"Si è inaugurata il 13 ottobre, presso il Nuovo Teatro
Abeliano, la XX stagione del Collegium Musicum, preceduta dalla matinée
riservata alle scuole. Il filo conduttore che unisce, in un salto temporale di
quattro secoli, Monteverdi e Purcell a Weill e ai Beatles, è Luciano Berio, che
con questi arrangiamenti composti tra gli anni ’60 e ’70, ha mostrato tutta la
sua grande capacità di mescolare e far dialogare tra loro generi così distanti
tra loro. Come allora Berio riuscì nel suo recupero filologico filtrato in
chiave moderna, così oggi abbiamo assistito all’esecuzione di quel lavoro di
trascrizione creativa delle opere del passato che il Collegium Musicum ci ha riproposto con tutta la freschezza di
quei tempi di sperimentazione, quando si faceva “contaminazione”, senza averne ancora
inventato l’etichetta.
Il grande pregio delle matinée per le scuole proposte anche
in questa stagione 2015, è anche quello di avvicinare giovani ascoltatori che,
sebbene abituati alle commistioni di linguaggi musicali, raramente hanno la
possibilità di gustare dal vivo la cosiddetta musica “alta” ma sfrondata dalla
noia della ricerca accademica, anche grazie al come sempre impeccabile lavoro
dell’orchestra guidata dal maestro Marrone. Ottima la resa dei solisti, il
soprano Antonella Rondinone che interpretava Clorinda, il tenore Camillo
Facchino nel ruolo del testo narrante e il baritono Angelo De Leonardis in
quello di Tancredi, che sono riusciti a catturare l’attenzione del giovane
pubblico poco avvezzo alla musica del ‘600 e al Tasso, ma sicuramente preparato
dai docenti che li accompagnavano. E infatti a conclusione dell’incontro il
maestro Marrone non ha dovuto insistere troppo per stimolare le loro domande:
erano interessati non solo alle caratteristiche tecniche degli strumenti, ma
soprattutto all’approccio creativo nel comporre, e a ciò che porta a scegliere
una vita con la musica, come nel caso dell’orchestrale più giovane, il fagottista
Nicholas Chimienti, studente del Conservatorio, coetaneo del pubblico presente.
La maestria
della Rondinone è stata ribadita nell’esecuzione del repertorio novecentesco,
allorquando, grazie a tutta la salda tecnica vocale necessaria per spaziare tra
repertori diversi, è riuscita a comunicare la sua interpretazione forte e
personale, e che ci ha fatto dimenticare i possibili confronti: d’altronde la
Berberian stessa diceva che è fondamentale che il cantante si preoccupi del
significato di ciò che canta, andando oltre la mera produzione del suono puro.
Peccato non
aver potuto riascoltare De Leonardis, nostra eclettica gloria locale, e
Facchino, che ci ha deliziato nel difficile ruolo monteverdiano."
Alessandra De Nitto
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