupore del tasto, e con le mani, e con la penna..." concerti per ogni
sorta di strumento da tasto e orchestra - dal fondo della Biblioteca di
Montecassino, con il quale presenta
inediti della scuola napoletana dedicati allo "strumento da
tasto" solista. Una prassi molto comune, dettata anche dal fatto che
spesso il "concertatore" era anche un virtuoso cembalista e/o
organista nonché provetto compositore per motivazioni contingenti il suo ruolo
di maestro di cappella o alla corte reale.Un repertorio ancora poco esplorato
se non per pochi esempi limitati ai più famosi e celebrati concerti di Haendel
o di Sammartini. Ai giovani
orchestrali, e alle eccellenze musicali del territorio come Luca Signorini, Pierfrancesco
Borrelli, Raffaele Tiseo, Antonio Maione, si affiderà il compito dal forte valore simbolico: recuperare la memoria di un
sistema didattico che nei secoli XVII e XVIII fu considerato
all’avanguardia; aprire le porte della Chiesa di San Rocco, di origine
Cinquecentesca, affidata dalla Curia alla Pietà de’ Turchini, per sottrarla al
degrado e all’incuria, attraverso dei programmi di Residenza Creativa–Re.Crea-
cui far partecipare giovani talenti del mondo dell’arte, della musica,
del teatro, con l’obiettivo di favorirne il difficile passaggio dalla
condizione di discenti a quella di professionisti. Una grande responsabilità da
parte della Fondazione, che da inizio ad un nuovo percorso quanto mai impegnativo,
nella convinzione che un segno di incoraggiamento alle nuove generazioni sia
una forma di resistenza ‘attiva’ contro la severità e l’asprezza del momento
storico in cui ci si trova ad operare.
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