"Nella cornice dell'
auditorium della Vallisa l' Ensemble Florilegium Vocis diretto dal
maestro Sabino Manzo (nella foto), ha dato vita ad una serata veramente ricca di suggestioni
ed emozioni scaturite da un viaggio nella antichissima tradizione dei canti sacri e popolari della cultura
armena: un concerto di voci a cappella, terz' ultimo appuntamento del Festival
Anima mea, che fa parte del circuito Orfeo Futuro.
La serata si è
aperta con un una breve presentazione del direttore artistico Gioacchino De
Padova, che ha sottolineato il profondo valore dei momenti musicali dedicati
alle celebrazioni per il ricordo del centenario del genocidio del popolo
armeno; importante in questo senso è stata la presenza dell' ambasciatore
armeno in occasione del concerto inaugurale al villaggio armeno Nor Arax,
fondato a Bari dal poeta esule Hrand Nazariantz.
Il concerto ha per
titolo Patarag, che in armeno significa Liturgia divina, ed infatti il primo
brano eseguito è un pezzo di padre Komitas, un religioso esule a causa dei
terribili eventi del 1915 che ha dedicato tutta la sua vita a ricostruire il
grande patrimonio di musica religiosa e popolare, componendo tantissimi brani
di musica sacra per solo coro, e per questo è ricordato come il 'Bartok
armeno'.
Fin da subito il
pubblico si è trovato immerso in un atmosfera in cui si poteva avvertire
chiaramente la profondità della nostalgia per una patria tragicamente perduta
in un gioco di dissonanze che raggiungeva punte di alta drammaticità, sostenute
dalle parti soliste dei soprani e dei bassi, in un dialogo sempre avvolto in
una vibrante tessitura armonica.
La bellezza e la
forza evocativa di questi canti ha ispirato i musicisti contemporanei , che
immergendosi nelle testimonianze poetiche oltre che musicali di questo popolo, hanno
voluto rendergli omaggio con
delle composizioni per coro eseguite per la prima volta in questo festival.
Dentro questo
concerto si è potuto assaporare quindi anche la ricchezza di interpretazioni
che la sensibilità moderna ha potuto esprimere facendosi ispirare dalla
bellezza di questo patrimonio musicale.
Gianmartino
Durighello ha musicato per il coro il salmo di re David, a testimonianza della peculiarità
della religiosità armena, che è un ponte tra il mondo ebraico e la tradizione
cattolica.
Le suggestive
dissonanze dei temi dell' XI e XII secolo, sono all' origine del brano di Da
Rold, intitolato 'Il madrigale del
ritorno', ispirato alla raccolta di poesie 'Il canto del pane' di Daniel Varuian, poeta armeno vittima del
genocidio, nelle quali è centrale il tema dell' Agnello, simbolo del sacrificio
del suo popolo.
Vito Andrea Morra ha
invece composto un brano per coro, ispirandosi alla poesia 'Io me ne andrò nella notte' della poetessa Vittoria Aganoor,
mentre Mario Lanaro ha rielaborato musicalmente una poesia preghiera del grande
Nazariantz dedicata alla montagna dell' Ararat.
Le irruzioni dei
toni gravi dei bassi, soprattutto nelle parti da solista, e nei dialoghi
concitati con i soprani, creavano effetti di alta drammaticità, nei quali era
palpabile l' abisso della tragedia che questo popolo ha vissuto.
Nell' ultimo brano
invece un aria più distesa descrive la nostalgia delle bellezze del monte
Ararat, con un andamento di filastrocca giocosa e piena di luce che ci immerge
nella sua natura festosa; un intreccio di voci, tra alternanze di forte e
pianissimo volteggia quasi sospeso ad esprimere l' immenso affetto per questa
terra.
Ed è proprio quest'
ultimo brano, con la sua nota di speranza, a ricapitolare tutta la gamma dei
sentimenti che il pubblico durante la serata ha vissuto con un intensità tale,
testimoniata dal lungo e caloroso applauso seguito dal bis del coro diretto
splendidamente dal maestro Sabino Manzo."
Pino Marsico
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