lunedì 12 ottobre 2015

Il 13 e 14 ottobre si esibisce l'Academia Graecensis di Graz a Bari e Molfetta per Orfeo Futuro.


Prima della metà del Settecento c’era un modo di suonare il violino che oggi nessuno utilizza più. E che l’Academia Graecensis di Graz continua, invece, a mantenere vivo interpretando un repertorio di musiche risalenti persino al XVI secolo. Musiche al centro del doppio concerto «La mano dell’arco», in programma martedì 13 ottobre nell’auditorium Vallisa di Bari e mercoledì 14 ottobre nell’auditorium del Museo Diocesano di Molfetta, sempre alle ore 20.30, con cui Anima Mea, il festival diretto da Gioacchino De Padova nell’ambito della rete Orfeo Futuro sostenuta da Puglia Sounds, si congeda dal pubblico per il 2015 ospitando l’ensemble austriaco in una prestigiosa coproduzione con Grandezze & Meraviglie Festival Musicale Estense di Modena (biglietti euro 5, ridotti euro 3 - info 3286677282 oppure www.animamea.it/animamea2015 - visite guidate un’ora prima dei concerti).

Come ricorda David D. Boyden nel libro The violin family, prima del 1750 esistevano più modi di tenere lo strumento ad arco che Paganini portò nell’Ottocento ai vertici del virtuosismo. Il violino veniva, infatti, poggiato sul braccio e sul collo. Ma anche sul petto, come per esempio faceva Pietro Antonio Locatelli, cavandone un suono di una purezza cristallina frutto di tecnica ardita che solo Paganini riuscì a eguagliare. In quest’ultimo caso, il violino veniva suonato con una presa che per diverso tempo era stata usata nella musica di danza. E il concerto dell’Academia Graecensis si propone, dunque, di grande interesse proprio perché i musicisti Sofija Krsteska (violino), Aliona Piatrouskaya (violino), Maria Kaluzhskikh (violino), Gabriele Toscani (violino e violone) e Ľubica Paurová (clavicembalo), tutti provenienti dalla Universität für Musik und darstellende Kunst di Graz, suonano con questa tecnica seicentesca di raro ascolto, dunque con i violini al petto e il basso di violino suonato in piedi. E suonano un repertorio non frequente nelle sale da concerto di autori vissuti tra il Sedicesimo e il Diciassettesimo secolo, Giovanni GabrieliGiovanni Battista Fontana, Giovanni Battista Buonamente, Biagio Marini e Marco Uccellini.

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