martedì 17 ottobre 2006

Daniel Oren: che trascinatore!


Parte di slancio la stagione sinfonica della Fondazione Petruzzelli di Bari. Il grande Daniel Oren chiamato a dirigere l’Orchestra Sinfonica della Provincia nel concerto inaugurale non ha deluso le attese riposte alla vigilia.
Anzi, ha letteralmente trascinato la compagine barese in una serata indimenticabile, vissuta dal folto pubblico presente ieri al teatro Piccinni con crescente entusiasmo. Nella prima parte, il celebre direttore israeliano (impegnato qui a Bari anche il prossimo maggio nella Tosca di Puccini) ha accompagnato il violinista russo Zinovi Kaplan in una apollinea, levigata esecuzione del concerto in mi minore di Mendelssohn, ben coadiuvato dalla nostra orchestra. Kaplan, che ha diviso la sua quarantennale carriera tra Leningrado e Tel Aviv, dove è stato sin dal 1975 la “spalla” della prestigiosa Filarmonica di Israele, ha optato per una lettura più appassionata che classicheggiante del capolavoro mendelssohniano, dove la cavata del suo strumento si è librata suadente e generosa, macchiata - solo a tratti – da alcune veniali imprecisioni. Un’interpretazione ripagata dall’apprezzamento convinto del pubblico e bissata giustamente nel segno di Paganini. Nella seconda parte il programma offriva il “piatto forte” della serata con uno dei prediletti cavalli di battaglia di Oren: la Settima sinfonia di Ludwig van Beethoven. L’apoteosi della danza, il paradigma di un’ubriacatura ritmica accesa, soprattutto negli ultimi due movimenti della sinfonia, a livelli di titanico furore dal geniale compositore tedesco. E chi meglio di Oren, vissuto per anni a stretto contatto con Karajan e Bernstein, due autentici mostri sacri dell’ermeneutica beethoveniana, poteva regalarci una lettura altrettanto intensa e così trascinante? Eppure, va detto, quanto esemplare sia stata l’attenzione certosina, a tratti maniacale, del maestro alle dinamiche, alle sublimi linee contrappuntistiche del secondo movimento, rese con adeguata trasparenza e il pathos di una disarmante tenerezza. La viscerale gestualità di Oren (per taluni critici così plateale ed esibizionistica da sfiorare il ridicolo) ha la sua ragione d’essere nel fatto che il maestro israeliano vive la musica che dirige con tutto sé stesso, la sente profondamente, vibra (e talora…scalpita) con lei e soprattutto coinvolge in una sorta di “corto circuito” l’orchestra e il pubblico che ascolta. Ecco spiegata, ma solo in parte, la prova eccellente dell’Orchestra della Provincia di Bari, che quando ha l’opportunità di lavorare con direttori di calibro e soprattutto (diciamolo per una volta!) con la serenità di svolgere un adeguato numero di prove, mostra appieno il suo valore. Successo trionfale con bis – a furor di popolo - dell’ultimo movimento della sinfonia. Pensate: uno, dieci, cento concerti così farebbero straripare di migliaia di giovani tutti gli auditorium italiani. Giovani, ahinoi, per la maggior parte abbagliati (solo) dal rock nostrano di Ligabue, Zucchero, Jovanotti & Co. Giovani, che quando gli suggerisci di ascoltare una sinfonia di Beethoven o di Mahler ti sanno rispondere solo con il classico…“Che palle!”

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