Abbiamo visto (finalmente) uno spettacolo bellissimo, degno di tal nome, curatissimo nella scene e nella regia; non meno da apprezzare, per la giovane compagnia di canto e la strepitosa direzione d'orchestra. Coro e orchestra eccellenti, pubblico naturalmente in visibilio.
Non sto raccontando un sogno. La produzione del cappello di paglia di Firenze
andato in scena sabato sera al Petruzzelli, capolavoro godibile e raffinato
prodotto dal genio assoluto di Nino Rota, resterà per davvero una pietra
miliare nella carrellata di titoli che dal 2009 abbiamo puntualmente seguito. L'elenco
delle opere di Rota, si sa, non è affatto risicato. Due, peraltro, sono le sue
creazioni più popolari. Il cappello di paglia e la Napoli milionaria. A Bari, come è noto, il Cappello andò in scena già una decina d'anni fa al Piccinni, con la regia di Alessandro
Piva (l'aiuto regista era, guarda caso, Elena Barbalich) ed un cast
interessante. Qui però, al Petruzzelli, ci pare, che l'opera abbia acquistato
un fascino ed una eleganza incredibili. Merito, non solo della Barbalich, che
ha maturato un'idea splendida di "far teatro" divertendo, ma anche
della geniale scenografia di Tommaso Lagattolla, autore eccelso anche dei
costumi, oltre che del perfetto disegno luci di Michele Vittoriano e delle
dinamiche coreografie di Danilo Rubeca. La vicenda di Labiche, trasformata come
si sa, in un fantasmagorico film muto da Renè Clair, rivive qui al Petruzzelli
con una leggerezza ed una simpatia uniche. Merito anche di una direzione
calibrata ed equilibrata di Giuseppe La Malfa, giovane direttore di cui
sentiremo sicuramente parlar in futuro. Un ragazzo che è nato in Sicilia, ma si
è affermato qui a Bari in conservatorio, alla scuola di direzione d'orchestra
del maestro Rino Marrone. Sin dalla brillante ouverture La Malfa è salito in
cattedra, regalandoci dinamiche sottili e brillantezza eccellente nel dipanarsi
dei tratti principali dell'opera. Perfetta la sua direzione, anche nel seguire
amorevolmente i cantanti. Tutti giovani e di talento, a cominciare da Giulio
Pelligra (Fadinard), Pietro Bianco (Beaupertuis), Francesco Castoro (nel doppio
ruolo dell'esilarante zio Vezinet e di Achille), Francesco Paolo Vultaggio
(Emilio), Marco MIglietta (Felice), Pasquale Scircoli (una guardia), Giuseppe
Ippolito (caporale). Ed ancora: l'ottima Damiana Mizzi (Elena) Francesca
Bicchierri (Anaide), Francesca Ascioti (Baronessa di Champigny) ed Annamaria
Bellocchio (La modista); infine bravo anche Domenico Passidomo (nella parte del
violinista Minardi). Un cast numeroso, giovane e adeguato, in cui la ciliegina
sulla torta era costituta dalla presenza trascinante, eccellente ed
impareggiabile di Domenico Colaianni nel ruolo del suocero "rompino" Nonancourt
. Un ruolo che sembra cucito perfettamente sulle sue spalle, recitato e cantato
meravigliosamente. Pubblico in visibilio, grandi ovazioni per tutti, ma
soprattutto per la regista Barbalich ed il direttore La Malfa, coautori di uno
spettacolo bellissimo e pienamente convincente. Si replica domani e giovedì 18.
Si spera davvero, che siano recite pienissime. Lo spettacolo lo merita!
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