Si
è svolto ieri pomeriggio l’incontro pubblico nell’ex Palazzo delle Poste organizzato
dal Gruppo pugliese Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
(SNCCI) sul tema della distribuzione cinematografica. L’incontro, in
collaborazione con il corso di Laurea in Scienze della comunicazione del
Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione
dell’Università di Bari, è il secondo di un ciclo (il primo si è tenutosi lo
scorso giugno con focus sul comparto dell’esercizio cinematografico).
Ad
aprire i lavori, la relazione di Luigi
Lonigro, direttore 01 Distribution e vice presidente nazionale dei
distributori cinema, che del passaggio obbligato al digitale che investirà la
distribuzione e l’esercizio cinematografico in Italia ha tracciato un quadro
non allarmante, di cui ha messo in evidenza prospettive e opportunità: “Il 2014
sarà l'anno del digitale, anzi sarà l'anno in cui tutti insieme lavoreremo per
sfruttare al meglio le mille opportunità che il digitale offre. L'anno che va a
finire invece è stato l'anno della digitalizzazione delle sale
cinematografiche, un cambiamento tecnologico epocale paragonabile solo al
passaggio dal muto al sonoro”.
A
seguire, il regista Maurizio Sciarra,
coordinatore nazionale dell’associazione “100 autori”, che ha fatto il punto
sulle criticità che comunque stanno caratterizzando questa rivoluzione. “Anche
sul piano della sostenibilità - ha ribadito - tale rivoluzione sarebbe dovuta
avvenire in poco tempo: “Noi tutti stiamo ancora pensando analogico e questo
non va bene. Il piccolo esercente ha bisogno che qualcuno gli dia il
film da proiettare e si rivolgerà a colui che ha, o rappresenta. il prodotto di
più successo, ma se costui programma venti sale sul territorio allora significa
che ha potere decisionale sul pacchetto. Il mercato del cinema italiano non è
libero”.
Il critico
cinematografico Alfonso Marrese ha
illustrato poi la situazione
pugliese che vede la digitalizzazione delle sale completa solo al 61,8% (154 su
230 schermi), sottolineando le conseguenze derivanti dalla chiusura di quelle
nei piccoli centri con un detrimento non solo nell’offerta, ma anche nei luoghi
di aggregazione sociale. Tornando al contesto nazionale ha portato infine
l’esempio virtuoso dei francesi che scommettono da sempre sulla cultura; l’IVA
su libri e teatro, e da gennaio 2014 per i biglietti del cinema, è ridotta a
una percentuale vicina ai generi di prima necessità.
Condividendo le posizioni di
Sciarra, Giovanni
Costantino,
presidente della società Distribuzione Indipendente, ha fatto notare come il
mercato sia morto, non esista. E come a fare le spese di un programma di
digitalizzazione condotto in maniera selvaggia e affrettata siano stati
principalmente gli autori. “I registi meritevoli e di talento preferiscono
andare all’estero – ha detto - dove lavorano, sono apprezzati e ‘hanno anche
fatto i soldi’. Purtroppo molti di questi film non riescono ad arrivare nemmeno
al pubblico. A conclusione del suo intervento l’anteprima del teaser trailer di
Spaghetti Story, la nuova commedia di
Natale distribuita con tecnologia digitale HD per piccoli e medi schermi a
chilometro zero, attraverso internet.
Non
concordando con molti degli interventi precedenti, Patrizia Lonigro, responsabile dell’agenzia regionale di
distribuzione Class Cinematografica, ha sottolineato la dura realtà in cui
occorre scontrarsi, fatta di leggi univoche su un mercato dove il peso maggiore
lo gioca l’investimento pubblicitario che orienta comunque i gusti del
pubblico. La progressiva sostituzione per gli esercenti, già in atto dal 2010
per il diktat hollywoodiano, della proiezione analogica in favore di quella
digitale, rischia di vedere penalizzate, se non definitivamente chiuse il 30
giugno prossimo, in particolare le monosale. L’intervento statale con il
credito d’imposta e con un particolare sistema di rimborso (Virtual PrintFee) a
carico delle società di distribuzione che ricalca un analogo accordo
internazionale operato a favore dei due grandi gruppi di esercizio, come The
Space Cinema e Uci, potrebbe infatti rivelarsi insufficiente.
Francesca Rossini, in rappresentanza dell’Agis di
Puglia e Basilicata, a sostegno di quanto affermato già da Luigi e Patrizia
Lonigro ha dichiarato che la situazione – a suo giudizio – non è catastrofica. “L’innovazione
è necessaria e la vera forza non è nel mezzo, ma nelle idee e nei contenuti. La
digitalizzazione avrà come primo risultato la multiprogrammazione nelle sale
con l’apertura fin dalle prime ore del mattino e la nuova mission di formare e fidelizzare il pubblico”.
Delle
21 sale cinematografiche di qualità del Circuito regionale “D’autore” ha
parlato successivamente il direttore artistico Angelo Ceglie: “Sono stati finora 400 gli eventi gratuiti ospitati
dal Circuito e 40 i titoli esclusivi, opere in arrivo da festival
internazionali o considerate minori che diversamente non avrebbero avuto
ulteriori visioni. I titoli sono sempre concordati con gli esercenti che se da
un lato hanno quadrato il bilancio grazie al sostegno finanziario derivante dai
fondi europei, dall’altro hanno visto crescere un pubblico che ha non soltanto
aperto il proprio sguardo, ma si è arricchito, cercando con più frequenza non
solo una visione cinematografica, ma l’appagamento di un’esperienza condivisa”.
Carlo Gentile, critico cinematografico del
Gruppo Puglia del SNCCI, ha infine sviluppato una lettura trasversale del tema,
coniugando in una chiave “glocal” la dimensione regionale, nazionale e
soprattutto internazionale del prodotto cinematografico italiano. Sulla base di
una nota del presidente dell’Anica di alcuni anni fa, i cui auspici di crescita
sono stati disattesi dai ben più modesti numeri attuali, Gentile si è molto
soffermato sulla diffusione sui mercati stranieri, in particolare su quelli
asiatici, su cui è molto attivo, dei film nostrani. Dunque sul livello di
attenzione che questi film, debitamente e adeguatamente esportati
ottengono.
Moderato dal fiduciario del Gruppo Puglia del
SNCCI, Anton Giulio Mancino, il panel di relatori ha concorso a restituire
una visione d’insieme del contesto generale e locale della distribuzione
cinematografica, tenendo conto necessariamente di posizioni anche contrastanti.
Tra punti di vista diversificati, che chiamano in causa le ragioni degli autori
e dei distributori, quelle dell’arte e del mercato, del quadro nazionale e di
quello regionale, lo scopo dell’incontro è stato raggiunto. Ossia di offrire
agli addetti ai lavori, agli studiosi, agli appassionati di cinema uno spazio
aperto e franco di incontro e confronto che molto spesso è
mancato. Indispensabile a comprendere – come recita il titolo del ciclo: “Lo
stato delle cose – Le politiche cinematografiche in tempo di crisi".
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