venerdì 20 aprile 2018

Un elettrizzante Daniele Gatti ha diretto con bravura la Mahler Chamber Orchestra ieri sera al Petruzzelli.


E' stato un concerto bellissimo quello programmato ieri sera dalla Fondazione Petruzzelli per la stagione sinfonica. Ospite di primo piano era la straordinaria Mahler Chamber Orchestra, che ha eseguito un programma classico e significativo. Schumann (con la Prima Sinfonia op. 38) e Beethoven (con la popolare Settima Sinfonia) hanno dato un respiro elettrizzante e senza fiato alle loro interpretazioni dirette da  Daniele Gatti (nella foto) con energia e piacere dionisiaco, entusiasmando il folto pubblico assiepato al Petruzzelli.
L'Orchestra che doveva venire già alcuni anni fa diretta dal suo fondatore, Claudio Abbado, poi scomparso, ha mostrato tutte le sue inenarrabili qualità, fornendo una altisonante prova di qualità sublime nelle due tanto belle quanto elettrizzanti pagine proposte. In particolare, Schumann è stato eseguito con passione e riconoscibilità nel suo fraseggio e nel suo lirismo ricco di trasporto. Splendidi gli archi e i fiati, tutti di supremo livello internazionale, hanno offerto una prova di stupendo nitore e consapevolezza soprattutto nel primo movimento. Del resto Schumann, guarda con sicura attenzione al modello beethoveniano. Così il primo movimento ha sì un ampia introduzione sul modello della Settima Sinfonia beethoveniana, ma le figurazioni sono però spesso pianistiche, dagli arpeggi che accompagnano il recitativo strumentale introduttivo, alla brillante risposta dei violini all'inciso ritmico iniziale del primo tema. In questo disegno collaborano con una grande prova d'assieme anche i fagotti, i flauti e i clarinetti, dialogando con sublime pulizia alla continuità del flusso sinfonico. Un mormorio della Primavera che fa della sinfonia il centro di gravità di tutto il lavoro. rivelatrice anche l'allegro animato e grazioso che si pone in una continuità con il primo movimento, regalando momenti emozionanti agli spettatori, che hanno applaudito con frenetico calore la bellezza superlativa dell'esecuzione.
Anche in Beethoven il colore e la ritmica incessante è un apoteosi della danza. E qui il vortice beethoveniano si è impadronito di Gatti e dell'Orchestra, che hanno soggiogato tutti noi con un impressionante velocità e tagliente freschezza. Il tutto grazie anche alla dimensione asciutta e rivelatrice dell'organico orchestrale, non troppo pesante, ma sempre leggero e agile nelle pagine più riconoscibili, come l'allegretto e il presto, così soggiogate e apprezzate da Gatti con un asciuttezza senza riscontro in organici anche più ampi e meno duttili della Mahler Chamber Orchestra. Il Finale, con la ripetizione costante e ossessiva dell'impulso ritmico arriva ad un punto di delirio dionisiaco senza ritorno. E' il sapore della Settima è questo nelle risorse della Musica stessa. Successo stellare per Gatti e gli straordinari solisti della Mahler e non poteva essere altrimenti.

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