martedì 10 aprile 2018

Convincente successo ieri sera per l'Andrea Chenier di Giordano al Petruzzelli di Bari.


E' stato un convincente successo quello di ieri sera dell'Andrea Chenier di Umberto Giordano al Petruzzelli di Bari. La Rivoluzione Francese è un evento determinante nella stria politica ed ha spesso trovato consistente spazio nella musica operistica, grazie in particolare a due creazioni fondamentali, quali l'Andrea Chenier di Giordano ed Il Piccolo Marat di Mascagni. Non è il caso di fare confronti tra i due lavori, ma sta di fatto che la loro presentazione è sempre motivo di grande attrazione per gli appassionati d'opera. anche in questo caso la stagione, accortamente compilata dal sovrintendente Massimo Biscardi, ha offerto al pubblico barese una felice occasione per apprezzare e gustare il capolavoro di Giordano. L'edizione ora proposta a Bari è quella andata in scena a Bibao negli anni scorsi con la regia di Alfonso Romero Mora e le scene di Ricardo Sanchez Cuerda. E va detto subito che il lavoro dei due spagnoli ha conferito un ammaliante fascino aggiunto. Determinante è stato in qust'ottica anche il disegno luci creato da Lelix Garma e qui ripreso da Gianni Mirenda.
Dopo un primo atto nel quale la scena della festa nel castello di Cogny si svolge in un atmosfera di raffinata ricchezza, l'azione si sposta in un mondo di desolata e sgretolata consistenza a sottolineare il crollo dei fasti nobiliari ed il vibrare delle passioni umane esaltate dallo spirito rivoluzionario. Un'idea registica risultata valida e cogente e che coinvolgeva in toto i personaggi dell'opera in una dimensione di sicuro effetto. Va comunque detto che al di là della pur intrigante idea regiostica di Romero Mora lo spettacolo ha tocca livelli musicali più che soddisfacenti. brazie alla fluente ed equilibrata direzione del giovane Mario Gamba, di intrigante musicalità nei particolarmente avvincenti momenti dell'opera che costellano il lavoro. eccellente anche il cast vocale più che splendiamente assortito. L'appassionata personalità di un convincente Chenier ha trovato nel tenore Martin Muhele un interprete incisivo e vocalmente impeccabile, mentre meno brillante è parso il Gerard di Claudio Sgura, pur capace di esprimere eloquentemente l'interiorità del personaggio. Un'ammaliante ricchezza ha poi caratterizzato la prestazione di Svetla Vassilieva, cui era affidato il personaggio di Maddalena con una fremente interpretazione. Molto bello e coinvolgente il duetto del secondo atto con Chenier. Come sempre negli spettacoli del Petruzzelli di buona caratura il resto della compagine canora: da Daniela Innamorati ad Alessandro Palomba, ed ancora Stefano Marchisio, Gianfranco Cappelluti e Claudio Mannino a completare il cast vocale. ottima la prestazione del Coro e dell'Orchestra del Petruzzelli, che hanno goduto anche dell'eccellente impegno di Fabrizio Cassi come preparatore molto valido ai fini del meritato successo dello spettacolo. Il pubblico molto numeroso è stato largo di applausi a scena aperta nei momenti clou della serata, che si replica domani, giovedì e venerdì alle 20.30, e sabato e domenica alle 18.

2 commenti:

  1. Gentili signori,
    Scusate il dissenso completo per ciò che viene detto nei confronti del direttore d’orchestra che giusto per iniziare si chiama Michele e non Mario, diamo a Cesare quel che è di Cesare sia in positivo che negativo, e poi diciamocelo, le direzioni “fluenti ed equilibrate” sono tutt’altro che quella cui si è assistito alla prima di questo Andrea Chenier!
    Menzione d’onore a tutti gli artisti in scena va detto perché avendo tutti mestiere i protagonisti principali hanno saputo letteralmente “salvare” l’esito della serata, non certo la NON bravura del direttore d’orchestra che ci chiediamo come possa dirigere a così alti livelli e in teatri importanti dato che non sa neanche lontanamente dove stia la geografia musicale di base per affrontare una partitura del genere.

    Purtroppo quando si urla al talento troppo presto come nel caso del signor Gamba si rischia come in questo caso di creare falsi miti e di spingere troppo in alto e velocemente chi non se lo meriterebbe affatto.

    I cantanti sono stati tutti messi in difficoltà e dall’alto si vedeva palesemente il primo violino dare gli attacchi all’orchestra anziché lui che in certi momenti seguiva addirittura con il dito della mano sinistra la partitura battendosi il tempo e il più delle volte con la bacchetta verso il basso o parallela al proprio corpo anziché puntata verso orchestra o cantanti e allora la domanda sorge spontanea: “Ma poi per cosa la tiene in mano se tanto non la usa in modo corretto?”

    Scusi lo sfogo ma la invito a tornare a vedere lo spettacolo cercando di guardare il direttore e non solo sentire.
    A volte il buon esito di uno spettacolo non lo si riconosce a chi di dovere, in questo caso il trio dei protagonisti principali va incoronato per aver retto pur in tremende condizioni, non oso immaginare il loro stato d’animo costretti a dover avere davanti uno che li ha messi in difficoltà non solo per i volumi eccessivi ma soprattutto per non averli mai aiutati in un solo passaggio e quello che è peggio, per non saper dirigere.
    Siamo letteralmente stanchi di dover vedere giovani rampolli senza nè arte nè parte arrivare sul podio e fare disastri come alla prima di questo Chenier!
    Con una partitura così complessa è un attimo il rischio di rendere tutta l’orchestrazione troppo forte, ci vuole una bacchetta esperta o almeno qualcuno di vero talento che sappia fare bene questo lavoro, non basta agitarsi e atteggiarsi per far pensare di essere bravi o esperti, serve la pulizia del gesto e serve guardare negli occhi orchestra coro e cantanti perché fare un’opera è un lavoro di squadra non una lotta e una corsa a chi arriva in fondo indenne.
    Spero vivamente potrà tornare a teatro e vedere con i suoi occhi che il risultato di quello che potrà ascoltare è solo dovuto a grandi cantanti che hanno fatto benissimo ma che avrebbero potuto fare ancora meglio in una situazione differente.
    La mia non vuole essere una polemica ma il nostro teatro in passato ha avuto grandi nomi, li rivogliamo e non vogliamo gli esperimenti falliti già in partenza!
    Cordialmente.

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  2. Ciao sig. E sig.ra
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