venerdì 30 gennaio 2015

Trionfa Jonas Kaufmann nello strepitoso Andrea Chenier dalla Royal Opera House di Londra


L'idea di mandare in onda dai Teatri più prestigiosi del mondo le opere in diretta al cinema, è un'idea che ha già diversi anni. E' una strategia, tra l'altro, di grande interesse e rapida divulgazione. Chi scrive non frequenta spesso il cinema, va detto, ed è raro che ci metta piede anche per capolavori cinematografici di alto valore. Al cinema, preferisco di gran lunga il teatro. Detto questo però, c'è sempre l'eccezione che conferma la regola.

 Ieri sera ero infatti al bel Multicinema di Showville a Mungivacca, quartiere periferico di Bari. Si dava l'Andrea Chenier di Umberto Giordano, opera tra le più eccitanti e travolgenti che io abbia mai ascoltato. Il Royal Opera House ha messo in scena un autentico capolavoro di esecuzione: con Jonas Kaufmann, tenore tedesco tra i migliori del globo, protagonista nel ruolo del poeta Andrea, Eva-Maria Westbroek, soprano eccellente, nel ruolo di Maddalena di Cogny, Zeliko Lucic, in quello di Gerard, ed una serie di comprimari bravi e che soprattutto sanno ben cantare in italiano (cosa di non poco conto). A presentare la serata al cinema una bella donna, preparata a puntino su date e aneddoti dell'opera, Barbara Mangini, che grazie alle sue ottime pubbliche relazioni ha portato nei mesi scorsi un centinaio di persone al cinema-teatro; lei parla con disinvoltura e leggerezza di tutto lo scibile giordaniano. A dirigere c'è poi un grandissimo Maestro di origini italiane (nella provincia di Benevento, per l'esattezza) osannato oramai in tutto il mondo: Sir Antonio Pappano, alla guida dei complessi londinesi del Covent Garden. Il cinema, si sa, non ti regala il brivido dell'emozione, ma la diretta con garbati primi piani e splendide scene d'insieme offre forse un punto di vista anche migliore, con la qualità 2k dell'alta definizione. L'audio è buonissimo, a parte che nei pieni orchestrali e di voci, dove si avverte appena appena, un certo stridore.
Ma ciò per cui , ci diciamo che è "valsa la pena" assistere a questo grandioso spettacolo è lui, Jonas Kaufmann,  sicurissimo in scena, con una vocalità scolpita nel marmo e corposa nel personalissimo timbro baritonale. Lucic è un buon Gerard, niente di più, a parte una scena comunque notevole. Ricordiamo per i più giovani, due leggendari Gerard del passato, Piero Cappuccilli ed Ettore Bastianini, che affiancavano due tenori immensi come Franco Corelli e Mario Del Monaco. La Bersi bella e formosa di Denyce Graves sembra un po' fuori ruolo, ma è credibilissima nella parte di "Meravigliosa". 
La regia è tradizionale, troppo forse, ma è assai elegante ed è dell'americano (di chiara matrice hollywoodiana) Daniel Mc Vicar. Qualcuno se nè lamentato, noi francamente no. I costumi bellissimi, adeguati e perfettamente originali per l'epoca settecentesca sono disegnati con rara classe da Jenny Tiramani. Ma è tutto l'insieme della ROH a fornire un significativo apporto: coro, orchestra, macchinisti, dipendenti tutti, degni di nota e di grande professionalità. Realizzare al meglio un'opera verista, scritta per giunta da un pugliese, che in Italia non è raro ascoltare in teatro (al Petruzzelli di Bari, per esempio, manca da quasi un ventennio), alla Scala o alla Fenice, non è cosa facile, nè di poco conto.
Il cinema, certe volte, sa regalare grandi emozioni. E l'Opera al Cinema può essere un significativo veicolo per la divulgazione, ad un prezzo contenuto, di tutte le opere liriche più note, ma anche di quelle meno note. A patto che ci siano grandi interpreti e grandi orchestre. In questo caso non mancavano nè gli uni, nè le altre.   

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