Wolfgang
Amadeus Mozart lasciò il suo "Requiem" incompiuto e solo dopo la sua
morte esso fu completato da altri compositori della sua Scuola, secondo le
stesse indicazioni fornite dal Maestro attraverso una notevole messe di appunti
ed abbozzi ritrovati in vari punti della casa dalla moglie Costanza.
Il mistero
che avvolge quest’opera è stato peraltro oggetto per decenni di accanite
dispute tra i musicologi più agguerriti. Dal
canto nostro, non vogliamo, né siamo in grado certamente di proporre un nostro
personale punto di vista nel merito della misteriosa vicenda, né tanto meno di
avanzare un’ipotesi attendibile differente da quelle espresse nel corso degli
anni da valenti studiosi del Salisburghese.
È probabile che il velo di mistero
che è stato disteso da sempre sulla sua opera estrema non potrà forse mai
essere completamente chiarito con i crismi della autentica verità storica. Di
sicuro sappiamo solamente che circa due mesi dopo la morte di Mozart, la vedova
Costanza Weber consegnava all’incaricato del Conte Walsegg la partitura
completa della Messa assicurandone l’originalità; soltanto molto tempo dopo
ella improvvisamente rivelava la verità e si veniva pertanto a sapere come il
musicista Franz Xavier Sussmayr, allievo di Mozart, fosse l’artefice del
completamento dell’incompiuto Requiem.
Dei
dodici brani ivi contenuti, Mozart aveva composto interamente solo l’introitus
ed il Kyrie, mentre gli altri pezzi sino al Lacrimosa li aveva dettagliatamente
stesi con tutte le parti vocali e strumentali conduttrici. Sussmayr si occupò
di scrivere gran parte di ciò che effettivamente non c’era (o era allo stato di
abbozzo) e di strumentare con più accuratezza quanto lasciato dal suo
primigenio Autore.
Lo
stile del Sussmayr non aveva certo il gusto e le qualità sopraffine di Amadeus,
ma era se non altro nella linea approssimativa della sua Scuola. Sebbene,
alcune pesantezze strumentali venivano ad essere inconciliabili ed incongruenti
con le straordinarie opere coeve del nostro (si pensi per esempio allo stesso
Ave verum ed al concerto per clarinetto
ed orchestra, così straordinariamente solari e nella loro aerea levità).
Con
il Requiem, il Flauto magico e le sue ultime sinfonie Mozart pose anche nel
campo della musica sacra l’ultima pietra miliare di uno straordinario edificio
artistico da lui approntato in soli trent’anni di attività creativa miracolosa.
Se
nel Flauto egli annunciava la dottrina del reciproco amore come unica strada
percorribile per il raggiungimento della salvezza, mascherando solo
apparentemente la sua filosofia massonica di simboli innocenti e favolistici,
nel Requiem egli racconta la redenzione attraverso l’amore inestinguibile per
un mondo migliore, con una serenità solo a tratti velata da una nota di mestizia.
Si
ascolti in proposito il Dies Irae, con la tiepida e commossa eccitazione del
quale è pervaso, il Confutatis così intriso di dannazione drammaturgica e di
orrori spaventosi, o il celestiale Voca me sussurrato dalle espressive voci
femminili che rievoca la spazialità mistica dei Maestri polifonici
rinascimentali.
Il
Flauto magico in campo operistico ed il Requiem in campo liturgico,
rappresentarono fra l’altro luminosi quanto irrinunciabili archetipi per altri
celebrati musicisti quali Beethoven, Schubert e Brahms. Con questo Requiem
l’Arte mozartiana assurse a livelli supremi di perfezione magistrale ed
espressiva...nonostante la mano poco felice del Sussmayr!
Al Petruzzelli di Bari il Requiem è andato in scena praticamente a...Natale (idea indubbiamente poco felice). L'Orchestra ed il Coro della Fondazione in gran spolvero, diretti magistralmente da Karl Heinz Steffens, ex oboista dei Berliner, hanno regalato con sensibilità e musicalità preziose i punti nevralgici della partitura. Buone anche le parti vocali. Caloroso successo di pubblico.
Purtroppo, come spesso accade, all'esterno del teatro, ci sono state contestazioni all'indirizzo del commissario Fuortes con una fastidiosa sirena, che ha non poco disturbato l'andamento dell'esecuzione. Mentre scriviamo, intanto, è stato ufficialmente offerto l'incarico di nuovo sovrintendente dell'Opera di Roma a Carlo Fuortes.
Bari si fa - non so quanto colpevolmente - scappare un potenziale ottimo sovrintendente. Speriamo almeno in una virtuosa e fruttuosa collaborazione fra Petruzzelli e Opera di Roma col suo direttore onorario a vita Riccardo Muti
RispondiEliminaCerto. Speriamo proprio di sì :)
RispondiElimina