"Nell'
auditorium diocesano della Vallisa,
sabato scorso, un pubblico numeroso ed entusiasta
ha vissuto una serata speciale regalata da un gruppo musicale
nato in Puglia e animato da un grande amore per questa terra: i 'Uaragniaun' ossia
un gruppo di ricerca e riproposizione critica del canto popolare. Il nome dialettale
rimanda al Garagnone una località dell'
alta Murgia barese in cui è presente un roccione
che un' antica leggenda vuole tagliato dallo spadone del prode Orlando: i racconti
e le leggende che si sviluppano da questo luogo- mito sono il tema dei brani
proposti nella serata.
L' ambasciatrice di
questi messaggeri del passato è
sicuramente Maria Moramarco, splendida voce che non solo interpreta
musicalmente, ma riesce a far rivivere con la sua mimica e la sua personalità i
drammi, la tristezza, così come l' allegria e l' ironia, che sono la trama dei
vari racconti. La cantante fin dal 1978, con un gruppo di amici tra cui Silvio Teot
alle percussioni e tammorre, e Luigi Bolognese alla chitarra e mandoloncello, a cui si è aggiunto poi Nico
Berardi con i flauti, hanno cominciato a registrare, studiare ed interpretare
un patrimonio musicale, in un contesto come quello dell' alta Murgia a partire
da Altamura che a detta della stessa Moramarco, erroneamente veniva considerato, poco interessante o addirittura arido dal
punto di vista artistico musicale.
Quello dei "Uaragnaun" è stato quindi un viaggio affascinante di un gruppo di amici, il
cui entusiasmo è stato contagioso per un pubblico che ha toccato con mano l'
amore e anche l' orgoglio di appartenere ad una terra così ricca di tradizione
ed è man mano entrato in un atmosfera di complicità e di grande feeling con i
musicisti, grazie anche all' accattivante simpatia di Maria Moramarco. I brani
proposti sono i momenti della vita quotidiana delle comunità di Altamura e
dintorni: ecco quindi prendere forma i suoni pieni di suggestione di una
serenata che un pastore fa alla sua bella prima di andare al lavoro nei campi (a' mattinet), o di un litigio tra il
pastore che torna a casa dopo un mese di lavoro in montagna e la moglie trascurata, ma anche l' ironia su ciò che
avveniva in confessione in casa, tra il frate e la ragazza, o sull' asino che
diventa una persona capace di cucinare, lavare, spazzare con la coda, e grattare il formaggio con la
zampa.
Non mancano momenti tragici come il racconto di cumpà Maria, che per guadagnarsi la
minestra, svolge servizi in varie masserie, ed in una queste, subisce l' abuso
del padrone che arriva al punto da uccidere il bambino nato dal sopruso, o come
Pupidde, una pallina di mollica di
pane e zucchero, per calmare il bambino che piange perché la mamma non ha più
latte.
Tutta la gamma dei sentimenti sono espressi perfettamente
dalla voce, dal ritmo vivace della percussioni e soprattutto dalla capacità di
evocare atmosfere e suggestioni dei flauti, di vario genere e provenienza,
suonati con maestria da Nico Berardi: si va quindi dal mondador equadoriano, al Kena
andino, al flauto di pan al bonsuri
indiano, fino al chalumeau.
Impossibile resistere al fascino travolgente di questi ritmi
popolari ed il pubblico ha sommerso di applausi il gruppo con la richiesta del
bis per il classico brano Storie e
patorie."
Pino Marsico
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