sabato 7 novembre 2015
Ieri sera al Petruzzelli un tiepido successo per la convincente Bohème di Stefanutti.
Quello che subito impressiona lo spettatore de La Bohème di Puccini, tra le opere più popolari e appassionanti del teatro ottocentesco, è senz'altro quello di vedere il teatro Petruzzelli, per la prima volta "Tutto esaurito". Platea e palchi stracolmi di persone (ma sarà così per tutte le dieci repliche in programma? Ne dubitiamo.), terzo e quart'ordine al limite del "sold out". Eppure Biscardi aveva preannunciato in conferenza stampa, che il politeama difficilmente si riempie così. Ed invece, diciamolo pure, questo è accaduto. Per fortuna, aggiungiamo. L'allestimento coprodotto alcuni anni fa dal Comune di Padova e dall'Opera Estate Festival Veneto di Bassano del Grappa, è stato di gradevole effetto cinematografico, un bianco e nero delicato, che sfociava però in un grigiore complessivo, che solo gli abiti (disegnati dallo stesso regista) del giovane cast rendevano appena più colorato e variopinto. Una regia "poetica", Anni Trenta, dal sapore cinematografico, quella di Ivan Stefanutti, e per l'appunto di un certo interesse, che ha comunque convinto i numerosi spettatori presenti.
La direzione d'orchestra, affidata invece a Maurizio Barbacini, un veterano del teatro d'opera statunitense che ha raccolto molti successi negli ultimi anni, ha mostrato una gradevole intesa con la nostra giovane Orchestra del Petruzzelli, protagonista di una ottima esecuzione. Da incorniciare il secondo atto, con il Coro del Teatro e delle Voci Bianche, preparati a puntino dai due maestri, rispettivamente Franco Sebastiani ed Emanuela Aymone, che si sono applicati al massimo delle loro possibilità, meritando l'apertura insolita del sipario a fine atto.
Ma veniamo al cast, la parte forse più significativa dell'opera di ieri. Si sono distinte, va detto, la voce fresca e squillante di Ivan Magrì (Rodolfo), quella altrettanto educata e ben articolata della talentuosa Alessandra Marianelli (Mimì) e della buona Musetta divertente e sensuale di Francesca Dotto. Bravo lo Schaunard di Julian Kim ed il Marcello di Giorgio Caoduro, oltre al Colline esemplare di Dario Russo (protagonista nella sua aria triste e compassata della zimarra). Finalmente un ottimo Parpignol, cantato con eccellente timbro vocale da Raffaele Pastore.
Insomma, ve detto, oltremodo ragguardevole il cast con voci tutte giovani e brillanti, molto spesso al loro debutto nel ruolo. Nonostante, la Musica sia melodicamente trascinante e travolgente nell'enfasi pucciniana, il pubblico è parso, invece, quasi "addormentato" e nemmeno la fine dell'opera lo ha risvegliato dal suo sonno intiepidito. Successo sì, ma più di cortesia.
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