giovedì 24 marzo 2011

"DIETROFRONT DEL GOVERNO: PRIMA IL NUCLEARE, ORA IL RIPRISTINO DEL FUS…E' UNA CAPORETTO O PREVALE LA LOGICA DEL TIRIAMO A CAMPARE?" di Giulio Loiacono


"Proviamo a spiegare, subito, il titolo del pezzo (che nulla avrebbe a che fare, apparentemente, se non incidentalmente, con l’ oggetto del presente blog): facendo un discorso politico, mi sia consentito per un attimo, e quindi extra artistico, stiamo assistendo alla vera fine di una esperienza politica, quella del berlusconismo. Come ogni imprenditore che si rispetti, il Presidente del Consiglio è estremamente sensibile al consenso popolare, che egli, da sempre, con dovizia di mezzi e particolari, esamina con i sondaggi.
Ebbene, codesti sondaggi segnalano, da tempo, un certo calo del consenso ( assolutamente, di per se stesso, ininfluente a far cambiare orientamento elettorale e conseguenti maggioranze politico-parlamentari ) per la coalizione di Governo che si rivelerebbe, soprattutto nelle parole dei suoi “inascoltabili consiglieri”, di periferia e non, in una probabile disfatta elettorale alle prossime amministrative.
Senza atteggiarmi a consigliere di nulla e di nessuno, faccio sommessamente notare, in questa sede in particolare, che la ricostituzione, dall’ alto, del FUS, senza riflettere, senza ragionare, senza tagliare spietatamente gli sprechi in esso contenuti è uno dei più gravi errori che l’ Esecutivo potesse commettere.
Il parallelo con la questione nucleare è patente: basta un cataclisma di proporzioni inedite, forse per i prossimi mille anni, successo, ahimé per loro, a decine di migliaia di chilometri da noi, che ha avuto ( io già parlo al passato) un modesto effetto su una sola ( dico una) centrale nucleare, la quale non è esplosa, non è stata danneggiata nelle sue strutture portanti, ha resistito, è ancora integra o quasi, per suscitare una canea immonda da noi, come sempre solo da noi.
Parlando con una mia amica straniera, qualche giorno fa, si ironizzava ( in particolare, da parte sua, purtroppo!) che l’ Italia, solo l’ Italia aveva bloccato la importazione dei ( modestissimi, a livello quantitativo) prodotti alimentari giapponesi; gli altri avrebbero atteso dei dati obiettivi prima di farlo; tutte le nazioni che utilizzano l’ energia nucleare si sono ben guardati bene dal voler “staccare la spina”, avendo un disperatissimo ( anche se meno del nostro) bisogno di energia elettrica, ad altissima capacità reddituale e potenza, a basso costo, e, quel che più conta, libera perché autoprodotta da ogni singolo paese dotato di impiantistica nucleare.
Ma tornando alla questione FUS, mantenendo, se possibile, ancora, il parallelo, cedere, senza battagliare, al diktat (l’ennesimo, il più spregevole, perché attaccato ad una delle eccellenze del nostro paese, la cultura, molto più dello spettacolo) di quattro guitti da strada (una assoluta minoranza, lo si ribadisce), i quali torneranno a giovarsi di finanziamenti centralizzati, quasi a pioggia, come nella peggiore tradizione di finanza pubblica.
A costoro, infatti, basterà bussare (ricorrendo a clientele, camarille, conventicole, conoscenze, segnalazioni e quant’ altro) alle porte giuste per avere finanziamenti ciechi, senza controlli effettivi, sia sulla capacità “di incasso” della singola opera spettacolare che sulla qualità, sulla capacità, se vogliamo, anche culturale, di trasmissione di valori, di esempi, educativa quindi delle generazioni presenti e future.
In questo quadro, opportuno rimane il potenziamento e la ricostituzione del c.d. “tax credit” per il cinema, che, si torna qui ad auspicare, venga esteso anche allo spettacolo live, affinché si possa realizzare quel goal che ogni nazione persegue, quando si parla, più in generale, di cultura, ma nello specifico, anche di spettacolo: coniugare capacità educativa, formativa, divertimento del pubblico e conseguente massima redditività possibile.
Tutto questo, nella iniziativa governativa di ieri, è del tutto assente; ciò fa molto dispiacere, si vuole cedere alla volontà delle piazze cieche, sorde e mute di proposte, capaci solo, nella peggiore ( o migliore) tradizione italiota di protestare." GIULIO LOIACONO

1 commento:

  1. La sofferenza dell' artista è pari a quella di qualsiasi altro professionista che opera in libero regime di mercato e che non ricorre, mai e poi mai, nella propria attività, al "paracadute di Stato"....saluti ( e la prossima volta eviti di esprimersi con cavolatine, del tipo: " che ne sa lei...ecc???"..lo so benissimo, perché lavoro, io e Lei, credo, conoscendomi, ne sa qualcosa...arisaluti!!!).

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