lunedì 2 dicembre 2013

Super Nucci entusiasma il pubblico del Petruzzelli


La Fondazione Petruzzelli, dopo l'applauditissimo Falstaff della settimana scorsa, va avanti con la sua stagione concertistica - anch'essa in verità veleggia verso la fine - con un concerto cameristico che vedeva protagonista il grande baritono italiano Leo Nucci.
Giovepluvio ci ha messo del suo, la scrosciante pioggia di sabato ha infatti allontanato molti appassionati dalla bella serata. Il teatro Petruzzelli non era, va detto, "pieno come un uovo".
Nucci, classe 1942, è un baritono dalla lunga carriera, che partì nel 1967 con il Figaro del Barbiere di Siviglia allo Sperimentale di Spoleto. Ha studiato canto con il maestro Bigazzi e si è poi perfezionato a Bologna con Marchesi. La sua significativa vita artistica si è affermata in tutto il mondo; diretto dai più celebri direttori d'orchestra (Abbado, Bartoletti, Chailly, Giulini, Karajan, Kleiber e Levine), ha partecipato a numerose incisioni discografiche. A Bari mancava dal 2007, quando al Piccinni interpretò con successo il personaggio di Gianni Schicchi.
L'altra sera presentava, insieme ad un ensemble come l'Italian Opera Chamber Quintet, un articolato omaggio al grande compositore di Busseto nel bicentenario della nascita. Si partiva da tre interessanti preghiere giovanili ("La preghiera del Poeta", "Sgombra o gentil" e "Deh, pietoso, oh addolorata") e si proseguiva poi con alcune famose arie e romanze da opere come il Nabucco ("Dio di Giuda"), l'Attila ("Dagli immortali vertici") e i Due Foscari ("O vecchio cor che batti"). Il tutto intervallato da alcune trascrizioni e arrangiamenti di opere come l'Aida e ilFalstaff, curati dall'ottimo pianista Paolo Marcarini.
La vocalità di Nucci ha del miracoloso: nonostante i 71 anni suonati, riesce sempre a mantenere una sicurezza ed una disinvoltura vocale di notevole personalità. Il legato è eccellente e la voce conserva ancora una pastosità timbrica ed una potenza di emissione degne di nota.
Sopratutto nella seconda parte, abbiamo vivamente apprezzato le arie dalla Traviata ("Di Provenza il mare il suol") e dal Ballo in maschera ("Eri tu che macchiavi"). Degna di rilievo anche la meno celebre "In braccio alle dovizie" dai Vespri. Mentre cantava, Nucci si accompagnava con dei gesti direttoriali, segno della sua profonda conoscenza della musica.
Il concerto, applauditissimo anche più di quello di Mariella Devia, si è concluso con la lunga scena  tratta dal Don Carlo, con la morte finale del Marchese di Posa ("Per me giunto è il dì supremo"). Una delle più belle e struggenti pagine verdiane: il teatro è venuto giù.

Generosamante, Nucci ha continuato a cantare, proponendo succulenti bis (RIgoletto e Trovatore in primis) e ringraziando il pubblico per la bella accoglienza.

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