Il genocidio armeno continua ad ispirare una delle linee tematiche del Festival Anima Mea e di Orfeo Futuro, la rete sostenuta da Puglia Sounds nella quale è inserita la manifestazione diretta da Gioacchino De Padova. Giovedì 8 ottobre nell’auditorio del Museo Diocesano di Molfetta (ore 20.30) e venerdì 9 ottobre nella Sala Colafemmina di Acquaviva delle Fonti (ore 20.30), le stragi del 1915 vengono ricordate con Gayaneh e altre storie armene, concerto del quale sarà protagonista l’Ensemble ’05 formato dal violinista Diego Romano, dal violoncellista Roberto Mansueto e dalla pianista Antonia Valente con ospite il mezzosoprano Syuzianna Hakobyan, (biglietti euro 5, ridotti euro 3 - info 3286677282 oppure www.animamea.it/animamea2015).
Il titolo della serata prende spunto dal balletto Gayaneh di Aram Khachaturian, il cui brano più celebre, la Danza delle spade, è stato molto usato anche nel cinema, da Billy Wilder (Uno, due, tre) a Woody Allen (Scoop) sino a Joel Cohen (Mr. Hula Hop). Ed è proprio con la Danza delle spade per violino e pianoforte, nonché l’Adagio & Bacchanal da Spartacus e la Danza op.1 in si bemolle maggiore, che l’Ensemble ’05 rende omaggio aKhachaturian ricordando il genocidio del 1915. Ma la tragedia degli armeni verrà ricordata anche con musiche di altri autori del recente passato, come Arno Babadjanian (Trio per violino, violoncello e pianoforte) e di compositori dei nostri giorni, dall’anziano Tigran Mansurian (Lament per violino) al più giovane Vache Sharafyan (Voices of the Invisible Butterflies per pianoforte). Senza dimenticare Komitas Vardapet, padre Komitas, al secolo Sogomon Sogomonian, l’archimandrita della chiesa apostolica armena e papà della moderna musica di quel popolo, del cui martirio cent’anni fa fu testimone diretto con ferite dalle quali non riuscì più a guarire. Della sua produzione l’Ensemble ’05 proporrà Tsirani tsar (L’albero d’albicocca) e Krunk (Gru) con solista il soprano Syuzianna Hakobyan, nella cui interpretazione si potranno ascoltare anche Mattino di luce dal ciclo Quattro liriche antiche armene di Ottorino Respighi e un canto del X secolo di San Gregorio di Narek, Sayln ayn ichaner (Scendeva il carro dal monte Arart).
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