lunedì 2 luglio 2007

L'ex minimalista Philip Glass strizza l'occhio ai romantici tedeschi


C'erano almeno duemila persone assiepate sabato scorso intorno a quel meraviglioso palcoscenico naturale apprestato dagli organizzatori del Primitivo Festival a Castel del Monte (nella foto). Un concerto che aveva dunque tutti (ma proprio tutti) gli ingredienti per essere "Evento" a tutti gli effetti. A condire il tutto, una meravigliosa luna piena incastonata come un abbacinante diamante in un cielo stellato di rara bellezza. Al centro del palco Philip Glass con il suo pianoforte, una brava e bella violoncellista, Wendy Sutter e il percussionista David Cossin al suo fianco. Il concerto è durato circa un paio d'ore. Alla fine, vi garantisco, mi sono pentito di esserci stato e vi dico il perchè. Adoro il Glass degli anni Settanta e Ottanta (quello per intenderci di "Einstein on the Beach", di "Company" e del "Concerto per violino e orchestra"). Speravo di ritrovarlo in questa magica serata e in questo straordinario contesto (in uno dei posti più belli del globo terrestre), ma mi son dovuto ricredere, ascoltando un appannato pianista, l'ombra del Glass che avevo ascoltato al Petruzzelli di Bari una ventina d'anni fa, che strizzava l'occhio e l'orecchio ancora a Schubert, Mendelssohn e Schumann. Avrà probabimente preso sul serio - ho pensato tra me e me - il pezzo apparso su "Repubblica - Bari" qualche giorno prima, nel quale gli si dava niente di meno che l'epiteto (sic) di "Beethoven dei nostri giorni".
Ragazzi, andiamoci piano, perchè di sciocchezze è davvero pieno il mondo!
Iniziamo col dire che il più grande Ludwig della Musica suonava decisamente meglio di Glass il pianoforte.
E poi...vogliamo paragonare "solo" le nove sinfonie, le 32 sonate per pianoforte e almeno gli ultimi straordinari Quartetti per archi di Beethoven con tutto quello che ha scritto (per carità, con indubbio merito) il signor Glass in questi ultimi trentasette anni? A Voi seri appassionati di musica dell'anno di grazia 2007 "l'ardua" sentenza. Finiamola, una volta per tutte, di fare paragoni impropri, per non dire balordi, tra Ludwig van Beethoven e Philip Glass, tra Franco Battiato e Richard Wagner, tra Lucio Dalla e Giacomo Puccini.
Non se ne può proprio più!
Naturalmente solo in pochi, sono andati via prima della fine del concerto. Tanti invece quelli che hanno applaudito con calore e convinzione Glass e i suoi due eccellenti musicisti. Mi auguro solamente che almeno una decina di costoro abbia provato almeno un po' di curiosità e sia corsa dopo a casa ad ascoltare magari anche solo un "pezzettino" della Quinta o della Nona Sinfonia del geniale Ludwig per cogliere la differenza che c'è con il..."Beethoven di oggi" :-)

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