domenica 28 ottobre 2018

Prende il via a dicembre il Concorso Pianistico "Città di Albenga".


La cerimonia di premiazione avrà luogo presso l’auditorium San Carlo di Palazzo Oddo (nella foto) di Albenga il giorno 29/12/2018, in occasione dell’esibizione dei pianisti vincitori della XXXI edizione del concorso pianistico “Città di Albenga-Memorial Maria Silvia Folco”. La partecipazione dei vincitori alla cerimonia di premiazione non sarà strettamente obbligatoria, anche se consigliata. Nel caso in cui i compositori vincitori non si presentino alla cerimonia, sarà cura dell’organizzazione inviare loro il Diploma, e gli eventuali premi. E’ gradita (sebbene non obbligatoria) l’esecuzione del brano vincitore in occasione del concerto.  L’iscrizione online dovrà essere effettuata entro il 10 Dicembre 2018. I risultati delle votazioni verranno pubblicati entro le ore 20.00 del 21/12/2018 sul sito www.concorsopianisticoalbenga.it alla sezione News.È richiesta la composizione di un’opera per pianoforte della durata compresa fra i 4 ed gli 8 minuti. E’ ammesso ogni stile; si privilegeranno le opere che mostreranno equilibrio tra interesse compositivo e fruibilità da parte dell’ascoltatore. Il plico contenente il materiale di cui all’art. 8 del presente bando dovrà essere spedito entro il 12 dicembre tramite raccomandata (fa fede il timbro postale), al seguente indirizzo: Segreteria Concorso di Composizione “Città di Albenga”, Comune di Albenga – Ufficio Turismo, Viale Martiri della Libertà 1, 17031, Albenga (SV), Italy. Per partecipare è necessario inviare un plico contenente 2 copie cartacee della musica perfettamente leggibili (realizzate con software di notazione “Finale”, “Sibelius”, oppure manoscritte chiaramente e digitalizzate) e contrassegnate da un nickname o da sequenza di cifre. Il medesimo plico, oltre alle 2 copie della partitura, deve contenere una busta chiusa, contrassegnata all’esterno con lo stesso nickname o sequenza di cifre usata per contraddistinguere il brano. Tale busta deve contenere:

– 1 copia della carta d’identità del candidato;
copia del curriculum vitae del candidato, (comprendente i seguenti contatti: indirizzo e-mail, numero di telefono e indirizzo postale) in una delle seguenti lingue: italiano, inglese, francese o tedesco;
– La ricevuta del versamento della quota di iscrizione.
N.B. Le composizioni NON dovranno contenere il nominativo del concorrente, bensì solo ed unicamente il nickname o la sequenza di cifre, pena l’espulsione dal concorso stesso.

giovedì 25 ottobre 2018

Incontro romano con la pianista Maria Di Pasquale e Alan David Baumann.


Sono inseparabili, ma si conoscono da appena sei mesi. Alan e Maria (nella foto), detta anche Miriam, sono prossimi al matrimonio, entrambi vengono da personali e delicate storie d'amore che ne hanno corroborato i sensi e la vitalità. Lei vive tra Roma e Milano, dove insegna alla Scuola Civica " Claudio Abbado", lui invece vive a Roma, dove cura con attenzione ed amore l'Archivio Baumann e Fischer, dedicato in prevalenza alla sua adorata mamma. la celebre pittrice Eva Fischer. Un incontro così pieno e ricco di tanti ricordi ed elucubrazioni personali, non può restare carta morta per troppo tempo. Così ho deciso di parlarvene.
Io parlo e lei risponde con una voglia straordinaria del suo rapporto fondamentale con la Musica. " Sì, adoro tutta la musica, in particolare quella brasiliana che mi ha portato a ragionare ed a proporre progetti, che voglio far girare in Italia e nel mondo."
Lui on è da meno, ed a capacità progettuale prova a tenere il passo con Maria, la sua compagna. E' straordinario tenere il loro passo, tra ricordi e affermazioni antiche e nuove. Lui ne ha troppe da raccontare e mi regala 5 libri pittorici bellissimi che sintetizzano il TUTTO, pubblicazioni storiche degli anni Sessanta e Settanta. Io resto incantato da tanta generosità e tanta passione e annuisco.
Probabilmente li rivedrò presto. Si è instaurata una tale e solida amicizia tra noi tre da impedire una pur storica separazione.
Lui ha anche rapporti con la Puglia, dove ha lavorato e soggiornato, ma Roma resta la sua terra natia, dove smaterializza i suoi ricordi della stratosferica madre, internata in un campo di concentramento dalla natia jugoslavia. C'è tanto, troppo da dire di una storia così struggente e vitale, da non contenerne nemmeno alcuni tratti. Ci piace scoprirla un po' alla volta, innamorandoci dei particolari.
Nel frattempo aspettiamo che i due piccioncini si sposino e decidano dove vivere il loro futuro. La Storia è ben cominciata, come vedete, speriamo di tornarci con liete novità.

martedì 23 ottobre 2018

Il "Tancredi" di Rossini di Fernando Greco.











Il “grande amore” che da sempre lega Pier Luigi Pizzi a Gioachino Rossini, come sottolineato dallo stesso Pizzi in occasione della presentazione di questa ripresa del “Tancredi”, ha portato il regista a essere indiscusso protagonista della Rossini Renaissance nell’ultimo quarto del XX° secolo, attraverso allestimenti di portata storica che ancora oggi continuano a ricevere il plauso del pubblico e della critica. In particolare, i tre “Tancredi” creati per il Rossini Opera Festival di Pesaro tra il 1982 e il 1999 consentono una disamina dell’evoluzione dell’artista che, partendo dall’interesse per le macchine barocche e dalla cura dei particolari storico-architettonici, nel 1982 crea una prima messa in scena goticheggiante, ricca di chiaroscuri evidenziati dal riflesso aureo dei meticolosi dettagli, a proposito della quale il Celletti scrive “… il miglior allestimento e la migliore regia in senso assoluto del “Tancredi”, pietra miliare dell’odierna Rossini Renaissance”. Diciassette anni più tardi, la sensibilità del regista si volge all’essenziale, anzi strizza l’occhio al metafisico o più precisamente al metastorico, creando una drammaturgia quasi atemporale pur senza rinunciare a un’immediata narratività. L’allestimento del 1999, ripreso a Pesaro nel 2004 e ora approdato a Bari, si caratterizza dunque per un neoclassicismo che nel candore marmoreo dei suoi bassorilievi echeggia sì la Magna Grecia ma anche i paesaggi metafisici di De Chirico (compresa la statua equestre che ricorda quella de “La torre rossa”), una Siracusa stilizzata in cui il simmetrico dualismo tra colonne e pilastri replica l’opposizione tra i membri delle due famiglie rivali,indiscutibilmente bianchi o neri come gli elementi di una scacchiera, tra i quali il colore rosso di Tancredi e dei suoi compagni penetra come una ferita sanguinante, come l’amore che scompagina l’equilibrio preesistente. Il tutto reso in maniera ancor più plastica dal sapiente gioco di luci ideato da Massimo Gasparon. Il ricorso al delicato ed estenuante finale tragico (composto da Rossini in occasione della ripresa dell’opera al teatro Comunale di Ferrara il 21 marzo 1813) al posto del più ortodosso finale lieto, ha posto la morte del protagonista quale dulcis in fundo di questo allestimento intimista e malinconico, secondo le intenzioni di Pier Luigi Pizzi espresse nelle sue note di regia: ”Scena spogliata, recitazione essenziale, spazi della memoria malinconici e solenni, costumi austeri atemporali, finale tragico. L’opera denudata, toccante e sublime”.
LA GIOVANILE FRESCHEZZA
Vuoi per motivi anagrafici, vuoi per una precisa indicazione registica, la giovane mezzosoprano Cecilia Molinari ha vestito i panni en-travesti del protagonista, evidenziandone più la giovanile freschezza che il piglio eroico. Priva di quell’autorevolezza tipica di una Horne o di una Valentini, che con i loro affondi contraltili facevano tremare la platea, nondimeno la cantante ha esibito un fascinoso timbro vocale e una credibile presenza scenica, forte della sua preparazione in seno alla prestigiosa Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” di Pesaro. Il soprano Valentina Farcas è stata un’intensa Amenaide grazie a una tecnica vocale irreprensibile sia nelle agilità sia nei momenti più lirici, associata a un appropriato phisique-du-role. Il tenore Michele Angelini, anch’egli giovane promessa fiorita nell’Accademia “Alberto Zedda”, ha interpretato il ruolo di Argirio sfoderando un formidabile colore vocale che nella zona acuta ricordava il giovane Florez, nonché variazioni e virtuosismi in perfetto stile rossiniano, insomma una gioia per le orecchie degli ascoltatori, sebbene il giovanile aspetto, associato alla ridotta incisività nella zona grave, lo facessero sembrare più il fratello che non il padre di Amenaide. Il baritono Pietro Spagnoli, rinomato interprete del repertorio belcantistico, si è rivelato ancora una volta un autentico fuoriclasse vestendo i panni di Orbazzano con doviziosa espressività scenica e impagabile imponenza vocale, valorizzata dall’inserimento dell’aria “Alle voci della gloria” nel secondo atto. Vera rivelazione della serata è stato il sontuoso velluto vocale della soprano Alessia Nadin alle prese con il ruolo di Isaura: la sua accorata aria “Tu che i miseri conforti” all’inizio del secondo atto ha costituito uno dei momenti più intensi dell’intera opera. Anche la deliziosa arietta “Torni alfin ridente e bella” ha permesso al pubblico di apprezzare la bella voce del mezzosoprano Nozomi Kato nel ruolo en-travesti di Roggiero.
Dopo essere stato il più giovane direttore d’orchestra sul podio del Rossini Opera Festival in occasione del “Viaggio a Reims” nel 2006 e de “La scala di seta” nel 2011, il maestro José Miguel Pérez-Sierra ha diretto l’Orchestra del Petruzzelli in maniera sempre attenta alle ragioni del canto, facendo opportunamente risaltare le voci dei solisti, mantenendo tempi per lo più brillanti e sostenuti. Forse un attacco più lento dell’introduzione strumentale all’entrata di Tancredi avrebbe incrementato quel senso di nostalgico struggimento che dovrebbe accompagnare il ritorno dell’eroe.
L’impaccio delle armature metalliche non ha impedito al Coro del Petruzzelli, istruito da Fabrizio Cassi, di esibirsi anche stavolta in una lodevole performance scenico – vocale.
CAPODANNO IN MUSICA
Le repliche del “Tancredi” si protrarranno fino al 25 ottobre. A dicembre sarà la volta della celeberrima “Traviata” di Giuseppe Verdi nella messa in scena di Hugo De Ana, ultimo titolo operistico in programma dal 19 al 30 dicembre per la stagione 2018.
Le attività del Petruzzelli riprenderanno già nel giorno di Capodanno 2019 (alle ore 11,00 e alle ore 19,30) con lo spettacolo “Happy New Swing Year 2019. Souvenir d’Italie”: dopo il sold-out di Capodanno 2018, ritornerà anche quest’anno la Petruzzelli Swing Orchestra per una “cartolina musicale” a base di classici intramontabili, da cantare a squarciagola coinvolgendo il pubblico sulle note di Modugno, Gaber, Ellington, Carosone, Arigliano, Luttazzi e tanti altri."

martedì 16 ottobre 2018

Torna al Petruzzelli il grande Sokolov ed è successo trionfale.


Da Beethoven a Schubert, due giganti della porta accanto, due straordinari Artisti che hanno nutrito di sensibilità infinita le loro sublimi pagine d'amore. Ieri sera, in un Petruzzelli strapieno è tornato il grande pianista russo Grigorij Sokolov (nella foto) a regalarci uno stupendo concerto, a base di Beethoven e Schubert, due Giganti della Storia della Musica di rara grandezza.
Nella prima parte, c'era la splendida, divina Sonata n.3 in do maggiore un brano ricco di straordinarie tensioni mozartiane e reso con plastica emozione da Sokolov nel suo naturale incedere al pianoforte, uno stupendo Fabbrini. Poi ancora Bethoven con le rare 11 nuove Bagatelle op. 119, brani postmoderni nella sensibilità stratosferica prodotta dal pianista russo.
Nella seconda parte interamente dedicata a Schubert, i Quattro Improvvisi op. 142 sono stati eseguiti come una preghiera a lume di candela, in una parsimoniosa ricerca del Romanticismo più lunare e crepuscolare. francamente mi sono sentito morire il cuore in gola, le lacrime scendevano senza pausa, mentre Beethoven e Schubert si confondevano nella stessa Musica divina e senza bisogno di sondarne il significato.
Un concerto pazzesco, divino, unico forse il più bello a cui abbiamo mai assistito al Petruzzelli. A seguire una decina di bis strepitosi di Sokolov ha completato il quadro luminoso della magnifica serata: Grazie Grigory, sei il più grande pianista del mondo! E ce ne accorgiamo solo adesso, perdonaci.