giovedì 27 luglio 2006

Buone vacanze a tutti !

Cari amici,

l’Orecchio di Dioniso si concede qualche settimana di vacanze. Tornerà a settembre per “raccontarvi” altre storie, altri personaggi della grande musica, ma anche, quando capita, per sollecitare la vostra riflessione sui problemi attuali della vita musicale italiana e dei suoi musicisti.

Mi piacerebbe che ciascuno di voi mi desse un’idea per migliorare questo “giovanissimo” Blog.

Sono a vostra completa disposizione.

Scrivete, scrivete, scrivete…Vi aspetto numerosi !!!

C'è chi dice che il Blog sia il presente, ma soprattutto il futuro di Internet…

"Quando i giornali cartacei scompariranno dalla faccia della terra perchè costano troppo e perché, alla fin fine, si arricchiscono solo gli editori, mentre la maggior parte dei giornalisti che ci lavorano e ci collaborano fanno la fame." (Ernest Hemingway Junior)

Voi che ne dite?

Inoltre, se siete artisti o conoscete artisti legati alla musica classica e contemporanea interessati ad interviste o recensioni dei loro concerti, compact disc e dvd non dovete che scrivermi inviandomi i vs. "prodotti" all'indirizzo in calce alla presente.

Buone vacanze !!!

Alex



Alessandro Romanelli

Via Principe Amedeo, 36 - 70121 Bari

Tempo d'estate, tempo di festival


Con l'estate, si sa, arrivano "quasi" a pioggia centinaia di festival musicali e teatrali a riempire le nostre oziose giornate.Per citare solo quelli più importanti (e che personalmente amo di più) c'è quello di Salisburgo che quest'anno ha in programma un celebrativo "tutto Mozart" da brividi, proponendo le 22 opere teatrali del Genius loci, è cominciato quello di Martina Franca nel nome di Paisiello (I giuochi di Agrigento) e ancora di Mozart (una rara rielaborazione dell'Idomeneo operata da Richard Strauss nel 1931), mentre anche Bayreuth, in Germania, apre le porte del suo glorioso festival all'orda turistica per la consueta celebrazione del "suo" Richard Wagner.Prezzi dei biglietti ovunque alle stelle: anche 600 euro per le Nozze di Figaro dirette da Nikolaus Harnoncourt a Salzburg, la metà per seguire i concerti più belli del mondo al Festival di Lucerna ( si parte il 10 agosto con Claudio Abbado e la sua strepitosa Lucerna Festival Orchestra. Ospite d'eccezione, la grande mezzosoprano Cecilia Bartoli).A Roma, invece, l'Ensemble delle Muse diretto dalla bella e brava Laura Simionato (nella foto) è in questi giorni protagonista di un festival tutto al femminile. Insomma, ce ne per tutti gusti, ma non sempre per...tutte le tasche!

mercoledì 26 luglio 2006

Valery Gergiev


Il più bel concerto del 2005 in Puglia è stato indubbiamente quello diretto a Bari nel dicembre scorso da Valery Gergiev a capo della straordinaria London Symphony Orchestra. Ecco il grande maestro fotografato durante una prova.

martedì 25 luglio 2006

La Musica e la TV


Oggi è il giorno delle lettere degli…altri. E navigando “cotidie” tra decine di siti ne ho trovata una molto interessante, a firma di Vittorio Emiliani (nella foto), noto e apprezzato giornalista oltre che ex consigliere del Cda RAI in un recente passato. La lettera è stata pubblicata da “biblio-net.com” e ve la sottopongo di seguito integralmente. Il tema è l’emarginazione, o meglio, la scomparsa di programmi culturalmusicali e teatrali (parliamo di teatro e musica “colta”) dal palinsensto di mamma RAI e delle tivù private…c’è rimasta ormai solo la Pay Tv satellitare con Classica su SKY. Il tema è tornato all’attenzione in qualche forum e dibattito su alcuni siti: cito quello di “Articolo 21” e quello a me caro de “Il Musicante.net” (www.ilmusicante.net), dove il mio nick di battaglia, ve lo rammento, è alexrom.
Bando alle ciance e leggete con me…Poi, se volete, inondate pure di fax e e-mail chi sapete (ma pare non serva comunque a nulla, nonostante la salita qualche mese fa di un nuovo padrone di casa o “dipendente” – per dirla con Beppe Grillo - a Palazzo Chigi)


“Cari amici,
chi si augurava che la Rai mantenesse alcune promesse o rassicurazioni in merito al “tono” culturale dei propri programmi, cominciando così a rispettare gli impegni assunti verso gli utenti che pagano il canone, è rimasto, per ora, deluso, amaramente deluso. Unico segno di cambiamento “culturale”? L’esecuzione in orario ottimo, nel pomeriggio di domenica 9 luglio, all’interno del Tg2 Dossier, di un’ampia composizione sacra del generale dei carabinieri Pappalardo – non notissimo ai musicofili, ma apprezzatissimo in Vaticano e dal direttore di Raidue, Antonio Marano - per i cinquecento anni della Basilica di S. Pietro.
A Viale Mazzini 14 sono giunte e continuano a giungere lettere su lettere di protesta per la palese emarginazione dei già rari programmi culturali, senza che esse scalfiscano una ormai collaudata inossidabilità. Del resto, la sinistra per prima, ai tempi di Angelo Guglielmi e seguaci, teorizzò che la Tv pubblica non doveva essere “culturale”, ma semmai “colta”. Nemmeno la seconda versione l’abbiamo granché vista. La prima, ben lo sappiamo, è sparita.
Parlerò della Musica, ad esempio, nei suoi più diversi generi, dal gregoriano al jazz, allo stesso rock. Per dire che essa vive in Rai (generale Pappalardo a parte) una delle sue peggiori stagioni. Poco meno di un anno fa rivolgemmo un appello al CdA dell’azienda, appello sottoscritto da centinaia di esponenti del mondo della musica, dalla A del violinista e direttore Accardo alla V del musicista Vlad e alla Z del musicologo Ziino. Risposero, volonterosamente, soltanto tre consiglieri su nove: Malgieri, Rizzo Nervo e Rognoni. Dagli altri come dal presidente Petruccioli, solo silenzio. Tombale o catacombale. Non è successo nulla.
Ad un anno di distanza, anzi, la situazione è peggiorata. I concerti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale di Torino e di altri complessi sono confinati a notte sempre più fonda, verso l’1,20’. Roba da piangere se si pensa che quella è la sola orchestra sinfonica della radiotelevisione pubblica italiana (contro le 6 tedesche e britanniche) e che la Rai ricava dal pur basso ed evaso canone circa 1,4 miliardi di euro. Possibile che non si possa trovare un orario meno offensivo di questo? Stessa sorte ha subito la divertente e colta rubrica di Rosaria Bronzetti, “Prima della prima”, sbattuta anch’essa all’1,30’ circa. Nonostante le centinaia di messaggi di protesta e di solidarietà giuntile da tutto il mondo. Due soli spazi, dunque, per la grande musica, due spazi per insonni. Una vergogna, una vera e propria inciviltà. Ovviamente il Concorso Maria Callas, ripreso nel 2000 dalla Rai con grande successo, è da sei anni nel dimenticatoio più totale. Così come la splendida iniziativa di Renato Parascandolo, “Verdincanto” che educò al canto corale diecimila ragazzi poi portati al Palasport di Roma a cantare, tutti insieme, Purcell, Mozart e Verdi. In compenso vanno forte le Isole dei famosi, le Music Farm, le Domeniche In dei Malgioglio e dei Pappalardo-Zequila, e via sprofondando e raspando nel trash del trash (di Stato).
Vergogna e inciviltà che non vanno mai sole. L’Orchestra Sinfonica Nazionale di Torino rischia molto a causa di questa palese emarginazione. Il suo direttore artistico, Daniele Spini, mi risulta in scadenza di contratto. Come pure il direttore musicale, l’autorevole Frhuebeck de Burgos. Si avanzano ipotesi di trasformarla in una Fondazione sostanzialmente torinese che toglierebbe alla Rai anche il fastidio di un’ultima orchestra sinfonica delle quattro che aveva prima del 1993. Con quel barbaro provvedimento il Sud venne infatti privato della sola orchestra sinfonica stabile, la Scarlatti di Napoli.
Se passiamo alla prosa, l’orizzonte non si rischiara. La vecchia rubrica “Palcoscenico” raccoglieva il suo bel milione di telespettatori quando andava alle 23, traslocata a mezzanotte ne prende la metà, nonostante gli apprezzabili tentativi di rinnovamento all’interno di una rete, Raidue, ridotta a maceria dalla Lega Nord.
Rivolgiamo tutti insieme un forte, adirato appello al vice-premier e ministro della Cultura, Rutelli, al ministro delle Comunicazioni, Gentiloni, al CdA della Rai, ai suoi vertici affinché queste e altre vergogne cessino e si diano alla cultura, all’informazione alta, ai libri, alla musica, al teatro, al dibattito culturale spazi adeguati in orari civili. Il berlusconismo ha prodotto devastazioni pure in Rai, ma sarebbe ora di cominciare a darci un taglio: nei programmi, anzitutto. Giorni fa Roberto Zaccaria mi parlava di una bella idea: finanziare col canone tutta una rete e alcuni canali tematici gratuiti, in prevalenza culturali. E’, fra tante aspirazioni confuse e ambizioni sbagliate, una idea forte e concreta da approfondire e da lanciare.”

Bravo Vittorio Emiliani, anzi “arci-bravo”, come dice Don Giovanni a Leporello è giunta l’ora di dare battaglia. Rutelli e Gentiloni, Fassino e D’Alema per favore ascoltateci e ditelo pure al nostro caro e ormai mitico Bruno Vespa (appassionato di musica classica e amico personale di Riccardo Muti), dove solitamente vi recate per parlare di politica in dolce compagnia delle bellissime di turno, da Alba (Parietti) a Valeria (Marini): potrebbe finalmente regalarci una trasmissione sul tema (suggerisco) : “La grande musica cenerentola della tivù: perché?”
Sabato alle 0.30 su Raidue c’era in programma (udite, udite!) un allestimento recente delle “Nozze di Figaro” dal Maggio Musicale Fiorentino diretto da Zubin Mehta con cantanti eccellenti, splendide immagini in alta definizione, bellissima regia, esecuzione esemplare…Peccato che all’una e mezza, dopo un’ora di estatico, sommo godimento i miei occhietti si son chiusi inesorabilmente per riaprirsi solo verso le 3 circa….con l’opera ancora in corso. Insomma, un programma da Oscar per la Rai che andrebbe riproposto magari a settembre alle 21 (ripeto alle VENTUNO ORA ITALIANA).
Ma diamine…Vogliamo finirla o no con questa vergognosa sfilata televisiva e in prima serata (ormai ultradecennale) di veline, letteronze, sottilette, tette, culi, labbra a canotto e… “follie” simili???
Per una sera gustiamo, gustate e facciamo gustare il geniale erotismo di Mozart-Da Ponte anche a tutti coloro che la notte di solito…DORMONO e chissenefrega dell’AUDITEL!!!

lunedì 24 luglio 2006

L'addio di Guido Pagliaro


Il prossimo 31 luglio Guido Pagliaro lascerà anticipatamente l’incarico di direttore artistico della Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari. A seguito di una transazione legale, infatti, si è chiuso consensualmente un rapporto che si stava trascinando da diversi mesi non senza violente asperità e notevoli polemiche, più volte esternate anche sui giornali locali. La Gazzetta del Mezzogiorno giovedì 20 luglio ha pubblicato una sua “lettera aperta” che qui voglio proporvi nelle sue parti salienti, per affidarla al giudizio di chi non ha avuto la possibilità di leggerla.
“(…) Ho sempre creduto nell’importanza della Fondazione (Petruzzelli) quale fondamentale strumento di crescita culturale e sin dall’inizio del mio mandato, nel maggio 2004, ho dedicato impegno e passione per contribuire ad avviare il cammino dell’Ente lungo sentieri qualificati. E’ stato un periodo entusiasmante e, allo stesso tempo, di intenso lavoro, durante il quale si è cercato di sopperire con la forza della volontà e con la fantasia alle nostre carenze strutturali, per conquistare dal nulla una reputazione e una credibilità in campo nazionale e nell’arco di due sole stagioni.
Ai numerosi artisti che in questi anni hanno accettato l’invito a prendere parte alle nostre programmazioni va il mio sincero ringraziamento: da Mstislav Rostropovich a George Prêtre, da Riccardo Muti a Valery Gergiev, a Daniel Oren, Yuri Temirkanov, Andrea Licata, Marco Berti, Marcelo Alvarez, Fiorenza Cedolins, Desirèe Rancatore, Daniele Abbado, Karlheinz Stockhausen, Emanuele Arciuli, Alessio Bax (…) Accanto a questi nomi di assoluta grandezza, voglio ricordare i tanti giovani di talento coinvolti che hanno impresso freschezza al progetto generale. Un progetto che ha puntato a inserire l’azione della Fondazione in un tracciato culturale di più ampio raggio, iniziando a colmare lacune e omissioni, valorizzando le forze creative e professionali locali, recuperando il patrimonio musicale pugliese, prestando la dovuta considerazione alle nuove generazioni di spettatori, rinsaldando i legami con le istituzioni cittadine e regionali, costruendo ponti di collegamento con le più rinomate realtà internazionali. In questa logica si spiegano l’impulso dato al decentramento, l’aumento delle produzioni e delle rappresentazioni, la coproduzione al fianco del Piccolo Teatro di Milano delle tournèe internazionali del “Così fan tutte” firmato da Giorgio Strehler in Spagna, Francia, Turchia, Egitto, Russia, Grecia e, prossimamente, in Cina. Lo sforzo maggiore è stato quello di imprimere coerenza ed omogeneità al disegno complessivo, nell’intento di delineare un percorso che, pur mantenendo salde le congiunzioni con la tradizione, fosse proiettato verso la contemporaneità, aprendo finestre sulla letteratura musicale meno frequentata del Novecento, proponendo autori e opere mai rappresentate nella nostra città, rileggendo i capolavori di ieri con una sensibilità più vicina alle mutate esigenze della società moderna, stimolando interazioni con altri linguaggi espressivi e favorendo incursioni nella sperimentazione. Sono grato al pubblico che ha seguito con attenzione la programmazione, manifestando disponibilità e intelligente curiosità anche nei confronti di proposte meno scontate e più “scomode”. Non spetta a me stabilire se l’esito sia stato positivo. Spero solo che i risultati siano stati all’altezza delle aspettative di quanti credono nella necessità del teatro quale insostituibile momento di riflessione e confronto.
Per quanto mi riguarda, sono profondamente riconoscente alla città e alla Fondazione per l’occasione che mi è stata offerta. Sono orgoglioso di aver partecipato alla fase iniziale della vita dell’Ente, a cui auspico di raggiungere traguardi sempre più ambiziosi e significativi a beneficio della comunità (…)”
La lettera si chiude con una serie di ringraziamenti e auguri, tra cui quelli ad Angiola Filipponio, ex sovrintendente della Fondazione, un tenero ricordo verso il compianto direttore musicale Arnold Bosman, venuto improvvisamente a mancare lo scorso anno e soprattutto gli auguri al nuovo sovrintendente Giandomenico Vaccari, al quale “formulo gli auguri più sinceri di buon lavoro”. Una lettera, permettetemi di dirlo cari lettori di questo mio giovane blog, che pacifica finalmente gli animi, scritta col cuore e con l’onestà intellettuale da chi ha seriamente operato per migliorare la vita musicale barese. Non mi resta che augurare a Guido Pagliaro, ora che questo ennesimo capitolo della sua (intensa e variegata) vita di eccellente, sensibile uomo di teatro e manager si è chiuso, di ritrovare subito forze, stimoli per affrontare nuove, avvincenti e se possibile più ambiziose sfide che, caro Guido, stanne certo, non Ti mancheranno.

Tramonti al Fortino di Bari





7 appuntamenti musicali dal 26 Luglio al 13 Settembre 2006. Si rinnova, per il secondo anno, l’appuntamento musicale estivo al Fortino.
Dopo l’ottima riuscita della scorsa edizione 2005, il Comune di Bari e, precisamente, l’Assessorato alla Cultura nella persona di Nicola Laforgia, con l’ausilio organizzativo e musicale della classe di direzione d’orchestra del Conservatorio “N. Piccinni” del M° Rino Marrone (nella foto), ha deciso per una seconda edizione di un’iniziativa tanto particolare, quanto molto apprezzata dal pubblico.
Anche quest’anno si tratterà di 7 appuntamenti musicali, tutti i mercoledì dal 26 luglio al 13 settembre, in una cornice suggestiva, quale è quella del fortino di S. Antonio della nostra città.
I programmi, variegati e tutti pensati per ensemble di fiati, spazieranno dalle Serenate e i Divertimenti per fiati di Mozart, a trascrizioni di Sinfonie di Beethoven e opere quali “Così fan tutte” e “Il flauto magico”, dal Sestetto op.71 di Beethoven, a trascrizioni per fiati di celebri ouverture d’opera di Bellini, Rossini, Verdi, dalle danze di Brahms, Dvorak e Grieg a un concerto dedicato alla musica per il cinema e la televisione di Gervasio e Rota.
Insomma, una scelta di repertorio che, non potendo e volendo evitare un doveroso omaggio a Mozart nel 250° dalla nascita, tocca anche autori come Beethoven, Brahms e altri, insieme ad interessanti trascrizioni di opere di autori della nostra terra, quali Gervasio e Rota, con un voluto accenno alle celebri ouverture dei grandi operisti italiani dell’Ottocento.
A dirigere l’ensemble “N. Piccinni”, diretta emanazione del Conservatorio di musica della città, saranno sette giovani direttori formatisi nella classe di direzione d’orchestra del M° Rino Marrone, alcuni dei quali già affermati e stimati professionisti anche in campo internazionale: Elisabetta Nardulli (26 luglio), Giuseppe Bini (2 agosto), Marco Grasso (9 agosto), Salvatore Campanale (23 agosto), Claudio Ribezzo (30 agosto), Nicola Ventrella (6 settembre) e Giovanna Fratta (13 settembre).
Come si nota, ad aprire e chiudere i sette appuntamenti sono due giovani direttrici donne, entrambe impegnate in un programma mozartiano, a testimonianza di come, in un lavoro di quasi esclusivo appannaggio maschile, le donne stanno cercando e trovando propri spazi, anche nella nostra Regione.
Questa iniziativa, che vede in campo forze musicali di rilievo della città, come i musicisti dell’ensemble barese e i direttori, è stata possibile grazie alla sinergia tra l’Assessorato alla cultura del Comune di Bari e la classe di direzione d’orchestra del M° Rino Marrone, segno di come le collaborazioni tra Istituzioni non può che sfociare in una positiva promozione del territorio e nella nascita di iniziative pregevoli come “Tramonti al fortino”.
La città è invitata ai concerti che inizieranno tutti i mercoledì sera alle ore 21, eccezion fatta per il concerto inaugurale di Mercoledì 26 luglio, che inizierà alle ore 22.L’ingresso è libero.

lunedì 17 luglio 2006

Intervista a Giandomenico Vaccari


Ogni promessa è debito. E Giandomenico Vaccari, fresco sovrintendente della Fondazione Petruzzelli, al quale venerdì scorso avevo chiesto un breve incontro per parlare di questa nuova stagione che sarà inaugurata in novembre con la celeberrima “Carmen” di Bizet è stato molto disponibile e non si è per nulla sottratto alle domande che gli ho rivolto. Ecco di seguito l’intervista che n’è venuta fuori. Maestro Vaccari quando e come è nata la sua passione per la musica?
“E’ stata mia madre ad inculcarmela. Già a quattro anni mi fece ascoltare molta musica classica, a cominciare dai Concerti Brandeburghesi di Johann Sebastian Bach.”
La mamma era musicista?
“No, lei nutriva solo una grande passione per la musica. In realtà faceva l’attrice e poi entrò in Rai nel 1958 come speaker.”
E l’amore per la Lirica?
“Quella passione l’ho coltivata tutta da solo.”
Il suo nome è inizialmente legato in campo “teatralmusicale” alla stagione d’oro del Petruzzelli degli anni Ottanta, durante la gestione di Ferdinando Pinto. Che ricordi ha di quel periodo? Che aria, in sostanza, si respirava nel Politeama di vent’anni fa e oltre?
“Innanzitutto, ci tengo a precisare che ho cominciato la mia militanza al teatro Petruzzelli ben prima che arrivasse Ferdinando Pinto. Ero infatti nel 1979, a soli ventitre anni aiuto regista stabile e direttore di palcoscenico, durante la gestione dell’indimenticabile impresario Carlo Vitale. Gestione che poi ho seguito anche a Lecce. E a tale proposito vorrei dire, che occorrerebbe ricordarsi un pochino di più di questo bravissimo impresario, autentico pilastro della vita musicale pugliese, a cui molti giovani musicisti di allora, tra l’altro, devono veramente tanto.”
Successivamente con Pinto lei è stato prima direttore di palcoscenico e poi direttore artistico?
“Sì, esatto. Nel 1984 divenni direttore artistico, ereditando l’incarico dal maestro Perucci, cioè di colui che mi ha insegnato il mestiere e cioè come si fa un cartellone, come si parla con gli artisti ed altro ancora.”
Torniamo al Petruzzelli e all’aria che allora si respirava…
“Si lavorava quindici ore al giorno e si vivevano delle situazioni assolutamente pionieristiche, a contatto con artisti spesso straordinari. Eravamo in pochi e realizzavamo cose assolutamente nuove per la città. Bisogna tener conto che all’epoca la programmazione del teatro era fortemente diversificata. Da una parte c’era la danza e la prosa, di cui si occupava attivamente Guido Pagliaro. Mentre a me fu affidato il compito di costruire una stagione lirica prodotta e realizzata a Bari. In pratica, con un’orchestra e un coro del Petruzzelli, rinnovati attraverso delle selezioni.”
Le maestranze di allora lavoravano a contratto stagionale?
“Sì, o venivano scelte volta per volta, a seconda delle esigenze della programmazione artistica.”
Nel 1990 lei poi lasciò il Petruzzelli per andare al teatro Comunale di Bologna, dove divenne segretario artistico del sovrintendente dell’epoca Sergio Escobar. Una scelta ambiziosa e coraggiosa, ma dettata anche dai problemi finanziari del teatro barese o sbaglio?
“Chiariamo. Sono partito innanzitutto perché desideravo misurarmi con altri spazi teatrali, fare nuove esperienze, percorrere nuove strade. Certo, all’epoca per il Petruzzelli iniziarono seri problemi finanziari e c’era un clima di crisi. Io fui convocato da Escobar che mi fece un’audizione ed esprimendo una certa soddisfazione mi disse: bene maestro Vaccari, da settembre lei è il nuovo segretario artistico del Comunale. All’epoca, vorrei ricordarlo il Comunale di Bologna era il terzo teatro italiano più importante. ”
C’era, se non sbaglio, Riccardo Chailly come direttore artistico e musicale?
“Sì, certamente. Ho lavorato al suo fianco per tre anni. Un celebre, splendido compagno di lavoro, ma soprattutto una persona di grande efficienza e precisione, direi lombarda. Quando poi arrivò Christian Thielemann, tedesco berlinese allora assai giovane, cominciò la confusione perché da questo punto di vista Christian assomigliava più ad un…napoletano che a un tedesco. Si cambiava frequentemente cast all’ultimo momento. Oggi naturalmente nessuno discute che sia un grandissimo direttore d’orchestra.”
La ricostruzione del Petruzzelli nel frattempo si allontana. Adesso si parla del 2009. Mi viene in mente una cosa: oggi è diventato più facile costruire stadi per il pallone piuttosto che costruire o ri-costruire teatri. Lei è d’accordo?
“In realtà oggi ci sono tante e talmente complesse procedure che come per un’autostrada o un ponte, anche per mettere mano ad un teatro nuovo passano anni e anni…”
Qualcuno paragona la Fenice di Venezia con il nostro Petruzzelli?
“Era ed è un teatro completamente pubblico, a differenza del nostro. Tutto lì. Hanno impiegato appena sei anni per ricostruirlo solo per quel motivo.”
La stagione che lei ha appena disegnato e presentato insieme al suo staff per la Fondazione Petruzzelli, è secondo alcuni cronisti della stampa pugliese ancora una volta transitoria, ma con meno qualità e ambizioni rispetto agli anni scorsi. Ad esempio, qualcuno ha sostenuto che c’è più coraggio nel proporre opere di Weill e Stravinskij, anzichè Rota, Pizzetti e Puccini. Lei cosa risponde?
“Io parto da una considerazione e da un obiettivo prioritari. Far diventare tutto il Novecento musica di repertorio. Ha cominciato a farlo alcuni anni fa Carlo Majer al Regio di Torino. Da lì certe cose nel panorama italiano sono cambiate. A Torino si è da allora programmato molto Novecento anche classico o tonale se si preferisce. In quegli anni non era facile proporre nei teatri italiani, Scala e Biennale di Venezia a parte, opere di Benjamin Britten o Richard Strauss e si andava sul sicuro con il repertorio tradizionale del melodramma. Il mio lavoro da un lato è stato proprio quello di continuare nell’opera svolta dalla precedente direzione artistica, non facendone peraltro una mera fotocopia. Tosca, che quest’anno proponiamo nell’interpretazione di un maestro del calibro di Daniel Oren è la prima grande opera italiana del Novecento. Non dimentichiamolo. Ed è opera modernissima, cruda, dove si respirano tutti i decisivi fermenti di un mondo storico e culturale che sta vorticosamente cambiando. Tosca non fu perciò scritta da Puccini “solo” per essere fascinosa, romantica, o peggio, post-ottocentesca. Ecco perché per creare un pubblico nuovo e più aperto al Novecento non basta solo fare salti - talora solo auto-referenziali - nella musica di oggi, ma bisogna far conoscere e digerire al pubblico anche altri capolavori che hanno fatto e fanno la storia del repertorio lirico italiano ed europeo. In sintesi: occorre creare un importante progetto di comunicazione con il pubblico. E per arrivare a questo fondamentale obiettivo mi batterò con tutte le forze.”

giovedì 13 luglio 2006

Fondazione Petruzzelli: presentata la nuova stagione

Questa mattina nello sfolgorante e rinnovato foyer del Teatro Petruzzelli di Bari (in attesa che al più presto l’intero teatro venga finalmente restituito alla città) è stata presentata la prossima stagione della "Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari". A fare gli “onori di casa”, c’erano, tra gli altri, il Sindaco del Comune di Bari, nonché presidente della suddetta Fondazione, Michele Emiliano, il Vicepresidente della Provincia di Bari Onofrio Sisto, il Sovrintendente Giandomenico Vaccari (nella foto), il direttore del Conservatorio barese Marco Renzi, il consulente musicale della Fondazione Petruzzelli Fabio Mastrangelo e, dulcis in fundo, il regista cinematografico Alessandro Piva che lavorerà alla sua prima esperienza operistica con “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota.
Dopo il primo biennio affidato alla gestione coraggiosa e ambiziosa dell’ex sovrintendente Angiola Filipponio (senza il cui impegno a suo tempo nelle sedi politiche preposte, è bene ricordarlo, Bari - ancora oggi vergognosamente senza il Petruzzelli - difficilmente sarebbe diventata sede di una Fondazione Lirica) insieme al direttore artistico Guido Pagliaro e a quello musicale il compianto maestro italo-sudafricano Arnold Bosman, la Fondazione adesso volta pagina.
Lo fa proprio a partire dalle conferenze stampa, come ha ben ricordato il Sindaco di Bari: “Oggi è una giornata importante per la Fondazione. E’ la prima volta, dalla data della sua istituzione, che la Fondazione organizza una conferenza stampa, di presentazione dei propri progetti futuri. Avvenimento reso ancor più significativo dal luogo che ci ospita, in quanto è l’aspetto più tangibile degli sforzi di ricostruzione del Teatro Petruzzelli.” A tal proposito, apro una breve parentesi, mi piace sottolineare che in tal senso va’ anche la cittadinanza onoraria conferita il 5 giugno scorso ad un grande maestro italiano e pugliese d’adozione (è cresciuto infatti nella vicina Molfetta, pur essendo nato a Napoli) come Riccardo Muti. In quell’occasione Emiliano ha preso con Muti, a nome della città, un impegno fondamentale: ricostruire rapidamente il Petruzzelli con l’intento di restituire a Bari il suo teatro d’Opera brutalmente incendiato nel 1991. E solo a seguito di questo serio impegno che Muti ha davvero accettato di diventare “cittadino” barese. Occorre, pertanto, anche per onorare l’impegno preso con il grande artista, accelerare i tempi della ricostruzione, senza più ulteriormente tergiversare. Ne andrebbe della credibilità della città: “Due generazioni di pubblico – ha ricordato stamane lo stesso Sindaco Emiliano – , oggi ventenni e trentenni, non hanno avuto la possibilità di frequentare il teatro Petruzzelli”. Il Petruzzelli era e resta un simbolo della città (e non solo), “un pezzo della nostra identità” che va recuperato.
Com’è noto, da due anni a questa parte è stato soprattutto il Teatro Piccinni, pur nelle anguste dimensioni del palcoscenico e della buca, a supplire all’assenza del Petruzzelli per lo svolgimento delle stagioni della Fondazione. Una scelta provvisoria ma necessaria per riprendere un filo interrotto quindici anni fa tra il teatro musicale e la città. In questi ultimi anni grazie agli sforzi della precedente amministrazione comunale di centro-destra, comunque già molto s’era fatto per consentire quel riavvicinamento alla Lirica. Tanti giovani hanno potuto finalmente vedere/ascoltare/gustare un’opera dal vivo, comprendendone tutta la bellezza e dimenticando il tristemente noto luogo comune che l’opera sia qualcosa che appartiene solo al passato. In questo va dato atto a chi ha preceduto Giandomenico Vaccari, di aver svolto un ottimo lavoro di preparazione propedeutica atto a perseguire tale scopo. Basti pensare alle guide all’ascolto promosse e organizzate nelle scuole di Bari e Provincia. Il teatro d’opera che “entra” nel mondo della scuola e non solo il…contrario. Un’esperienza che chi scrive ha avuto l’onore, oltre che l’onere, di vivere personalmente e non può che ricordare con moltissimo piacere.
E veniamo a questa prossima stagione nel dettaglio, ripromettendoci di parlarne più approfonditamente con il sovrintendente Giandomenico Vaccari che insieme al nuovo consulente musicale Fabio Mastrangelo ne è l’artefice. Si parte con la “Carmen” di Bizet (10 novembre 2006), si prosegue con un titolo meno noto ma di sicuro interesse come “Assassinio nella Cattedrale” di Ildebrando Pizzetti (22 dicembre 2006). Poi, nell’ordine “La vedova allegra” di Lehar, “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota (7 marzo 2007), un dittico d’insolito fascino “La voix humaine” di Francis Poulenc e il “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini (12 aprile 2007), “Tosca” di Puccini (24 maggio), “Attila” di Verdi (8 giugno 2007). Una stagione lirica varia e stimolante, che saprà rispondere alle differenti esigenze di un pubblico in crescita, che desidera, ha ricordato Vaccari, essere “messo nelle condizioni di andare a sentire opere mai ascoltate accanto a capolavori molto conosciuti”. Di rilievo la sezione della stagione legata alla concertistica, dove spiccano i concerti della Cappella della Pietà de’ Turchini diretta da Antonio Florio (14 dicembre) e della Royal Philarmonic Orchestra diretta da Daniele Gatti (19 marzo 2007). Mentre l’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari, che partecipa in convenzione all’esecuzione di tutti i titoli operistici della stagione, avvierà il cartellone sinfonico sotto la celebre bacchetta di Daniel Oren (16 ottobre 2006) e poi avrà altre ottime occasioni per misurarsi con direttori del calibro indiscusso del neo direttore musicale della Deutsche Oper di Berlino Renato Palumbo (15 gennaio 2007), Günter Neuhold (che dirigerà il 26 gennaio la “Nona sinfonia” di Beethoven) e dello stesso Fabio Mastrangelo (24 marzo 2007). Tra gli appuntamenti con la cameristica segnaliamo l’eccellente pianista spezzino Paolo Restani (21 novembre 2006) e il celebre Quartetto Arditti (25 novembre 2006). Per la sezione dedicata alla danza torna il grande danzatore contemporaneo Emio Greco (gennaio 2007) e a maggio ci sarà la Bill T. Jones Dance Company. Per “Opera ragazzi”, dopo il successo della scorsa stagione con il “Principe Porcaro” al Teatro Kismet sarà proposto l’ “Aladino” altro titolo fiabesco di Nino Rota; anche in quest’occasione diretto da Nicola Scardicchio con la regia di Teresa Ludovico, in coproduzione tra il Kismet, il Conservatorio “Niccolò Piccinni” e la Fondazione. Informazioni su registi, cantanti e direttori d’orchestra delle opere in programma (tutti di eccellente livello internazionale) si possono già reperire sul bel sito web della Fondazione barese: www.fondazioneliricabari.it

mercoledì 12 luglio 2006

Dan Laurin

festival mousiké senza confini

E’ stato ufficialmente presentato ieri a Casa Piccinni, centro ricerche musicali del Comune di Bari e del Conservatorio barese, Mousiké - VII Festival di Musica Antica del Mediterraneo che si svolgerà dal 16 al 30 luglio (prima parte) e, dopo la pausa estiva, dal 23 settembre all’11 ottobre (seconda parte). Alla presentazione hanno partecipato, tra gli altri, il presidente Patrizia Gesuita del Centro Studi Mousiké, che dal 1995 agisce in collaborazione e col patrocinio di Comunità Europea, Centro di Musica Antica di Napoli, Università degli Studi di Saragozza, Centre Musique Baroque de Versaille e Royal Holloway University of London, il direttore artistico e musicologo Dinko Fabris, l’assessore alle Culture, Nicola Laforgia e l’assessore alla Pubblica Istruzione, Pasquale Martino, entrambi in rappresentanza del Comune di Bari, oltre all’assessore alla Cultura del Comune di Alberobello, De Sanctis e a Marisa Milella (Sovrintendenza per il patrimonio storico ed etnoantropologico di Bari). Si tratta di una manifestazione che proprio nella singolare e variegata configurazione delle sue proposte (tutte di eccellente livello artistico), peraltro abilmente decentrate in location tra le più belle e caratteristiche in numerosi centri della Puglia e della Basilicata, possiede il suo indubitabile punto di forza. Dopo il notevole successo, per esempio, nella scorsa edizione della serata dedicata alla musica araba, Layali (Notti d’Oriente), curata dal giovane antropologo della musica e orientalista Andrea Franzel, la rassegna quest’anno si allarga proponendo musiche dal Maghreb, dall’Iran e dall’India, secondo un progetto che lo stesso Dinko Fabris ha ieri chiarito anche nelle sue future ambizioni: “Vogliamo allargare i confini della musica mediterranea verso Oriente, quasi ripercorrendo le tracce dei grandi esploratori e condottieri del passato, da Alessandro Magno a Marco Polo”. Proprio partendo dal Mediterraneo molti grandi uomini del passato alimentarono infatti la loro sete di potere, conoscenza, scambi culturali e commerciali verso terre lontanissime. Ecco dunque, attendendo per le prossime edizioni musicisti (magari) provenienti da Cina, Vietnam e Indonesia, il programma del Festival nei suoi appuntamenti più significativi. L’inaugurazione è prevista per domenica 16 luglio, alle 20.30, nell’incantevole cornice del Chiostro di San Francesco alla Scarpa con la voce di Anis ben Cheik e il violino di Sofiane el-Mokhtar; si prosegue poi il 20 luglio a Brindisi, presso il museo Archeologico “F. Ribrezzo”, con le “Musiche Classiche dall’India” (repliche il 21 luglio a Matera, Chiostro delle Tonacelle e il 23 luglio a Bari, sempre a San Francesco alla Scarpa) che vedranno tra i protagonisti uno dei massimi suonatori di sitar del mondo, Ustad Shahid Parvez Khan, accompagnato da Shri Allarakha Kalawant (saranghi) e Shri Nihar Mehta (tabla). Non mancheranno poi a settembre i più consueti e tradizionali concerti di “musica ritrovata” (da segnalare il 26 settembre l’appuntamento a Casa Piccinni con il grande Pino De Vittorio nella serata a tema “La terra del rimorso - tarantelle e canti di Puglia e Lucania”) e quelli di musica barocca con Annalisa Martella al clavicembalo (Castel del Monte, 24 settembre), i preziosi intermezzi comici “Eurilla e Beltramme” del compositore tranese Domenico Sarro, interpretati da un complesso di strumenti antichi e apprezzati cantanti. Da non perdere infine il concerto di due grandi musicisti come Dan Laurin (flauto dolce, in foto) e Jesper Christensen (clavicembalo) il prossimo 4 ottobre al Castello Normanno-Svevo di Sannicandro. I concerti sono tutti ad ingresso libero. Non mancheranno inoltre presentazioni di libri, conferenze e seminari. Per tutte le ulteriori e più dettagliate informazioni sul Festival di Mousiké rivolgersi al tel. /fax 080.5214561 o attraverso la Rete consultando il sito: www.casapiccinni.it/mousiké

lunedì 10 luglio 2006

Campioni del Mondo dopo 24 anni !


Ieri sera, ci hanno fatto (quasi) "morire" d'infarto gli Azzurri,in uno stillicidio di vibranti emozioni, ma alla fine ce l'hanno fatta ( guarda caso, proprio ai rigori) a battere la Francia, nostra indiscussa bestia nera degli ultimi anni. Mi piacerebbe che adesso l'Italia potesse conquistare la coppa del mondo in campo culturalmusicale. Sono pronto ad aspettare altri...24 anni. E allora? Mi raccomando fratelli italici, non mi deludete!

Un trionfo per Temirkanov e la Filarmonica di San Pietroburgo a Bari


Con un concerto della prestigiosa Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov, si è chiusa sabato sera presso l’Auditorium della Guardia di Finanza l’intensa, ricca stagione della Fondazione Lirico Sinfonica “Petruzzelli e Teatri di Bari”. Una chiusura col botto, dunque. In programma pagine di due importanti compositori russi: Nicolaj Rimskij-Korsakov ( La Grande Pasqua russa, ouverture op. 36 e la suite tratta dall’opera La favola dello zar Saltan al posto di quella in precedenza annunciata de Il gallo d’oro) e Igor Stravinskij (La sagra della primavera – quadri della Russia pagana). Pubblico delle grandi occasioni. Sono stati, infatti, oltre un migliaio gli spettatori che hanno affollato l’Auditorium della Guardia di Finanza, l’unico ampio contenitore attualmente disponibile a Bari (perdurando da quindici anni la nota indisponibilità del Teatro Petruzzelli e dell’Auditorium “Nino Rota”) per l’esecuzione di musica sinfonica. La Filarmonica di San Pietroburgo è la più antica e blasonata orchestra russa. In verità, in una formazione più limitata nell’organico, questa splendida compagine era già stata qui a Bari alcuni anni fa al teatro Piccinni, diretta dal maestro barese Fabio Mastrangelo, da tempo residente a San Pietroburgo come direttore ospite della Filarmonica. Yuri Temirkanov, si sa, è da molti anni sulla breccia, ospite delle più rinomate orchestre del mondo. Un direttore fantastico, di straordinaria comunicativa, nonostante diriga (pur con somma abilità) senza bacchetta, potrei dire a…“mani nude”. A Bari non si ascoltava un’esecuzione della Grande Pasqua russa di Rimski-Korsakov da qualche anno, avendola riproposta, di recente, proprio l’Orchestra della Provincia. Senza fare paragoni impropri, è (quasi) inutile dire che trascinata da un ispirato Temirkanov la mitica Filarmonica russa ha dato vita ad un’esecuzione di indiscutibile brillantezza e luminosità evidenziando oltre ad un’incredibile duttilità nei colori strumentali nelle sezioni principali del suo sterminato organico, una ferrea disciplina e un’omogeneità sonora oggi assai rare, persino in complessi europei di equivalente blasone internazionale. Esemplare anche l’interpretazione dell’altra pagina rimskiana in programma, questa assai poco nota (la suite dalla favola dello zar Saltan), resa da Temirkanov e dalla sua orchestra con tutta la smagliante e caleidoscopica ricchezza timbrica del caso. Rimskij era un mago dell’orchestrazione, anche se non sempre la vena creativa ed espressiva dei suoi lavori è stata all’altezza della sua meritatissima fama di orchestratore. Non c’è dubbio però, che compositori del calibro di Maurice Ravel e dello stesso Stravinskij abbiano subìto sin dagli albori della loro carriera artistica, il fascino irresistibile della fascinosa tavolozza coloristica di questo grande Maestro. Nella seconda parte un’esecuzione ancora vibrante, ma solo a tratti (almeno sotto un profilo squisitamente ritmico) altrettanto coinvolgente del capolavoro stravinskiano, la Sagra della Primavera. Il livello straordinario, la precisione maniacale dei musicisti che compongono questa gloriosa orchestra russa non si discute, mentre non mi è parso, a dire il vero, uno stravinskiano doc il “nostro” pur grandissimo Temirkanov. Per la Sagra continuo personalmente a preferire le lezioni (inarrivabili?) di Leonard Bernstein e Pierre Boulez. Successo trionfale di pubblico, incorniciato da un paio di bis.

giovedì 6 luglio 2006

Dimenticavo...

La foto qui sotto ci "regala" il viso dolcissimo di Helène Grimaud una pianista francese di straordinario valore, che ho avuto la fortuna di conoscere ancora giovanissima nel 1986. Lei probabilmente tiferà per la Francia domenica prossima...Eccome darle torto?

E l'Italia va...


Dopo 36 anni tondi tondi l'altra sera gli azzurri mi hanno fatto rivivere le emozioni di quella storica Italia-Germania del 1970. Onestamente, non pensavo che i nostri arrivassero in finale, battendo per giunta la padrona di casa. Probabilmente le pressioni, i veleni, le ansie della vigilia di questi mondiali con tutto quello che calciopoli e/o moggiopoli, che dir si voglia, hanno messo nei ragazzi una gran voglia di riscatto.Aspettiamo fiduciosi Italia - Francia. In bocca al lupo!

lunedì 3 luglio 2006

I poemi sinfonici di Liszt al pianoforte


“Salutiamo l’uscita del presente cofanetto con giustificata soddisfazione. Esso documenta un evento che è stato visto sin da subito dalla nostra amministrazione comunale come un ulteriore passo in avanti verso la conoscenza delle grandi tradizioni musicali europee; e come un’ulteriore valorizzazione della più nobile tradizione musicale leccese agli occhi della città e di chi avrà la possibilità di ascoltare queste registrazioni. La tradizione consiste nel consegnare ai posteri un aiuto, una conoscenza, che a loro tornerà utile; questa registrazione documenterà e farà apprezzare il valore dei nostri artisti, ambasciatori della civiltà e veri monumenti viventi che si vanno ad aggiungere ai tanti di cui già Lecce, città d’arte, va fiera.” (Adriana Poli Bortone, sindaco di Lecce)
Il cofanetto di cui parla Poli Bortone con giustificato orgoglio contiene i Dodici Poemi Sinfonici di Franz Liszt, nella versione per due pianoforti curata da Francesco Libetta (nella foto) insieme ad alcuni talentuosi allievi del Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce; le parole della sindaca salentina, riportate nel booklet allegato rendono merito a chi in questi anni si è attivamente prodigato per la rinascita della città, facendo leva sul turismo artistico-culturale, che rappresenta uno dei volani davvero sostenibili per il rilancio del Salento e della Puglia tutta.
Questo triplo cd lisztiano autoprodotto dalla benemerita Associazione Nireo e distribuito nel mondo dalla notissima etichetta americana VAI – Video Artists International è d’altronde apprezzabile sotto diversi profili. Il primo è quello rappresentato dall’indubbia qualità tecnica e interpretativa di questa incisione, frutto di alcune registrazioni dal vivo effettuate al Teatro Paisiello di Lecce.
Libetta è pianista che non avrebbe sicuramente bisogno di presentazioni, almeno per chi “mastica” di musica e musicisti da qualche tempo. In questi anni egli, oltre che esemplare virtuoso degli 88 tasti, ha sapientemente allargato i confini della sua esperienza musicale, spingendosi finanche nella composizione, nella direzione d’orchestra e nell’organizzazione di festival di prestigio internazionale (si pensi alle due fortunate edizioni del Miami Piano Festival “importate” a Lecce nell’ultimo periodo).
In questa imperdibile incisione del corpus integrale dei poemi lisztiani lo affiancano con dedizione e bravura alcuni giovani di valore come Matteo Costernino, Lara Escelsior, Giuliano Graniti, Luigi Nicolardi, Valentina Parentela, Renato Rizzello, Scipione Sangiovanni e Vanessa Sotgiu. Gli esiti sono decisamente buoni, regalando a chi è abituato alla smagliante (talora pletorica) orchestrazione di certe pagine di Franz Liszt una “nuova” dimensione, scevra da inutili orpelli e artificiose pesantezze e piuttosto rivelatrice invece di una riconquistata dignità musicale. Postilla: la dedica di questo cofanetto è per Vittoria De Donno, apprezzata docente di pianoforte per molti anni del conservatorio leccese.