lunedì 12 gennaio 2015

Roberto Abbado inaugura la stagione sinfonica 2015 del Petruzzelli con un convincente successo


Un concerto nato sotto i migliori auspici, non può non portare ad un franco e convincente successo. E' accaduto proprio così sabato scorso, quando Roberto Abbado (nella foto) ha diretto, con la sua consueta autorevolezza ed il suo indubbio carisma, il concerto di apertura della stagione sinfonica del Petruzzelli.
l'Orchestra ed il Coro del Teatro, va detto, sono ormai arrivati alla prova della loro maturità. In un programma, solo di apparente facilità, si sono cimentati con bravura ed impegno più che lusinghieri. La serata, si apriva con la bellissima Messa dell'Incoronazione  K.317 di Mozart, appartenente al periodo (1779) in cui il Salisburghese scriveva lettere di fuoco contro la sua "odiata" Salisburgo e cercava all'estero le sicurezze ed i successi meritati. L'opera che dura una mezz'ora abbondante gode di momenti di rara espressività. La linea armonica e melodica del grande Amadeus è ormai pienamente tracciata; siamo nel mezzo della sua geniale maturità! Si ascolti la freschezza unica del Kyrie o la struggente nostalgia dell disegno melodico dell'Agnus Dei, divinamente cantato dalla eccellente Maria Grazia Schiavo, per capire a che altezze sublimi sapeva giungere la sua Musica. Abbado si lascia andare con sensuale morbidezza e "canta" una Messa, tra le migliori di Mozart. Buono il quartetto vocale, di levatura indubbiamente internazionale, in cui oltre alla Schiavo, si sono ottimamente distinti Daniela Pini, Robin Tritscher e Christian Senn.
 Affiancata alla sacralità mozartiana, c'era da ascoltare, nella seconda parte, anche la Prima Sinfonia di Brahms, altro organico, ben più ampio, e raro respiro romantico del Maestro nordico, così pensoso ma anche trascinante nelle sue arcate corpose di beethoveniana memoria. Qui l'Orchestra, grazie ai suoi stupendi archi,ed anche a fiati e legni ragguardevoli, raggiungeva vette sublimi.
Abbado sa condurci in un mondo di straordinaria intensità e passione romantioca, ma lo fa senza forzare la mano con tempi vorticosi, e fa mirabilmente respirare l'Orchestra; è questo è un segno di grande, sincera saggezza. Perchè nessuno MAI ha detto che con Brahms si può  e si deve "correre"! Pensiamo, per esempio, alla leggendaria lezione di un Klemperer o di un Giulini.
Alla fine della serata, dopo il galoppante ed entusiastico Allegro finale, si è scatenata la lunga serie di applausi ed ovazioni meritate da parte di un folto pubblico, all'indirizzo del nipote dell'indimenticato ed indimenticabile Claudio. Anche lui, come lo zio più illustre, ha fatto tanta, tantissima strada nella sua vita professionale ed artistica, e noi da parte nostra, ne siamo davvero molto felici.

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